Pensioni a 1.000 euro, perché il governo Meloni non lo farà mai e manterrà la parola data

Giacomo Andreoli

24/01/2023

24/01/2023 - 15:03

condividi

Forza Italia preme sul governo per arrivare il prima possibile ad alzare le pensioni minime a mille euro al mese, ma l’obiettivo pare irrealizzabile e questo può creare tensioni in maggioranza.

Pensioni a 1.000 euro, perché il governo Meloni non lo farà mai e manterrà la parola data

Pensioni minime a mille euro al mese. Forza Italia e Silvio Berlusconi lo hanno promesso con insistenza in campagna elettorale e premono sul governo Meloni per arrivare il prima possibile a questo obiettivo. Nell’ultima legge di Bilancio la maggioranza ha in effetti aumentato l’assegno pensionistico “di base” a 600 euro per gli over 75, con i forzisti che hanno parlato di un traguardo di legislatura da raggiungere pian piano. Da qui al 2027, insomma.

La spesa per un’operazione del genere, però, secondo alcuni calcoli di economisti ed esperti in materia, appare davvero ingente e dunque l’obiettivo sembra del tutto irrealizzabile, anche in un orizzonte di tempo più lungo come quello da qui al 2027.

Di certo l’eventuale crescita economica del Paese, per ora prevista attorno allo zero virgola nel 2023, potrebbe far guadagnare del denaro utile da investire in nuove misure sociali, ma difficilmente Giorgia Meloni vorrà concentrare tutte le risorse sul capitolo pensioni minime. Palazzo Chigi al momento esclude anche aumenti delle tasse (anche per le classi più abbienti) per finanziare una misura così.

Pensioni minime a 1.000 euro, perché è un obiettivo irrealizzabile

Secondo Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali e due volte sottosegretario al lavoro proprio nei governi Berlusconi, l’obiettivo delle pensioni minime a mille euro al mese “è irrealizzabile: costerebbe 27 miliardi l’anno e l’Inps in pochi anni andrebbe in default

Se fossero garantiti a tutti 1.000 euro al mese, pur non avendo versato i contributi - ha aggiunto l’esperto nel corso della presentazione del decimo rapporto sul sistema previdenziale italiano - potrebbero risentirsi quei lavoratori che versando i contributi arrivano a 1000 euro al mese, che netti diventano poi meno”.

La ricetta sulle pensioni di Damiano

Secondo Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e presidente dell’associazione Lavoro e welfare, il governo Meloni dovrebbe quindi concentrarsi su una riforma delle pensioni che introduca un criterio di flessibilità universale, mandando prima in pensione rispetto alla legge Fornero soprattutto giovani, donne e occupati in lavori gravosi.

In prospettiva, poi, secondo l’esponente di centrosinistra, bisogna garantire l’uscita anticipata più o meno quando lo si vuole, dopo i 60 anni, quando si passerà dal sistema misto a un totale sistema contributivo. Nel frattempo, più che aumentare gli assegni minimi a mille euro al mese, propone in maniera secondo lui più realistica di rilanciare la previdenza complementare, avviare un fondo di garanzia per i giovani e aprire un confronto sul tema della indicizzazione all’inflazione, per far crescere gli assegni rispetto agli ultimi tagli in manovra.

Pensioni minime, cosa farà davvero il governo Meloni

Essendo la spesa per portare le pensioni minime a mille euro troppo alta, il governo Meloni punterà ad aumentare l’assegno di base da qui al 2027, ma quasi sicuramente non raggiungerà l’obiettivo previsto da Forza Italia. Nel programma di centrodestra, d’altronde, si parla genericamente di innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità” e Giorgia Meloni a quello ha sempre detto di riferirsi.

Tuttavia alla lunga il pressing dei forzisti sull’esecutivo per un traguardo palesemente irrealizzabile potrebbe essere logorante per la presidente del Consiglio, che dovrà quindi “difendersi” in qualche modo dai compagni di maggioranza.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO