Prezzo petrolio in tilt, il motivo (preoccupante) è in Medio Oriente

Violetta Silvestri

12/06/2025

Perché il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle, per poi scendere? La ragione è in Medio Oriente, dove la tensione tra Iran e USA sta salendo.

Prezzo petrolio in tilt, il motivo (preoccupante) è in Medio Oriente

Prezzo del petrolio sull’altalena: il greggio è sceso leggermente nella mattinata del 12 giugno, dopo essere balzato di oltre il 4% il giorno prima.

L’attenzione degli operatori è tutta rivolta alle tensioni in Medio Oriente, che aggiungono rischi di instabilità globale, con il pericolo di una escalation conflittuale che si somma al caos commerciale legato alle mosse di Trump sui dazi.

Il Brent è sceso verso i 69 dollari al barile dopo aver registrato un rialzo degno di nota, mentre il West Texas Intermediate scambia sotto i 68 dollari.

Il greggio era schizzato in seguito alla minaccia dell’Iran di colpire le basi statunitensi nella regione se i colloqui sul suo programma nucleare fossero falliti. Gli Stati Uniti hanno quindi ordinato ad alcuni membri del personale di lasciare l’ambasciata in Iraq e hanno permesso alle famiglie dei militari in servizio di evacuare dal Medio Oriente.

Il clima è teso e il prezzo del petrolio segue da vicino le incognite di questa strategica regione.

Medio Oriente pronto a esplodere? I segnali di rischio dal prezzo del petrolio

Con il Brent e il WTI in aumento di oltre il 4%, al livello più alto dall’inizio di aprile, mercoledì 11 giugno è scattato un nuovo allarme Medio Oriente.

Donald Trump ha infatti affermato che gli USA stavano evacuando personale perché il Medio Oriente “potrebbe essere un luogo pericoloso”, aggiungendo che gli Stati Uniti non permetteranno all’Iran di possedere un’arma nucleare. Teheran ha affermato che la sua attività nucleare è pacifica.

Tuttavia, l’aumento della tensione con l’Iran ha rafforzato la prospettiva di un’interruzione delle forniture di petrolio. Il Medio Oriente produce circa un terzo del greggio mondiale, incluso l’Iran, così come gli altri membri dell’OPEC+, Arabia Saudita e Iraq.

La situazione è complessa e delicata. Trump ha ripetutamente affermato di voler raggiungere un accordo che limiti le attività atomiche del Paese e che gli Stati Uniti potrebbero colpire l’Iran se i negoziati fallissero. Teheran sostiene di stare preparando una nuova proposta relativa al programma prima del sesto round di negoziati a Muscat, capitale dell’Oman, domenica 15 giugno.

Il Ministro della Difesa iraniano Aziz Nasirzadeh ha dichiarato in un discorso televisivo di sperare che i colloqui raggiungano una soluzione. “Ma se non ci riusciranno, e ci verrà imposto un conflitto, la controparte subirà senza dubbio perdite maggiori. Prenderemo di mira senza esitazione tutte le basi statunitensi nei Paesi ospitanti”, ha affermato.

Il prezzo del petrolio viaggia in questo fragile equilibrio. E gli analisti sono prudenti.

Il greggio “ostaggio” del Medio Oriente?

“L’annunciato ritiro di tutto il personale non essenziale dell’ambasciata statunitense da Baghdad e la partenza autorizzata del personale non essenziale da Bahrein e Kuwait solleva lo spettro di un ambiente di minaccia accresciuta nella regione”, hanno affermato in una nota gli analisti di RBC Capital Markets LLC.

“Il rischio geopolitico è attualmente il principale fattore trainante”, ha dichiarato Zhou Mi, analista presso un istituto di ricerca affiliato a Chaos Ternary Futures Co. Tuttavia, “le impennate di mercato innescate dagli sviluppi geopolitici spesso segnano l’inizio di un nuovo ciclo di declino”.

Vivek Dhar, direttore della ricerca sulle materie prime minerarie ed energetiche presso la Commonwealth Bank Australia è più cauto nel diffondere pessimismo: “Parte dell’impennata dei prezzi del petrolio che ha portato il Brent sopra i 70 dollari al barile è stata esagerata. Gli Stati Uniti non hanno individuato alcuna minaccia specifica in merito a un attacco iraniano”.

Dhar ha affermato che la risposta dell’Iran dipenderà solo dall’escalation degli Stati Uniti.

“Un calo (del prezzo) ha senso, ma il premio geopolitico che mantiene il Brent sopra i 65 dollari al barile probabilmente persisterà finché non verrà fatta maggiore chiarezza sui colloqui nucleari tra Stati Uniti e Iran, ha aggiunto.

I prezzi del petrolio si sono ora indeboliti e alcuni partecipanti al mercato scommettono sul fatto che l’incontro di domenica tra Stati Uniti e Iran ridurrà la tensione, ha affermato Kelvin Wong, analista senior di mercato di OANDA.

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