Il governo Meloni ha trovato la soluzione per la riforma della legge Fornero? Ecco come si potrebbe andare in pensione a 64 anni.
Dopo mesi di silenzio iniziano a emergere le prime indiscrezioni sulla prossima riforma delle pensioni che nelle intenzioni del governo Meloni dovrebbe garantire maggiore flessibilità alle regole fissate dalla legge Fornero.
Come abbiamo avuto più volte modo di spiegare, però, se con il termine flessibilità intendiamo la possibilità di poter andare prima in pensione, ciò rischia di determinare anche un aumento dei costi. Per questo motivo, in un contesto in cui la spesa pensionistica è già molto elevata, tanto che in futuro potrebbe essere persino fuori controllo, il margine di manovra è molto poco e per questo motivo il governo dovrà pensare a delle soluzioni “innovative” se davvero vuole abbassare l’età pensionabile.
Un po’ come fatto con Quota 103 per intenderci, con la quale viene sì consentito di andare in pensione in anticipo, all’età di 62 anni e con 41 anni di contributi, ma solo accettando un ricalcolo interamente contributivo della pensione, comportando così un importo più basso.
Ed è proprio nel binomio tra sistema retributivo e contributivo che potrebbe nascondersi la “soluzione” per la prossima riforma delle pensioni. Da tempo infatti è allo studio un meccanismo che potrebbe consentire il pensionamento anticipato di qualche anno ma con un prezzo limitato per le casse dello Stato. Quel che il lavoratore deve sapere, però, è che anche in questo caso andare prima in pensione avrebbe un costo.
Riforma delle pensioni, la soluzione è nel sistema di calcolo misto
Oggi la gran parte degli assegni di pensione viene calcolato attraverso un duplice meccanismo. Si parla infatti di calcolo misto, dal momento che per i periodi antecedenti al 31 dicembre 1995 si applica il cosiddetto sistema retributivo, mentre per i periodi successivi il contributivo. Nel solo caso di coloro che alla data del 31 dicembre 1995 avevano maturato almeno 18 anni di contributi il retributivo si estende fino al 31 dicembre 2011.
La differenza tra questi due sistemi di calcolo è che nel primo hanno un peso maggiore le retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro, che solitamente sono anche le più elevate, mentre nel contributivo si guarda a tutta la carriera, considerando solo i contributi effettivamente versati. È chiaro quindi che salvo casi particolari il retributivo è più favorevole del contributivo.
E non è un caso se ogni volta che c’erano da contenere i costi di una misura di pensionamento ne è stato predisposto il calcolo interamente contributivo: è stato così per Quota 103, prima ancora con Opzione Donna.
Ed è proprio nel calcolo misto delle pensioni che si nasconde un nuovo meccanismo che il governo potrebbe utilizzare per rendere maggiormente sostenibile la riforma delle pensioni e dire addio alla legge Fornero: anziché procedere con un ricalcolo contributivo dell’assegno, infatti, si potrebbe procedere con una liquidazione in due parti della pensione. Vediamo in che modo.
Pensione anticipata a 64 anni, così è possibile
Sembra che il governo stia lavorando alla possibilità di concedere già dal prossimo anno la possibilità di andare in pensione all’età di 64 anni (anziché 67 anni), ma con una sorta di “penalizzazione”. Nei tre anni di anticipo, tuttavia, verrebbe percepita una pensione solamente parziale: a essere liquidata, infatti, sarebbe solamente la parte calcolata con il contributivo, mentre per quella risultante dall’applicazione delle regole del retributivo bisognerà pazientare fino al compimento dei 67 anni.
Il costo per le casse dello Stato, quindi, sarebbe limitato. Ovviamente non è detto che il lavoratore abbia la convenienza ad accedere a questa misura, specialmente quando la parte calcolata con il contributivo è poco rilevante, in quanto si rischia di avere una pensione talmente bassa da rendere impossibile arrivare alla fine del mese.
Quindi, per quanto sostenibile, una tale possibilità sarebbe riservata a un numero ristretto di persone, a quelle che possono permettersi di andare avanti per tre anni con una pensione tagliata, attendendo poi l’arrivo della parte residua al raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia. Parlare di “addio” alla legge Fornero quindi è esagerato, ma si tratterebbe comunque di un primo passo (anche perché bisogna ricordare che più si va avanti negli anni e più la parte calcolata con il contributivo è rilevante).
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