Pensione bassa? La “colpa” è di chi non ha mai versato i contributi

Antonio Cosenza

12 Febbraio 2020 - 12:45

condividi

Pensioni, importi sempre più bassi? Sì, ma bisogna fare alcune precisazioni a riguardo.

Pensione bassa? La “colpa” è di chi non ha mai versato i contributi

Pensioni: come emerso dal 7° Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano (che viene annualmente redatto dal Centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali), gli importi medi degli assegni sono sempre più bassi.

Una situazione che se letta senza approfondire potrebbe far pensare ad un allarme pensioni, con il taglio che nei prossimi anni potrebbe interessare un numero sempre maggiore di pensionati (clicca qui per approfondire).

Le ultime notizie sulle pensioni, ad esempio, ci dicono che il 36,3% dei pensionati italiani ha una pensione di importo inferiore ai 1.000,00€ lordi, di cui il 12,2% persino al di sotto dei 500,00€. Solo un pensionato su quattro ha invece un assegno di importo lordo superiore ai 2.000,00€, riuscendo così a percepire una pensione almeno proporzionata a quelle che sono le spese da affrontare.

Ebbene, prima di trarre conclusioni è bene scendere più nel dettaglio e fare un’analisi approfondita riguardo all’importo medio delle pensioni riconosciute in Italia. C’è da dire, infatti, che nella percentuale di coloro che hanno un assegno molto basso troviamo molti di coloro che durante l’età lavorativa hanno versato pochi - o anche zero - contributi previdenziali.

Pensioni basse? Molti non hanno mai versato contributi

È importante sottolineare che nella totalità dei pensionati italiani c’è un’ampia fetta di coloro che vengono assistiti - totalmente o parzialmente - dallo Stato in quanto nell’arco della vita lavorativa non sono riusciti a garantirsi una pensione soddisfacente.

Ad esempio, su un totale di 16 milioni di pensionati circa il 5% usufruisce della pensione sociale, riconosciuta al compimento del 67° anno di età a chi versa in uno stato di bisogno, ossia coloro che hanno un reddito non superiore a 5.824,00€ l’anno (o 11.649,82€ nel caso dei coniugati) e che non sono riusciti ad accedere alla pensione.

Un altro 18.2% di pensionati, circa 2,9 milioni, ha invece diritto all’integrazione al trattamento minimo. Ovvero, questi non sono riusciti a garantirsi una pensione almeno pari a 513,00€ al mese e quindi hanno diritto ad un’integrazione (proporzionata al proprio reddito) fino al raggiungimento del suddetto importo.

Circa il 23%, quindi, viene assistito dallo Stato percependo una pensione che in realtà non dipende dall’ammontare dei contributi versati. Anzi, il problema nasce proprio dal fatto che questi nell’arco della loro vita lavorativa non sono riusciti a versare un numero sufficiente di contributi.

Sull’importo delle pensioni poi influisce anche un numero cospicuo di titolari della pensione di invalidità (e dell’assegno di accompagnamento), per i quali gli importi non superano complessivamente i 1.000,00€.

Pensioni basse? Il problema c’è, ma va approfondito

Quando si legge qualsiasi report sulle pensioni bisogna partire dal presupposto che su circa 16 milioni di pensionati la metà percepisce un beneficio assistenziale (sul quale, tra l’altro, non gravano imposte).

Imposte come l’Irpef che invece gravano su quel 40% di pensionati che - per quanto fatto nel corso della vita lavorativa e ai contributi versati - sono riusciti a guadagnare una pensione almeno superiore ai 1.200,00€ al mese.

Escludendo le pensioni assistenziali avremo che l’importo medio del resto delle pensioni sarebbe pari ai 25.590,43€ lordi annui, quindi poco più di 2.000€ lordi al mese. Insomma, non si può negare che un problema tasso di sostituzione - ossia la differenza che c’è tra l’ultimo stipendio e la pensione percepita - esista, ma probabilmente questo va ridimensionato.

Le problematiche semmai interessano il mercato del lavoro, visto che in molti casi - a causa della difficoltà di avere una carriera continua e un lavoro ben pagato - queste impediscono al lavoratore di versare un soddisfacente numero di settimane contributive così da non avere bisogno delle misure assistenziali.

Iscriviti a Money.it