Pensioni, quando conviene passare al contributivo?

Simone Micocci

25 Agosto 2023 - 11:14

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Passare al regime contributivo può essere vantaggioso in quanto consente di andare in pensione con delle “misure riservate”.

Pensioni, quando conviene passare al contributivo?

In alcuni casi avere la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo può essere conveniente. Ci sono diverse situazioni, infatti, dove passare al regime contributivo - così da farci rientrare anche la parte che diversamente sarebbe stata calcolata con il retributivo - può rappresentare l’unico modo per andare in pensione in anticipo.

Ma andiamo con ordine e facciamo chiarezza su quali sono le soluzioni per passare dal sistema di calcolo misto a uno interamente contributivo, nonché su quali possono essere, a seconda dei casi, i vantaggi previsti.

Pensioni, come passare al contributivo

Oggi il sistema di calcolo contributivo si applica esclusivamente per i periodi:

  • successivi al 1° gennaio 1996 per chi alla data del 31 dicembre 1995 aveva maturato meno di 18 anni di contributi;
  • successivi al 1° gennaio 2012 per chi alla data del 31 dicembre 1995 aveva maturato almeno 18 anni di contributi.

Per i periodi antecedenti si applica invece il sistema retributivo. Nella maggior parte dei casi, quindi, oggi le pensioni vengono calcolate con il sistema misto, una parte con il retributivo e l’altra con il contributivo, ma è possibile - soddisfando determinate condizioni - richiedere che l’intero assegno venga calcolato con quest’ultimo.

Nel dettaglio, sono due oggi le possibilità per passare a un contributivo pieno:

  • la prima è quella offerta dall’Opzione Dini, riservata a chi ha maturato almeno 15 anni di contributi, di cui almeno 1 contributo mensile (ma meno di 18 anni) entro il 31 dicembre 1995, mentre almeno 5 anni devono essere stati versati dopo il 1° gennaio 1996;
  • la seconda, invece, è quella che consente di riunire i contributi maturati nelle gestioni di previdenza nella sola Gestione separata. Il computo è riservato a coloro che hanno almeno 15 anni di contributi, di cui almeno 1 contributo mensile deve essere accreditato presso la Gestione Separata. Inoltre, almeno 1 contributo mensile (ma meno di 18 anni) deve essere stato maturato entro il 31 dicembre 1995, mentre almeno 5 anni successivamente al 1° gennaio 1996.

A seconda delle circostanze, quindi, si può ricorrere all’uno o all’altro strumento, ma è importante sottolineare che solamente in un caso è possibile godere dei vantaggi dell’essere un contributivo puro.

Perché passare al contributivo può essere conveniente?

Solitamente la pensione calcolata con il contributivo è più bassa rispetto a quella che sarebbe spettata applicando le regole del retributivo. Tuttavia, essere contributivo puro può rappresentare un vantaggio in quanto offre la possibilità di andare in pensione con delle opzioni “riservate” che in alcuni casi possono essere persino più vantaggiose.

Nel dettaglio, passando a un contributivo puro si può andare in pensione con 15 anni di contributi anziché i 20 richiesti dalla pensione di vecchiaia. Lo si può fare grazie all’opzione contributiva della pensione di vecchiaia, per la quale sono sufficienti 5 anni di contributi (ma come visto sopra per passare al contributivo ne servono almeno 15 anni). In tal caso, però, per andare in pensione bisogna aspettare fino al compimento dei 71 anni di età.

La seconda opzione è la pensione anticipata contributiva, che invece consente di andare in pensione con 64 anni di età, quindi 3 anni in meno rispetto alla pensione di vecchiaia, 20 anni di contributi e un assegno - calcolato appunto interamente con il contributivo - d’importo pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale.

Proprio quest’ultima può rappresentare la miglior ragione per passare al contributivo: dopo essersi accertati che nonostante il ricalcolo si soddisfa il requisito economico richiesto - che ad esempio nel 2023 impone di raggiungere una pensione minima di 18.319,02 euro l’anno, quindi circa 1.410 euro mensili - se ne può approfittare per andare in pensione con 3 anni di anticipo.

Ma attenzione: delle due opzioni che consentono il passaggio al contributivo solamente il computo della Gestione Separata consente di conseguire la pensione anticipata e di vecchiaia in base ai requisiti previsti per i soggetti iscritti al 1° gennaio 1996, mentre l’Opzione Dini no visto che con il passaggio ci sono conseguenze solamente per l’importo della pensione.

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