Perché Putin non andrà in Turchia?

Luna Luciano

15 Maggio 2025 - 20:50

Perché Putin ha disertato i colloqui di pace in Turchia? Ecco le ragioni che si celano dietro una scelta che pesa sulla diplomazia e sulla pace in Ucraina.

Perché Putin non andrà in Turchia?

Putin non parteciperà ai colloqui di pace in Turchia. Cala il gelo al tavolo per la pace a Istanbul: il presidente ucraino Zelensky ha commentato la decisione di Putin di non presentarsi come una mossa per dimostrare che Mosca non ha intenzione di prendere in considerazione un possibile cessate il fuoco.

La notizia dell’assenza di Vladimir Putin agli attesi colloqui di pace in Turchia ha sollevato molteplici interrogativi nella comunità internazionale. In un momento in cui la guerra in Ucraina mostra segni di stallo e la pressione diplomatica si intensifica, il rifiuto del presidente russo di partecipare all’incontro solleva dubbi sulla reale volontà di Mosca di avviare un processo negoziale autentico.

Il vertice, al quale avrebbero partecipato figure chiave come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e anche Donald Trump, avrebbe potuto rappresentare una svolta simbolica e concreta verso una soluzione diplomatica. Invece, la sedia vuota di Putin diventa ora il simbolo di un’opportunità mancata e, forse, di una strategia calcolata. Alcuni esperti, come Jussi Lassila, leggono questa assenza come un gesto dettato dalla “paura di perdere il controllo”, mentre altri vedono una mossa studiata per mantenere alta la tensione e sfuggire alla pressione internazionale.

Ma qual è la verità? Quali sono le principali interpretazioni dietro questa decisione e cosa essa rappresenta per il futuro dei negoziati di pace? Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.

Perché Putin non andrà in Turchia

Il mancato viaggio di Vladimir Putin in Turchia non è solo una questione logistica o casuale: dietro questa decisione si celano dinamiche politiche complesse, che coinvolgono la strategia comunicativa del Cremlino e il timore di perdere il controllo della “narrazione” della guerra in atto. Secondo Jussi Lassila, ricercatore senior presso l’Istituto finlandese per la politica estera, Putin ritiene la situazione poco vantaggiosa: trovandosi circondato da interlocutori percepiti come ostili (Zelensky, l’Europa, e persino Donald Trump) il leader russo sarebbe costretto a negoziare da solo contro un fronte apparentemente unito.

Questa ipotesi si collega a un altro elemento centrale della cultura politica russa: evitare qualsiasi situazione in cui “non si abbia il completo controllo”. Come spiega l’analista Risto EJ Penttilä, per Mosca è inconcepibile partecipare a una riunione pubblica dove potrebbero emergere pressioni inaspettate o dichiarazioni fuori copione. Il pensiero strategico russo privilegia ambienti chiusi, prevedibili, dove ogni dettaglio può essere orchestrato in anticipo.

C’è poi il fattore della reputazione. Putin è consapevole del rischio di essere messo in imbarazzo pubblicamente, magari con Zelensky o altri leader che potrebbero rivolgergli accuse dirette o metterlo di fronte a domande scomode sulla reale volontà di pace della Russia. E in un mondo sempre più connesso: l’immagine conta. L’essere visti fianco a fianco con avversari politici, quindi, potrebbe trasmettere ai suoi elettori debolezza o, peggio, suggerire che la Russia sia disposta a trattare da una posizione di svantaggio.

La combinazione di questi fattori porta a un unico risultato: Putin resta lontano da Istanbul e con lui la pace: il prezzo politico di questa decisione potrebbe essere elevatro.

Putin assente ai negoziati: la Russia non è pronta alla pace?

L’assenza di Putin ai colloqui di Istanbul non è solo una delusione diplomatica: per molti osservatori rappresenta un chiaro segnale che la Russia non è ancora disposta a prendere seriamente in considerazione un accordo di pace. Come sottolinea Jussi Lassila, “la Russia e Putin non negozieranno finché non saranno costretti”.

Inoltre, la mancata partecipazione di Putin potrebbe permettere ad altri leader, come Trump, di riorientare l’opinione pubblica americana e internazionale in modo sfavorevole. In questo senso, la scelta di Putin può essere interpretata anche come un segnale di debolezza o di isolamento crescente.

Ad ogni modo il messaggio che arriva alla comunità internazionale è chiaro: Mosca non intende accettare una mediazione multilaterale e si muove ancora secondo logiche da guerra fredda, incentrate su sfide di potere, propaganda e controllo. Tuttavia, in un contesto in cui anche gli alleati storici della Russia, come il Brasile, si mostrano delusi, la pressione diplomatica potrebbe aumentare nei prossimi mesi.

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