Dalla cessione di quote di Poste ed ENI alla quotazione della Zecca: tutti i fronti aperti e le prospettive per i risparmiatori.
Si riparla di privatizzazioni.
Il Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP), approvato il 17 settembre 2025 ha previsto un target per le privatizzazioni “vicino all’1% del PIL” per il triennio programmatico (2025-2027), pari complessivamente a circa 20 miliardi di euro. In tale documento non si citano esplicitamente enti e società coinvolte ma le ipotesi più accreditate fanno riferimento a “gioielli di famiglia” come Enav, MPS, SACE, Eni, Enel.
Notizie più recenti non ufficiali hanno integrato la lista delle società oggetto di dismissioni, individuando ulteriori asset, in taluni casi facenti parte di progetti di trasformazione sia societaria che operativa. Si fanno i nomi in particolare di Poste Italiane, dell’ Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, (IPZS), ma anche della Banca del Mezzogiorno e PagoPA SPA. Le privatizzazioni aprono sempre un dibattito intenso tra gli analisti e commentatori del settore. Da un lato si sostiene la necessità di ridurre il debito pubblico; dall’altro, si evidenzia il rischio di perdere il controllo su asset essenziali per lo Stato e sul futuro industriale del Paese. Le società coinvolte dalle indiscrezioni recenti sono meritevoli di qualche considerazione più approfondita, anche in chiave di concrete possibilità di investimento per i risparmiatori. [...]
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