Il declassamento di Moody’s del debito sovrano USA era preventivato, ma causerà volatilità alla curva dei Treasury a lungo termine.
Il declassamento del rating sovrano degli Stati Uniti da parte di Moody’s ha esacerbato le preoccupazioni degli investitori riguardo a una “fantomatica” bomba a orologeria del debito che potrebbe stimolare i bond vigilantes (cioè i grandi investitori) del mercato obbligazionario in dollari, a chiedere una maggiore moderazione fiscale da parte di Washington.
Come certo saprete, venerdì scorso l’agenzia di rating ha tagliato di un livello l’inattaccabile rating del credito sovrano americano, ultima tra le principali agenzie di rating a declassare il Paese, citando preoccupazioni per il crescente indebitamento nazionale di 36.500 miliardi di dollari. Non aiuta la politica espansionistica del deficit federale voluta da Trump. Il vasto disegno di legge sui tagli fiscali del presidente degli Stati Uniti, bloccato per giorni da lotte intestine tra i Repubblicani sui tagli alla spesa, ha ottenuto domenica l’approvazione di una commissione chiave del Congresso, una rara vittoria per Trump e per lo Speaker della Camera Mike Johnson.
L’incertezza sulla forma finale del disegno di legge ha però pesato sui mercati. Anche perché il taglio alle tasse potrebbe far gonfiare il debito pubblico USA per via dell’aumento del deficit pubblico (ora siamo a circa il 6,5% del PIL degli USA). Ma è anche un “cane che si morde la coda”. Il declassamento avviene perché c’è preoccupazione sull’espansione del deficit, ma il declassamento, a sua volta - attraverso le vendite -, fa scendere i prezzi dei bond, fa aumentare gli interessi di mercato e quindi fa salire la spesa per interessi, che a sua volta fa allargare di nuovo il deficit tra entrate e spese. Una spirale negativa debito -> interessi –> debito che agli investitori non piace. [...]
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