Stretto di Hormuz, cos’è e perché è così importante. Dopo gli attacchi USA all’Iran, Teheran minaccia di chiudere lo stretto. Paura per prezzi petrolio e gas.
La minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz è concreta. Il Parlamento dell’Iran ha raggiunto un accordo sulla proposta di chiudere lo stretto, tra i più strategici e vitali per il commercio globale.
Lo Stretto di Hormuz, che separa l’Iran e l’Oman, collega il Golfo Persico all’oceano aperto e rappresenta uno dei passaggi più critici del mondo per il traffico mondiale del petrolio e del gas naturale.
In questa strettoia di mare, transitano ogni giorno 20 milioni di barili di petrolio, stando ai dati dell’EIA, l’agenzia federale USA di informazioni sull’energia: 1/5 circa della produzione globale di petrolio.
La sua importanza strategica è tale in quanto è questa via del petrolio l’unica che permette la consegna dei barili di petrolio del Golfo Persico al resto del mondo.
Iran’s parliament has approved a measure to close the strategically vital Strait of Hormuz, a key global oil shipping route, following US strikes on Iran’s nuclear sites, state-run Press TV reported on Sunday.
Major General Kowsari, a member of the parliament’s National Security… pic.twitter.com/tXUI8MJUWi
— Iran International English (@IranIntl_En) June 22, 2025
L’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz. L’appello alla Cina di Rubio, il commento di Vance
Il controllo del nord dello Stretto di Hormuz è nelle mani dell’Iran il cui Parlamento, nella giornata di ieri, ha approvato per l’appunto una misura per chiudere il passaggio.
L’ultima parola spetta al Consiglio supremio dell’Iran sulla Sicurezza Nazionale, mentre il Ministero degli Esteri iraniano ha avvertito nella giornata di ieri che la Repubblica Islamica “si riserva tutte le opzioni per difendere la propria sovranità”, dopo che gli Stati Uniti di Donald Trump hanno bombardato tre siti nucleari chiave durante gli ultimi giorni.
La tensione e la paura sono tali che il segretario di Stato americano Marco Rubio ha lanciato ieri un appello alla Cina affinché convinca l’Iran a non chiudere lo Stretto di Hormuz, attraverso il quale Paesi membri dell’OPEC, Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Iraq esportano la maggior parte dei loro barili, principalmente in Asia.
“Beh, credo che sarebbe un suicidio per gli iraniani stessi ”, ha commentato ieri alla NBC il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance, aggiungendo che “la loro intera economia passa per lo Stretto di Hormuz”.
“Se vogliono distruggere la loro economia e provocare disagi al mondo, credo che sia una loro decisione. Ma perché dovrebbero farlo? Non credo che abbia senso ”.
Brent +13% da attacco Israele all’Iran, cosa succede ora?
Non avrà senso, ma alcuni economisti già fiutano il peggio, cercando di calcolare quanto in alto potrebbero salire le quotazioni del crude oil, in caso di chiusura dello Stretto.
D’altronde, da quando Israele ha iniziato ad attaccare l’Iran il 13 giugno scorso, il contratto del Brent è salito già del 13%, mentre il WTI quotato sul Nymex di New York è salito del 10%. Nella giornata di oggi, i contratti WTI e Brent salgono entrambi di oltre l’1%, attestandosi rispettivamente a quota $74,66 e a $77,88 al barile.
E già prima che gli Stati Uniti attaccassero l’Iran, gli analisti avevano avvertito che una chiusura dello stretto avrebbe fatto schizzare i prezzi del petrolio ben oltre la soglia di $100 al barile, provocando una impennata rispetto ai prezzi attuali del 30%.
In evidenza la nota della divisione di ricerca di Goldman Sachs, che prevede che i prezzi del petrolio petrolio potrebbero balzare fino a $110 al barile.
Per la precisione, se l’offerta di petrolio scendesse di 1,75 milioni di barili al giorno, il Brent salirebbe inizialmente attorno a $90 al barile.
Brent fino a $110? L’outlook di Goldman Sachs, anche sui prezzi del gas naturale
Nel worst case scenario “se il petrolio che transita nello Stretto di Hormuz scendesse del 50% per un mese e l’offerta rimanesse inferiore del 10% per altri 11 mesi, stimiamo che il Brent scatterebbe brevemente a un massimo attorno a $110”.
Goldman Sachs ha fatto anche una previsione sui prezzi del gas naturale quotati ad Amsterdam (TFF), che potrebbero a suo avviso schizzare fino a 74 euro al megawattora, dopo il balzo di qualche giorno fa, che li ha portati a superare la soglia di 40 euro.
In realtà Goldman Sachs, così come diversi economisti, non prevede grandi interruzioni dell’offerta di petrolio e di gas naturale.
Detto questo, è inevitabile, come hanno indicato i suoi analisti, che i rischi al ribasso che incombono sull’offerta di energia e di conseguenza i rischi al rialzo sull’outlook dei prezzi energetici siano cresciuti.
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