Il prezzo del petrolio in calo mette in allerta l’economia globale

Violetta Silvestri

16/06/2023

16/06/2023 - 13:08

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Prezzo del petrolio sull’altalena: prima sale e ora è in calo, cosa significa? Il greggio teme una domanda globale debole, segnale evidente di un allarme sulla ripresa economica.

Il prezzo del petrolio in calo mette in allerta l’economia globale

Il prezzo del petrolio scivola a causa delle prospettive economiche più deboli e della stima di ulteriori rialzi dei tassi di interesse che hanno pesato sul sentiment, superando un mercato più ristretto nella seconda metà dell’anno a causa dell’aumento della domanda cinese e dei tagli dell’offerta OPEC+.

Il messaggio che il greggio sta lanciando sull’economia globale appare chiaro: c’è incertezza su crescita, inflazione e possibilità di recessione.

Perché il petrolio in calo è un segnale di incertezza economica

In una settimana volatile per i prezzi del greggio, il mercato continua a inviare segnali contrastanti.

Questi segnali si sono affiancati a una serie di fattori macroeconomici. La Cina ha allentato la politica monetaria questa settimana, per rilanciare la sua ripresa in stallo e ci sono aspettative che annuncerà uno stimolo più mirato.

Il dollaro è sulla buona strada per il suo più grande calo settimanale da gennaio, rendendo il petrolio più economico per la maggior parte degli acquirenti, mentre la Federal Reserve ha sospeso i suoi aumenti dei tassi, ma i costi di prestito continueranno a salire secondo le sue stime.

“È stata una settimana da flipper in cui regna l’incertezza, ha affermato l’analista di PVM Oil Associates Tamas Varga su Bloomberg. “Gli investitori reagiscono nervosamente agli sviluppi, che si tratti di stime della domanda-offerta, dati sulle scorte, decisioni sui tassi di interesse o dati economici.”

Non c’è dubbio che le quotazioni del greggio seguano un sentiment diffuso di fragilità, soprattutto dopo le riunioni di Bce e Fed.

La prossima settimana la Banca d’Inghilterra dovrebbe aumentare i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale. Giovedì la Banca centrale europea ha alzato i tassi al massimo degli ultimi 22 anni e la Federal Reserve statunitense ha segnalato un rialzo di almeno mezzo punto percentuale entro la fine dell’anno.

“Le preoccupazioni per la domanda continuano a predominare sul mercato petrolifero”, hanno affermato venerdì gli analisti di Commerzbank in un rapporto.

L’aumento dei tassi di interesse potrebbe rallentare la crescita economica e ridurre la domanda di petrolio. Tuttavia, entrambi i benchmark petroliferi si stavano dirigendo verso un piccolo guadagno settimanale dopo i cali delle ultime due settimane.

Al momento in cui si scrive, il Brent scambia a 75,53 dollari al barile e il WTI a 70,45 dollari al barile.

Da sottolineare, che comunque il petrolio ha guadagnato circa il 3% giovedì nella speranza di un aumento della domanda cinese. Il rendimento della raffineria cinese è salito a maggio al secondo totale più alto mai registrato e il CEO di Kuwait Petroleum Corp prevede che la domanda del dragone continuerà a salire durante la seconda metà.

Intanto, i tagli volontari alla produzione di greggio attuati a maggio dall’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) e dai suoi alleati, oltre a un ulteriore taglio da parte dell’Arabia Saudita a luglio, ridurranno l’offerta.

Per ora, il segnale dal petrolio debole, che oscilla senza trovare una vera direzione, è che c’è incertezza sulla ripresa economica globale. Da una parte le attese sulla Cina stentano a essere soddisfatte, dall’altra l’aggressività di inflazione e banche centrali avvicinano una recessione. Tutti indizi per prezzi di greggio in calo e crescita in affanno.

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