Pensioni, solo se sei nato in questi anni ci vai nel 2026. Lo ha deciso la Fornero

Simone Micocci

3 Agosto 2025 - 09:58

Come si andrà in pensione nel 2026? Le regole verranno discusse nelle prossime settimane ma non dovrebbero esserci rivoluzioni. A smettere di lavorare, quindi, sarà solo chi è nato in questi anni.

Pensioni, solo se sei nato in questi anni ci vai nel 2026. Lo ha deciso la Fornero

Difficilmente la Legge di Bilancio 2026 introdurrà una vera e propria riforma del sistema pensionistico italiano. Secondo le prime indiscrezioni che filtrano da Palazzo Chigi, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sembra intenzionato a mantenere un profilo prudente in materia di pensioni, evitando scossoni normativi e rinviando ogni eventuale revisione strutturale del sistema a un momento più favorevole.

Niente stravolgimenti, quindi: l’impianto della legge Fornero resterà intatto anche per il prossimo anno, e le regole per andare in pensione nel 2026 dovrebbero restare pressoché invariate rispetto a quelle attualmente in vigore. In altre parole, chi sta pianificando il proprio ritiro dal lavoro potrà farlo tenendo conto dei requisiti già noti, senza sorprese dell’ultimo minuto.

L’attenzione del governo, almeno per ora, si sta concentrando su aspetti più marginali, che non incidono in modo diretto sull’età pensionabile ma che rientrano comunque nella sfera del welfare previdenziale. Tra questi, spicca il progetto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di rilanciare le pensioni integrative, rivedendo il sistema della previdenza complementare per incentivarne l’adesione. Allo stesso tempo, si discute della sospensione temporanea dell’adeguamento automatico dei requisiti anagrafici alle speranze di vita, che però non produrrà effetti tangibili prima del 2027.

Alla luce di questo scenario, è già possibile farsi un’idea chiara di chi potrà andare in pensione nel 2026 e a quale età, sulla base delle attuali opzioni disponibili: pensione di vecchiaia, anticipata ordinaria, opzioni flessibili come Quota 103 (se confermata) o una nuova Quota 41, Opzione donna e Ape sociale, tutte misure che, salvo colpi di scena, resteranno sul tavolo anche per il prossimo anno.

Pensioni, resta la Fornero. E adesso?

Neppure nel 2026 ci sarà quell’addio alla riforma Fornero su cui la Lega ha costruito buona parte della sua campagna elettorale alle ultime elezioni politiche. Ma d’altronde, come abbiamo più volte avuto modo di spiegare, non è ragionevole oggi solamente ipotizzare alla possibilità che le regole per il pensionamento in Italia possano essere riviste a vantaggio di chi spera di smettere di lavorare in anticipo, dal momento che il costo necessario per rivedere la Fornero sarebbe oggi insostenibile per l’Italia.

Ora, il fatto che resti la Fornero non è un dramma dal momento che se si guarda all’età effettiva di pensionamento ci rendiamo conto che l’Italia non è così distante da altri Paesi. È vero infatti che l’età pensionabile è tra le più alte d’Europa, pari a 67 anni, ma allo stesso tempo ci sono tante altre alternative alla pensione di vecchiaia che consentono, a chi soddisfa determinati requisiti, di poter smettere di lavorare con qualche anno di anticipo.

Anzi, proprio per questo motivo dall’Europa fanno pressioni affinché l’Italia - così come altri Paesi - possano ridurre ulteriormente la spesa pensionistica. Ovviamente non è nelle intenzioni del governo Meloni, che tuttavia nel 2026 potrebbe dire addio a quella Quota 103 che non ha mai convinto del tutto i lavoratori, molti dei quali hanno rinunciato alla possibilità di ricorrervi per andare in pensione a 62 anni in quanto spaventati dalla possibilità che ciò avrebbe comportato una riduzione dell’assegno.

Va in pensione nel 2026 solo chi è nato in questi anni

Nel 2026 restano in vigore le attuali regole della legge Fornero, quindi la pensione di vecchiaia si potrà ottenere a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Di conseguenza, potranno andare in pensione solo i nati nel 1959. Le deroghe Amato valgono anch’esse per i nati nel 1959, in quanto garantiscono l’accesso a 67 anni con solo 15 anni di contributi.

Chi soddisfa i requisiti per la pensione anticipata potrà lasciare il lavoro nel 2026, indipendentemente dall’età, se ha versato sufficientementi contributi (42  anni e 10  mesi per gli uomini, 41  anni e 10  mesi per le donne). Questo include chi ha iniziato a lavorare in giovane età (“precoci”), con almeno un contributo versato entro il 31 dicembre 1995, per i quali vi è la possibilità di ricorrere a Quota 41. Per la pensione anticipata contributiva serviranno 64 anni di età, 25 anni di contributi e un assegno minimo pari a tre volte l’assegno sociale, con soglie più basse per le donne. Così potrebbero andare in pensione nel 2026 i nati nel 1962 o prima, a seconda di data di nascita, contribuzione e reddito.

Anche chi rientra nell’Ape Sociale (disoccupati, invalidi, caregiver, addetti a lavori gravosi) potrà smettere a 63 anni e 5 mesi, quindi nati entro metà 1962, se possiede almeno 30 o 36 anni di contributi secondo il profilo di appartenenza.

Infine, nonostante l’addio annunciato a Quota 103, il governo sta valutando di mantenere comunque una forma di pensionamento anticipato a 62 anni, introducendo una Quota 41 flessibile.

Questa misura estenderebbe l’accesso a tutti (non solo ai lavoratori precoci), prevedendo la possibilità di uscire dal lavoro a 62 anni, purché si siano maturati 41 anni di contributi. Ne deriverebbe che nel 2026 potrebbero andare in pensione con questa formula i nati nel 1964 o in anni precedenti, se in possesso dei contributi richiesti. Va però ricordato che la misura dovrebbe prevedere, per chi ha un reddito Isee superiore a 35.000 euro, una penalizzazione sull’assegno pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, mentre chi ha redditi più bassi ne sarebbe esente.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO