Pensioni: dal 2021 si potrà smettere di lavorare a 63 anni?

Antonio Cosenza

04/09/2020

12/04/2021 - 17:58

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Pensioni: il Governo vuole ripristinare l’Ape Volontario dal 1° gennaio 2021. Uscita dal lavoro anticipata a 63 anni, ma con penalizzazioni sull’assegno futuro.

Pensioni: dal 2021 si potrà smettere di lavorare a 63 anni?

Pensioni: secondo le ultime indiscrezioni riguardo alla riforma - su cui il Ministero del Lavoro e i sindacati torneranno a discutere dalla prossima settimana - nel 2021 tornerà la possibilità per tutti coloro che ne soddisfano i requisiti di smettere di lavorare all’età di 63 anni ricorrendo all’anticipo pensionistico.

Se da una parte si sta lavorando per prorogare per almeno un altro anno l’accesso alla pensione con l’Ape Sociale, ma solo per le categorie che necessitano di una maggior tutela, dall’altra si punta al ripristino dell’Ape Volontario, cessata dal 1° gennaio 2020. In questo modo verrebbe data a tutti i lavoratori la possibilità di ricorrere al prestito pensionistico per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro già al compimento dei 63 anni di età.

Una misura che tra l’altro non avrebbe costi per lo Stato: a differenza dell’Ape Sociale, infatti, con l’Ape Volontario è il lavoratore stesso a farsi carico della restituzione del prestito ricevuto per anticipare l’accesso alla pensione tramite delle trattenute sul futuro assegno pensionistico.

Pensioni: dal 2021 torna la possibilità di smettere di lavorare a 63 anni?

L’Ape Volontario, quindi, potrebbe fare ritorno nel 2021 dando a tutti coloro che sono disposti a rinunciare ad una parte del futuro assegno di pensione la possibilità di smettere di lavorare all’età di 63 anni, ma solo se nel contempo hanno maturato almeno 20 anni di contribuzione. In questo modo si ha la certezza che una volta compiuti i 67 anni di età i soggetti che accedono all’Ape Volontario conseguiranno il diritto alla pensione di vecchiaia.

Ricordiamo che con l’Ape Volontario non viene anticipato il collocamento in quiescenza, il quale comunque avverrà solamente una volta maturati i requisiti per la pensione di vecchiaia. Così come accade per l’Ape Sociale, infatti, a colui che ricorre a questa opzione viene solo riconosciuta un’indennità sostitutiva della pensione erogata tramite un prestito finanziato da un istituto di credito.

Questo prestito è erogato per un periodo di minimo 6 mesi e fino a quando l’interessato non matura il diritto alla pensione di vecchiaia.

Con il primo assegno di pensione comincerà il piano di restituzione del prestito ricevuto, il quale è strutturato in 240 rate su un periodo di 20 anni (tramite una trattenuta che viene effettuata dall’INPS all’atto del pagamento di ciascun rateo pensionistico).

L’importo minimo della quota APE richiedibile è pari a 150,00€, mentre il massimo non può superare:

  • il 75% dell’importo mensile netto del trattamento pensionistico quando la durata di erogazione dell’APE è superiore a 36 mesi;
  • l’80% dell’importo mensile netto del trattamento pensionistico, se la durata di erogazione dell’APE è superiore a 24, è pari o inferiore a 36 mesi;
  • l’85% dell’importo mensile netto del trattamento pensionistico, se la durata di erogazione dell’APE è compreso tra 12 e 24 mesi;
  • il 90% dell’importo mensile del trattamento pensionistico, se la durata di erogazione dell’APE è inferiore a 12 mesi.

Inoltre, come spiegato sul sito dell’INPS, “l’ammontare massimo deve essere tale da determinare una rata di ammortamento mensile che sommata sommata ad eventuali rate per prestiti con periodo di ammortamento residuo superiore alla durata di erogazione dell’APE, non risulti superiore al 30 per cento dell’importo mensile del trattamento pensionistico, al netto di eventuali rate per debiti erariali e di eventuali assegni divorzili, di mantenimento dei figli e di assegni stabiliti in sede di separazione tra i coniugi”.

Riforma delle pensioni: ripristino dell’Ape Volontario in linea con i piani del Governo

Il possibile ripristino dell’Ape Volontario conferma l’orientamento del Governo per il futuro delle pensioni. L’obiettivo, infatti, è quello di prevedere diverse possibilità di anticipo ma senza aumentare la spesa pensionistica per lo Stato.

Per questo motivo ci si concentrerà su misure di flessibilità che prevedono costi a carico di coloro che scelgono di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro: l’Ape Volontario è una di queste, così come la nuova proposta del Governo per l’accesso alla pensione al compimento dei 62 anni di età.

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