In un’intervista rilasciata al Foglio, Elsa Fornero avverte gli italiani in merito ai rischi a cui andiamo incontro nel caso in cui il governo non dovesse completare la riforma iniziata nel 2011.
Spesso ricordata come l’autrice di una delle riforme più dure della storia repubblicana, Elsa Fornero è legata indissolubilmente al provvedimento sulle pensioni varato nel dicembre 2011, che costrinse molti lavoratori a rinviare l’uscita dal mondo del lavoro.
Ancora oggi il suo nome riecheggia nel dibattito politico: da una parte c’è chi promette di smontare quella legge, accusata di aver innalzato troppo l’età pensionabile rispetto al resto d’Europa, mentre dall’altra va riconosciuto che, a distanza di oltre un decennio, l’impianto della riforma è rimasto sostanzialmente intatto.
Non a caso, in una recente intervista al Foglio, la stessa Fornero ha voluto chiarire alcuni punti chiave, offrendo spunti di riflessione utili per comprendere davvero cosa è cambiato - e cosa no - nel sistema pensionistico italiano. Aspetti su cui è bene che ogni cittadino italiano sia debitamente informato.
Gli italiani devono sapere che la riforma Fornero era necessaria
Nel 2011, con lo spread ai massimi e un’economia in forte affanno, il governo Monti fu chiamato a mettere in sicurezza i conti pubblici. Un esecutivo tecnico con una missione precisa: avviare una spending review e adottare misure che nessuna forza politica avrebbe voluto assumersi in prima persona.
In questo contesto arrivò la riforma firmata da Elsa Fornero, incaricata di anticipare un percorso che negli anni successivi avrebbero intrapreso anche altri Paesi europei, come la Francia: rendere più rigide le regole per il pensionamento, garantendo così la sostenibilità del sistema.
Non a caso, come la stessa Fornero ha ricordato in una recente intervista al Foglio, “il fatto di non aver smontato quella riforma è una delle ragioni che consentono oggi al governo di apparire responsabile dal punto di vista finanziario”.
D’altronde, se da un lato Matteo Salvini – insieme ad altri esponenti della Lega – continua a promettere maggiore flessibilità in uscita, dall’altro non mancano nel governo voci favorevoli al mantenimento della legge Fornero. Una riforma che, va ricordato, fu votata anche dall’attuale premier Giorgia Meloni.
Come osserva Fornero, l’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha invece dimostrato di aver “colto fin da subito l’importanza dei vincoli”. Più volte, infatti, ha ribadito che nelle condizioni attuali una revisione strutturale del sistema pensionistico non è sostenibile. Certo, oggi c’è “maggiore fiducia che in passato”, grazie a un’economia più solida, ma “l’Italia è ancora guardata con molta attenzione dai mercati”.
Un approccio che sembra condiviso anche da Giorgia Meloni, la quale - secondo Fornero - “ha delegato la partita economica, e soprattutto finanziaria, a persone più competenti di lei. L’economia è complessa, non esistono ricette facili”.
La Fornero invoca una nuova riforma
Per Elsa Fornero, la riforma del 2011 rappresenta l’inizio di un percorso che oggi dovrebbe essere ripreso e completato. L’ex ministra sottolinea infatti come non basti aver messo in sicurezza i conti con misure di emergenza: “La prudenza nei conti pubblici è fondamentale, ma non basta. Servono riforme strutturali e investimenti che favoriscano crescita e produttività: quello che spesso i governi politici non vogliono fare”, ha spiegato nell’intervista.
Lo sguardo è rivolto all’Italia, ma con un occhio alla Francia e alle tensioni che stanno attraversando il Paese vicino sul fronte delle pensioni. Fornero avverte: “Bisogna evitare di arrivare al punto di rottura, com’è successo nel 2011, in cui la classe politica non vuole assumersi la responsabilità di alcune misure necessarie e fa accomodare i cosiddetti tecnici. Salvo poi usarli per scopi elettorali”. Un monito chiaro, che mette in guardia da due rischi: l’immobilismo politico, che rimanda riforme scomode ma indispensabili, e il ricorso forzato ai governi tecnici, utilizzati solo come “paracadute” quando la situazione è ormai compromessa.
Secondo Fornero, dunque, se il sistema pensionistico italiano oggi regge è perché la sua riforma non è stata smontata. Ma per consolidare la stabilità servono ulteriori interventi, capaci di guardare non solo alla sostenibilità finanziaria, ma anche alla crescita e alla produttività del Paese. Il messaggio è chiaro: senza nuove riforme e senza il coraggio di una politica che sappia guardare oltre il consenso immediato, l’Italia rischia di ritrovarsi nuovamente in emergenza, proprio come nel 2011.
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