Pensioni oggi: un rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro pone l’accento sui rischi futuri per l’Italia. Il salario minimo può essere una soluzione?
Le pensioni oggi sono sempre più terreno di scontro politico in questa campagna elettorale che ci porterà alle elezioni del 4 marzo. Oltre alla discussione sulla fattibilità di cancellare o meno la legge Fornero, anche il salario minimo garantito di 9 euro l’ora può dare uno scossone al nostro sistema previdenziale.
La proposta di un salario minimo più dignitoso fa parte del programma elettorale del Partito Democratico e arriva proprio quando, pubblicando il report World Employment and Social Outlook: Trends 2018, l’Organizzazione internazionale del lavoro lancia l’allarme sul sistema pensionistico italiano che a breve potrebbe non essere più sostenibile.
Pensioni oggi: l’allarme sulla tenuta del sistema italia
Sul tema delle pensioni oggi si parla soprattutto in merito alle problematiche in uscita dal mondo del lavoro. Recriminazioni spesso sacrosante per chi ha lavorato tutta una vita e ora vede sempre più difficile poter uscire dal mercato del lavoro.
Sono tanti i lavoratori che vivono in questa sorta di limbo, stretti tra chi è andato in pensione in maniera facile e privilegiata e chi, ahinoi, vede il raggiungimento di un futuro assegno previdenziale come un autentico miraggio.
Sul tema delle pensioni l’Italia al giorno d’oggi paga lo scotto di tre fattori: due negativi e uno positivo ma che comunque incide sul sistema. La notizia buona è che il nostro paese è in cima alla classifica per la longevità, con l’aspettativa di vita degli italiani che è tra le più alte al mondo.
I problemi invece sono che nel Bel Paese non si fanno più figli, neanche più gli immigrati ormai riescono a sopperire a questa lacuna, mentre l’Inps si trova a pagare corposi assegni a chi in passato è andato in pensione dopo pochi anni di lavoro e con il sistema retributivo.
Analizzando la spesa per le pensioni che annualmente le casse statali devono sostenere, sommando a questo i dati sulla scarsa natalità e la scarsa qualità dell’occupazione giovanile nel nostro paese, l’Organizzazione internazionale del lavoro ha lanciato l’allarme sul possibile collasso nei prossimi anni del sistema previdenziale in Italia.
Le attuali pensioni vengono pagate dai contributi dei lavoratori attivi. Se però soprattutto i più giovani si trovano ad avere a che fare con contratti instabili oppure del tutto inesistenti, questo provoca un invecchiamento della forza lavoro.
Il dato generale dei disoccupati sta progressivamente scendendo, anche se rimane sempre elevato, ma secondo l’Organizzazione nel 2030 in Italia i lavoratori over 65 saranno il 55% del totale.
Da qui nasce la priorità di aumentare l’età pensionabile per non far crollare l’intero sistema previdenziale. Se invece si vuole mandare in pensione i lavoratori prima, come è anche giusto che sia, la cancellazione della legge Fornero deve essere accompagnata da altre riforme strutturali.
Il salario minimo garantito
Se le previsioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro si dovessero rivelare giuste, anche altri report comunque insistono in questa direzione, tra una decina di anni in Italia i lavoratori in odore di pensione sarebbero quasi la metà della forza lavoro.
Se con un colpo di spugna fosse permesso a questi di andare in pensione prima di quanto è adesso stabilito, sarebbe un tracollo per l’Inps che vedrebbe venire meno gli introiti necessari per pagare gli assegni previdenziali.
A quel punto, l’unica soluzione sarebbe quella di sforbiciare, anche di molto, tutte le pensioni visto che i soldi per pagare tutti gli assegni non ci sarebbero. In molti così ci si troverebbe a incassare mensilmente molto meno di quanto si è versato negli anni di lavoro.
Per evitare questo e cercare comunque di garantire l’uscita dal mondo del lavoro a un’età ragionevole, si deve fin da subito iniziare a prendere dei provvedimenti per migliorare numericamente e qualitativamente l’occupazione giovanile.
Ecco perché la proposta del salario minimo garantito a 9 o 10 euro l’ora è una misura che potrebbe, in parte, rispondere a queste esigenze. Se non si favorisce una massiccia iniezione di lavoratori giovani, con contratti stabili e dignitosi, i rischi di un collasso sono alti.
Di pari passo, si devono mettere in campo politiche di defiscalizzazione per chi assume, un piano per far emergere il lavoro nero e uno per favorire la natalità non solo con con qualche assegno da elargire, ma soprattutto con servizi adeguati.
Cancellare l’adeguamento dell’età pensionabile al meccanismo dell’aspettativa di vita non è irrealizzabile come qualcuno pensa, senza però un piano a 360° per garantire un elevato e costante numero di lavoratori stabili l’addio alla legge Fornero si potrebbe rivelare un pericoloso boomerang per il nostro paese.
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