Perché le banche ora temono la Bce

Violetta Silvestri

25 Ottobre 2023 - 15:28

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Banche in tensione per possibili decisioni della Bce sui requisiti di riserva minima: di cosa si tratta e perché si temono altre turbolenze bancarie in Eurozona?

Perché le banche ora temono la Bce

La riunione Bce di domani, 26 ottobre, potrebbe avere riscontri inattesi per le banche.

Gli istituti finanziari dell’Eurozona stanno temendo mosse a sorpresa contro i loro bilanci nel tentativo di Francoforte di utilizzare più strumenti possibile contro la liquidità in eccesso e quindi l’inflazione.

Nel dettaglio, si stanno sviluppando speculazioni sulla possibilità che i creditori europei saranno costretti a depositare più liquidità presso la banca centrale, una misura che potrebbe colpire la loro redditività e aumentare la volatilità dei tassi euro a breve termine.

Gli strateghi di importanti società come Commerzbank AG, Barclays Plc e UBS Group AG hanno avvertito che la Banca Centrale Europea potrebbe sorprendere i mercati e aumentare i cosiddetti requisiti di riserva minima, già questa settimana nel tentativo di ridurre i costi e drenare la liquidità in eccesso.

Banche contro la Bce? Cosa può succedere

Crescono i timori delle banche su possibili interventi restrittivi da parte della Bce.

Da evidenziare che i finanziatori dell’area euro sono attualmente obbligati a mantenere l’1% delle passività, come i depositi dei clienti, presso le rispettive banche centrali, per le quali non ricevono alcun compenso. Un aumento degli obblighi di riserva minima potrebbe quindi ridurre le riserve in eccesso, sulle quali viene ancora pagato un interesse del 4%, aiutando le banche centrali a contenere le perdite dopo anni di costosi programmi di allentamento quantitativo.

Secondo un sondaggio di Bloomberg, la maggior parte degli analisti prevede un aumento dell’MRR entro i prossimi 12 mesi. Barclays e Commerzbank affermano che potrebbe essere rivisto al 2% questa settimana.

Bloccare una maggiore quantità di liquidità delle banche presso la Bce non solo colpisce la loro redditività, ma ha anche implicazioni dirette per i mercati monetari, spiegano gli esperti. I finanziatori potrebbero ricorrere a “strategie di elusione” per alleviare l’onere di rispettare le regole, ad esempio tagliando i tassi overnight per incoraggiare i depositanti a portare i loro contanti altrove.

È più probabile, in realtà, che la Bce scelga invece di iniziare a liquidare la scorta di obbligazioni da 1,7 trilioni di euro (1,8 trilioni di dollari) acquistata durante la pandemia nell’ambito di un programma noto come PEPP. Secondo Simon Freycenet, stratega di Goldman Sachs, una mossa del genere consentirebbe di ridurre la propria esposizione ai titoli sovrani e di drenare liquidità a un ritmo più graduale e prevedibile, senza il rischio di distorsioni nella trasmissione delle politiche.

L’aumento dei requisiti di riserva minima potrebbe quindi non essere deciso così in fretta. Tuttavia, alcuni analisti fanno notare che l’impatto sui bilanci delle banche sarebbe preoccupante. Sebbene vi siano ancora più di 3,5 miliardi di euro di liquidità in eccesso nel sistema, questa è distribuita in modo non uniforme e requisiti di riserve minime più elevati potrebbero creare un deficit di liquidità tra alcuni finanziatori.

Secondo i calcoli di Commerzbank, un aumento del MRR di appena un punto percentuale consumerebbe la liquidità netta in eccesso aggregata delle banche italiane, costringendole potenzialmente a raccogliere nuovi finanziamenti.

“Una nuova regola uniforme potrebbe avere conseguenze indesiderate in alcuni mercati in cui la liquidità è più limitata, ad esempio in Italia”, hanno scritto in una nota gli economisti di AXA Investment Managers Hugo Le Damany e Francois Cabau.

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