Prezza quasi 100 il BTP con cedola fissa 2,70% in scadenza tra meno di 5 anni

Stefano Vozza

5 Novembre 2025 - 09:03

L’investire su un orizzonte temporale quinquennale con la certezza del capitale a scadenza e con cedola fissa e costante

Prezza quasi 100 il BTP con cedola fissa 2,70% in scadenza tra meno di 5 anni

Terminato il collocamento del BTP Valore ’32 forse dobbiamo addio alle emissioni speciali retail per il 2025. Ormai l’anno volge al termine e il mese più spendibile per simili collocamenti sarebbe novembre, che al momento non prevede nulla sul tema. Non resta quindi che districarsi al meglio tra le nuove, future aste ordinarie o i titoli già presenti sul mercato secondario. Tra quest’ultimi, per esempio, prezza quasi 100 il BTP con cedola fissa 2,70% in scadenza tra meno di 5 anni.

L’obbligazione in scadenza tra 4 anni e 11 mesi

Il riferimento è all’obbligazione MEF con matricola ISIN IT0005654642 emessa a giugno scorso (11/06) e in scadenza il 1° ottobre 2030, per 4,91 anni residui. Si tratta di un quinquennale in origine di cui ora residuano 4 anni e 11 mesi, per cui lo si può definire quasi un bond fresco di emissione.
Sul MOT il titolo gode di un flottante di 18,25 mld di € e di un buon numero di contratti e controvalori scambiati. Non è di sicuro tra i BTP più liquidi e tradati in assoluto, ma neanche illiquido e/o snobbato dagli operatori.
L’importo della cedola semestrale è dell’1,35% del valore nominale del prestito sottoscritto, per un 2,7% annuo lordo. Tuttavia, al prezzo attuale di mercato a 100,15 (0,02% di credito d’imposta) c’è che l’effettivo a scadenza è sceso al 2,68%, per un 13,13% lordo totale da qui al termine.

Un BTP buono per difendere il capitale a scadenza

Stante la durata complessiva, l’effettivo a scadenza e la duration modificata al 4,5, l’obbligazione sembra quasi circoscritta nella sua spendibilità di portafoglio. Vale a dire la gestione del capitale per 5 anni, data l’incapacità del titolo di farlo crescere più di tanto in termini reali. Ipotizzando un tasso di inflazione medio del prossimo quinquennio tra l’1,6-2,1%, oltre alle spese bancarie e fiscali, poi resta poco o nulla in tasca al titolare del bond. L’unica speranza sarebbe che l’inflazione scendesse all’1% o anche meno, ma per ora non è lo scenario più accreditato.
Tra 4,92 anni, cioè a giochi fatti, si discuterà se il ritorno reale a scadenza sarà stato positivo o negativo, ma nell’ordine dei decimali. Per la crescita del capitale ci vuole un orizzonte temporale più lungo e un minimo di diversificazione. Cioè bisognerebbe allocare una particina di capitale su asset più rischiosi ma dalle maggiori potenzialità di crescita sul lungo termine.
Con il ritorno dell’inflazione e il rientro degli yield, il rifugio sull’asset obbligazionario di medio termine non basta. In alternativa si potrebbe allungare la durata, ma di pari passo salirebbero gli associati rischi di mercato. Rischio per rischio, perché non optare per una piccola fiche più aggressiva e molto diversificata (ETF o fondi comuni) che avesse la forza di dare soddisfazioni sulla distanza?

Prezza quasi 100 il BTP con cedola fissa 2,70% in scadenza tra meno di 5 anni

Ora facciamo un confronto tra un sottoscrittore del BTP Valore ’32 con un ipotetico acquirente del BTP Fx 2.7% a inizio novembre. Immaginiamo che il titolare del Valore non abbia intenzione di tenerlo fino al termine ma di liquidarlo dopo 5 anni. Ora, chi dei due avrebbe fatto l’acquisto relativamente ”migliore” a parità di emittente e durata e a quasi parità di rischio?
Purtroppo le durate residue non sono identiche, dato che uno scadrà tra 5 anni e l’altro tra 7. Questo si ripercuote sul maggior rischio del Valore ’32 che ha duration modificata al 6,19. Infine divergono le strutture dei rendimenti visto che uno è a tassi fissi e costanti e l’altro a cedole crescenti.
Premesso ciò, per rendere il confronto fattibile dovremo immaginare quale prezzo avrà il Valore ’32 il 1° ottobre 2030. A questa data il Fx 2.7% Oct30 sarà rimborsato a 100 (salvo default emittente) mentre il BTP Valore ’32 sarà ancora fruttifero. Se per ipotesi quest’ultimo fosse a 100, il monte cedole del 13,9% circa del Valore sarebbe superiore al ritorno lordo complessivo del titolo a cedola fissa.

Il movimento dei prezzi premia o penalizza il rendimento

Se invece si ritrovasse poco sopra 99 allora i due ritorni totali sarebbero più o meno equivalenti. Per valori inferiori l’ago della bilancia si sposterebbe a favore del Fx 2,7%. Tuttavia, per ritrovarsi il Valore ’32 a 98 o 97 o 96 nell’ottobre ’30 servirebbe una crisi davvero grave e profonda sul comparto obbligazionario. A quella data, infatti, il Valore ’32 si ritroverà con 2 anni di vita residua, una duration crollata e con la cedola dell’ultimo step al 4% p.a. (dal 28/10/’30).
Non abbiamo elementi per dire con certezza quale sarà la situazione tra 5 anni. Tuttavia, secondo le opinioni e le attese prevalenti degli operatori, lo scenario “worst” sarebbe quello con le minori probabilità di concretizzazione. Lo scenario inverso, invece, cioè di futuri corsi sopra la parità, sarebbe quello a cui il mercato oggi da le maggiori chance di realizzazione. Si parla di maggiori o minori probabilità, quindi, non di certezze assolute che al momento nessuno dispone.
Simili scenari renderebbero ancora più vantaggiosi il Valore ’32, perché alle maggiori cedole incassate unirebbe la plusvalenza finale. A quel punto ne verrebbe fuori un investimento a medio termine sul reddito fisso che potrebbe anche risultare del 4 come del 5% annuo lordo.

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