Perché quest’estate mangiare pesce potrebbe essere impossibile

Giorgia Bonamoneta

27/05/2022

28/05/2022 - 15:29

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Le conseguenze della guerra in Ucraina si fanno sentire anche nel campo della pesca. Il rischio è ritrovarsi senza pesce italiano in tavola in questa estate 2022. Ecco perché.

Perché quest’estate mangiare pesce potrebbe essere impossibile

Niente più pesce nei supermercati. La notizia non piacerà agli amanti delle prelibatezze del mare, ma ancora meno piace ai pescatori e agli imprenditori che hanno aziende dedicate alla pesca. Il motivo è semplice: il caro gasolio si fa sentire e la spesa quotidiana per muovere le imbarcazioni non è più sostenibile per molti.

Non è la prima volta che i pescatori cercano di attirare l’attenzione sul rincaro del carburante per la loro categoria, già a marzo avevano seguito a ruota lo sciopero indetto dagli autotrasportatori.

La situazione non si è stabilizzata: nel corso dei due mesi seguenti il prezzo del gasolio è arrivato a toccare il costo di un 1,20 euro al litro, che può sembrare basso, ma su un consumo giornaliero in media di 3 mila litri, per muovere un peschereccio servono quasi 4 mila euro al giorno. Con l’arrivo dell’estate, la richiesta di pesce aumenta e così anche il lavoro dei pescatori, ora costretti a fermarsi.

L’ultimo sciopero è iniziato sabato 21 maggio 2022, per una durata di sette giorni, nei quali ci sono stati diversi momenti di tensione. In particolare, la divisione tra i pescatori è tra chi vuole e può continuare a lavorare e chi invece è costretto a rimanere al porto.

«Così per paradosso a quei soldi potrà accedere soltanto chi ha le spalle già larghe», ha commentato Giuseppe Pallesca, presidente della Cooperativa Pescatori Progresso, sulla possibilità di ottenere un rimborso sulla distinzione di chi ha debiti e chi no.

Non sarà poi davvero così difficile trovare il pesce nei ristoranti o nei supermercati, anche se la situazione dovesse rimanere in stallo, perché c’è sempre qualche barca che riesce a prendere il mare (tra un tentativo di blocco degli altri manifestanti e la possibilità economica), ma il costo di questo potrebbe aumentare. Inoltre potrebbe aumentare il dato sull’importazione del pesce dall’estero.

Un’estate senza pesce in tavola: cosa sta succedendo

Si continua a fare i conti con le conseguenze della guerra in Ucraina, anche in quello che meno può apparire collegato. Il pescato del giorno, così come il pescato italiano nei supermercati, potrebbe subire un’impennata o, peggio ancora, potrebbe sparire del tutto.

Molto dipenderà dall’andamento della riunione che, a fine sciopero previsto per domani, dovrebbe raggiungere un accordo sul prezzo del gasolio. Infatti la possibilità che questa estate gli italiani potranno mangiare o meno del pesce italiano dipenderà dal costo del gasolio per i pescatori.

L’allarme era scattato già lo scorso 9 marzo, quando il prezzo del carburante aveva superato per tutti la soglia psicologica dei 2 euro al litro. I pescherecci di Ancona trainarono allora lo sciopero del settore ittico.

Una situazione che si è ripetuta nella settimana appena trascorsa. L’aumento del costo della benzina aveva avuto effetti su quello del prodotto ittico. Secondo il Car (Centro Agroalimentare Roma) gli aumenti toccavano persino il +22% per la sogliola, +85% per il salmone e +107% per il San Pietro.

A marzo, il pesce italiano era scomparso dai banconi e ora il rischio che possa succedere di nuovo non è da escludere, in particolar modo in vista di un aumento dei consumi come di consueto in estate.

Lo spettro di un’estate senza pesce: i pescatori scioperano per il caro carburante

Il pesce è solo l’ultimo dei prodotti di cui si discute un aumento o un rischio carenza e assenza per questa estate. L’estate 2022, che si apre all’insegna di zero restrizioni (o quasi), deve affrontare un altro problema: le conseguenze del prolungarsi della guerra in Ucraina.

Così, dopo il rialzo del prezzo della pasta, della carne e persino del gelato, è toccato anche a uno dei capisaldi della dieta estiva: il pesce.

Non tutto il pesce è perduto. I pescherecci fermi al porto sono pronti a ripartire se verrà loro data una qualche tipo di assicurazione sul costo del carburante, come un tetto massimo o un rimborso spese.

Nel corso delle settimane sono state fatte alcune proposte, dalla creazione di un fondo di venti milioni per recuperare le spese sul carburante - proposta con troppe limitazioni secondo il presidente della Cooperativa Pescatori Progresso, Giuseppe Pallesca - fino alla proposta di Bruxelles.

Quest’ultima potrebbe essere lo spiraglio positivo in fondo al tunnel. Prevede, infatti, un rimborso dei costi aggiuntivi sostenuti nei mesi scorsi utilizzando risorse del Feampa (Fondo europeo per gli affari marittimi, pesca e acquacoltura).

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