Pensioni, 5 trucchi per andarci prima che pochi conoscono

Simone Micocci

8 Marzo 2023 - 10:20

condividi

Esistono dei trucchi per andare in pensione prima, ne abbiamo raccolti 5 che potrebbero essere un valido aiuto per uscire anticipatamente dal mercato del lavoro.

Pensioni, 5 trucchi per andarci prima che pochi conoscono

La normativa che disciplina il pensionamento in Italia è piuttosto articolata: tra leggi, decreti e circolari Inps, si potrebbe nascondere qualche trucco che a seconda della propria posizione contributiva potrebbe essere d’aiuto per andare in pensione in anticipo.

È la legge Fornero a individuare le regole per il pensionamento, prevedendo diverse strade possibili. Solitamente sono richiesti due requisiti: uno di tipo anagrafico e un altro di tipo contributivo, ma ci sono opzioni che guardano solamente a quest’ultimo - come nel caso della pensione anticipata - consentendo così di andare in pensione indipendentemente dall’età.

Nel dettaglio, oggi servono 67 anni di età (e 20 di contributi) per l’accesso alla pensione di vecchiaia, mentre per la pensione anticipata sono richiesti, indipendentemente dall’età anagrafica, 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. 41 anni sono sufficienti, invece, nel caso dei precoci che possono ricorrere a Quota 41 (da cui sono esclusi però coloro che hanno la pensione calcolata interamente con il contributivo).

Chi non soddisfa i requisiti per andare in pensione, quindi, dovrà ritardare il collocamento in quiescenza: è il caso, ad esempio, di chi ha compiuto 67 anni ma non ha ancora maturato i 20 anni di contributi richiesti, oppure chi pur avendo lavorato per molti anni non è ancora riuscito a raggiungere il requisito contributivo richiesto dalla pensione anticipata.

Specialmente negli ultimi anni di carriera, però, si è stanchi di andare al lavoro e per questo si cerca una strada alternativa per andare in pensione prima. A tal proposito, abbiamo riassunto alcuni trucchi, poco conosciuti, che potrebbero esservi d’aiuto.

Riunire i contributi nella Gestione separata

Questo è un trucco che pochi conoscono ma che può essere utile per due ragioni:

  • consente di andare in pensione con 15 anni di contributi anziché 20, ma solo a 71 anni di età;
  • consente di andare in pensione a 64 anni, con 20 anni di contributi e un assegno di pensione pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

La riunione dei contributi nella Gestione separata, infatti, comporta un ricalcolo contributivo della pensione e di conseguenza si può accedere alle opzioni riservate ai contributivi puri.

Nel dettaglio, tale possibilità è riservata a coloro che soddisfano i seguenti requisiti:

  • avere meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • avere almeno 5 anni di contributi accreditati dopo il 1° gennaio 1996;
  • avere almeno 15 anni di contributi complessivi;
  • avere almeno 1 mese di contributi accreditato presso la Gestione Separata.

Ricorrendo a questa possibilità si possono riunire gratuitamente tutti i contributi versati nelle gestioni Inps nella sola Gestione separata, con l’assegno di pensione che però verrà calcolato utilizzando il sistema contributivo.

Ciò permette all’interessato di poter accedere all’opzione contributiva della pensione di vecchiaia, utile per coloro che non sono riusciti a maturare i 20 anni di contributi richiesti dalla normativa. Anziché rinunciare alla possibilità di andare in pensione, infatti, questi potrebbero aspettare i 71 anni e andarci comunque, visto che per tale opzione sono sufficienti 5 anni di contributi (ma ricordiamo che per la ricongiunzione nella Gestione Separata ne servono almeno 15).

E ancora, vi è l’opzione contributiva della pensione anticipata che a parità di contributi - 20 anni - consente di smettere di lavorare con 3 anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia. A patto, però, di avere un assegno d’importo pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale.

