Le previsioni sul prezzo del petrolio sono influenzate dal contesto geopolitico. In particolare, 3 sono i fattori cruciali per capire dove andranno le quotazioni. Aumenti o ribassi in vista?
Il prezzo del petrolio torna a salire nella mattinata del 2 maggio, sulla scia di novità riguardanti la guerra dei dazi tra Cina e USA e non solo.
Le quotazioni del greggio si stanno mostrando molto vulnerabili agli eventi geopolitici attuali, con la tensione commerciale altissima tra Stati Uniti e il dragone e l’imposizione di tariffe da parte di Trump alle principali potenze economiche a guidare la direzione dell’oro nero.
Mentre si scrive, i futures WTI scambiano a 59 dollari al barile e il petrolio Brent oscilla sui 62 dollari al barile con un aumento di circa lo 0,22% per entrambe le quotazioni. Nella giornata precedente, giovedì 1° maggio, i prezzi del petrolio avevano registrato un balzo del 2% dopo una nuova minaccia di Trump su sanzioni secondarie al petrolio iraniano.
Non solo la guerra commerciale, quindi, sta impattando sulle quotazioni di greggio. Anche la questione dell’accordo nucleare USA-Iran e le prossime mosse dell’OPEC possono innescare bruschi movimenti delle quotazioni. Questi 3 fattori sono sotto i riflettori, quale effetto sul prezzo del petrolio?
1. Dazi USA-Cina, spiraglio su un accordo?
Il petrolio è aumentato, riducendo la forte perdita settimanale, poiché gli operatori hanno valutato innanzitutto la possibilità di colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina.
Venerdì 2 maggio il Ministero del Commercio cinese ha dichiarato che Pechino sta “valutando” una proposta di Washington di parlarsi e affrontare la questione dei dazi doganali, segnalando un possibile allentamento delle tensioni commerciali che hanno finora scosso i mercati globali.
Il timore che la guerra delle tariffe possa spingere l’economia mondiale in recessione e ridurre la domanda di petrolio, proprio mentre il gruppo OPEC+ si prepara ad aumentare la produzione, ha pesato notevolmente sui prezzi del greggio nelle ultime settimane.
“Se Washington adotterà questa strategia, come mi aspetto, potrebbe cambiare le carte in tavola nel clima di pessimismo che ha avvolto i mercati per settimane”, ha affermato Vandana Hari, fondatrice di Vanda Insights, fornitore di analisi del mercato petrolifero. “Nessuno si aspetta che tutto proceda senza intoppi, ma si tratta di una svolta incoraggiante nella situazione di stallo che ha gravato sui mercati”, ha affermato Hari.
Nonostante l’aumento, il petrolio è ancora destinato a perdere più del 6% a settimana e quest’anno ha subito un tonfo di circa il 16%, toccando il minimo degli ultimi quattro anni. Il fattore domanda, fortemente legato alla vicenda dei dazi e all’incertezza sulla crescita economica globale, ha giocato un ruolo cruciale nell’abbassare le quotazioni.
2. Sanzioni Iran
Giovedì 1° maggio Trump ha affermato che tutti gli acquisti di petrolio o prodotti petrolchimici iraniani devono cessare e che qualsiasi Paese o persona compri greggio iraniano sarà immediatamente soggetto a sanzioni secondarie.
Una nuova minaccia in pieno stile trumpiano ha quindi impattato sul greggio, spingendo i prezzi in alto nello scenario di una offerta ridotta a causa dello stop all’oro nero di Teheran.
I suoi commenti seguono il rinvio dei colloqui, che si sarebbero dovuti tenere a Roma sabato, sul programma nucleare iraniano. Un alto funzionario iraniano ha dichiarato a Reuters che una nuova data verrà fissata in base all’approccio degli Stati Uniti.
“Se l’amministrazione Trump riuscisse a imporre sanzioni secondarie sull’acquisto di petrolio iraniano, ciò potrebbe portare a una riduzione della fornitura di circa un milione e mezzo di barili al giorno”, ha affermato Andrew Lipow, presidente della Lipow Oil Associates.
“Questi bassi prezzi del petrolio stanno dando all’amministrazione Trump la possibilità di applicare più rigorosamente le sanzioni, soprattutto in un momento in cui l’OPEC+ sta producendo ben oltre la propria quota e sta cercando di aumentare la produzione”, ha aggiunto.
Scott Modell, CEO della società di consulenza Rapidan Energy i commenti di Trump sono chiaramente diretti alla Cina, che importa più di 1 milione di barili al giorno dall’Iran. Una continua sfida tra Casa Bianca e Pechino che coinvolgerebbe anche il petrolio.
3. Le prossime mosse OPEC
Diversi membri dell’OPEC+ sono pronti a suggerire al gruppo di accelerare gli aumenti della produzione a giugno per il secondo mese consecutivo, secondo quanto affermato da tre fonti vicine ai colloqui dell’OPEC+. Otto Paesi deel cartello si incontreranno il 5 maggio per definire un piano di produzione per giugno.
Nel frattempo, l’Arabia Saudita sta dicendo agli alleati e agli esperti del settore che non è disposta a sostenere il mercato del petrolio con tagli all’offerta e che può gestire un periodo prolungato di prezzi bassi, hanno riferito alcune fonti a Reuters.
“Con l’offerta non-OPEC+ in forte aumento e la crescita della domanda globale che affronta un declino strutturale, non vediamo un punto di rientro naturale per questi barili e, in ultima analisi, il gruppo dovrà probabilmente sopportare una certa sofferenza sui prezzi, indipendentemente da quando annullerà i suoi tagli”, ha affermato l’unità di ricerca BMI di Fitch in una nota.
In sintesi, la prospettiva è un’offerta di greggio più ampia con la mossa OPEC di aumentare la produzione di greggio favorendo un calo dei prezzi.
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