Le tre deroghe Amato

Come anticipato, è importante conoscere la normativa così da scoprire se esistono dei cavilli che consentono di andare in pensione in deroga alle attuali regole. Ne è un esempio la legge Amato, che riconosce persino tre deroghe grazie alle quali è consentito andare in pensione a 67 anni con 15 anni di contributi anziché 20.

Nel dettaglio, questo “trucco” è possibile laddove i 15 anni di contributi siano stati tutti versati entro il 31 dicembre 1992, ipotesi che a oggi è altamente improbabile.

Diverso il caso di chi entro la suddetta data ha richiesto e ottenuto il diritto al versamento volontario dei contributi. Indipendentemente dal fatto che tali contributi siano stati concretamente versati, infatti, anche questi possono andare in pensione con soli 15 anni di contributi.

E ancora, possono andare in pensione con 15 anni di contributi coloro che hanno almeno un contributo settimanale versato entro il 31 dicembre 1995, e almeno 10 anni devono essere lavorati per periodi inferiori alle 52 settimane.

Richiedere il versamento dei contributi figurativi

A chi invece manca qualche anno di contributi per poter andare in pensione, pensiamo ad esempio a chi ne ha solo 40 anni e per questo è ancora distante dal soddisfare il requisito richiesto dalla pensione anticipata, suggeriamo di guardare alla possibilità offerta dai contributi figurativi.

Nel dettaglio, si tratta di quei contributi che vengono accreditati gratuitamente dall’Inps per alcuni periodi di sospensione, riduzione o interruzione dell’attività lavorativa e che sono validi ai fini del raggiungimento del diritto alla pensione.

Tuttavia, solamente in alcuni casi i contributi figurativi vengono accreditati in automatico dall’Inps, mentre in altri è l’interessato a doverne fare esplicita richiesta.

Ad esempio, come spiegato dall’Inps, nelle Gestioni pensionistiche dei lavoratori privati si possono accreditare a domanda i seguenti periodi:

  • servizio militare obbligatorio;
  • servizio militare volontario;
  • servizio civile;
  • riposi giornalieri;
  • maternità al di fuori di un rapporto di lavoro;
  • congedo parentale durante il rapporto di lavoro;
  • malattia del bambino;
  • malattia e infortunio;
  • aspettativa per cariche sindacali;
  • aspettativa per cariche elettive;
  • assenza dal lavoro per donazione sangue.

Quindi, potrebbe essere sufficiente farsi riconoscere i contributi figurativi per i suddetti periodi, laddove presenti nel corso della propria carriera, per raggiungere il requisito contributivo minimo per accedere alla pensione anticipata.

Iscrizione a un fondo di pensione complementare e la Rita

Per gli iscritti a un fondo di pensione complementare, purché da almeno 5 anni, vi è la possibilità di anticipare di diversi anni l’uscita dal mercato del lavoro, percependo nel contempo la Rita, ossia la rendita integrativa temporanea anticipata che altro non è che l’erogazione frazionata, di tutto o una parte, del montante accumulato nel suddetto fondo.

Con la Rita si può anticipare l’uscita dal lavoro di:

  • 5 anni, a patto di aver maturato almeno 20 anni di contributi;
  • 10 anni, nel caso dei disoccupati di lunga durata (24 mesi), purché con 20 anni di contributi.

Contratto di espansione

Pochi sanno che un accordo per la pensione anticipata può essere raggiunto con l’azienda stessa, a patto che questa abbia almeno 50 dipendenti in organico.

Nel dettaglio, il contratto di espansione non è altro che un accordo sottoscritto tra azienda e i rappresentanti sindacali finalizzato a incentivare il ricambio generazionale, grazie al quale si può procedere alla risoluzione anticipata del rapporto di lavoro per quei dipendenti a cui mancano 5 anni per il raggiungimento della pensione.

Nei 5 anni che li separano dal pensionamento i lavoratori, ai quali vengono riconosciuti anche i contributi, percepiscono un’indennità mensile sostitutiva della pensione (per 13 mensilità) che seppure erogata dall’Inps è finanziata dall’azienda.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO