Pensione a 62 anni senza 41 anni di lavoro. Esiste una «scappatoia»?

Simone Micocci

21 Maggio 2025 - 09:41

Vuoi andare in pensione a 62 anni di età ma con meno di 41 anni di contributi? Oppure non vuoi una penalizzazione dell’assegno. Ecco qual è la miglior scappatoia possibile.

Pensione a 62 anni senza 41 anni di lavoro. Esiste una «scappatoia»?

Chi non vorrebbe andare in pensione a 62 anni? D’altronde stiamo parlando della possibilità di smettere di lavorare con ben 5 anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia.

La buona notizia è che anche nel 2025 ci sono diverse opzioni per andare in pensione a 62 anni, di cui una è quella disciplinata da Quota 103. Una misura che tuttavia richiede almeno 41 anni di contributi per l’anticipo della pensione ed ha uno svantaggio considerevole: l’importo dell’assegno spettante viene calcolato interamente con il sistema di calcolo contributivo, il che comporta generalmente una penalizzazione.

Chi quindi ha compiuto 62 anni ma non ha raggiunto i 41 anni di contributi richiesti per la pensione con Quota 103, oppure non vuole che il proprio assegno venga “tagliato”, si chiede se esistano alternative a questa opzione.

Ovviamente sì: come vi abbiamo anticipato Quota 103 non è l’unica strada per smettere di lavorare a 62 anni. Ce ne sono altre, ma solo una richiede meno di 41 anni di contributi e non prevede il ricalcolo contributivo dell’assegno.

Come andare in pensione a 62 anni nel 2025

Prima di vedere qual è la migliore alternativa a Quota 103, vediamo quali sono oggi le misure che consentono di andare in pensione all’età di 62 anni.

Partiamo proprio da questa: disciplinata la prima volta dalla legge di Bilancio per il 2023, e confermata anche dall’ultima manovra, Quota 103 consente di andare in pensione al compimento dei 62 anni a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi.

Ma c’è un aspetto molto importante da considerare: Quota 103 riduce l’assegno di pensione. E non solo per la penalizzazione già inclusa nel calcolo tradizionale dell’assegno, dove viene svantaggiato chi lavora per meno anni, ma per il fatto che per chi ricorre a questa misura è previsto un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno.

Di fatto anche la parte che solitamente sarebbe stata calcolata con il retributivo - ossia quella che precede l’1 gennaio 1996, o 1 gennaio 2012 per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 avevano maturato 18 anni di contributi - viene calcolata con le più penalizzanti regole del contributivo.

Un’altra novità della legge di Bilancio 2025 è lo sconto riservato alle donne con 4 o più figli. Oggi la legge Fornero stabilisce infatti che nel caso delle lavoratrici con figli che accedono alla pensione è previsto uno sconto sull’età di 4 mesi per figlio, fino a un massimo di 12 mesi.

Pensiamo ad esempio alla pensione anticipata contributiva, il cui diritto si raggiunge al compimento dei 64 anni con 25 anni di contributi (e un assegno almeno pari a 3 volte il valore dell’Assegno sociale, 2,8 volte nel caso delle lavoratrici con un figlio e 2,6 volte per quelle con almeno due figli): oggi grazie a questa agevolazione possono anticipare l’accesso alla pensione fino a 63 anni.

Con l’ultima manovra viene però esteso il limite massimo dello sconto, portandolo a 16 mesi: ciò significa che una donna con 4 figli può andare in pensione già a 62 anni e 8 mesi grazie a questa nuova agevolazione.

La legge di Bilancio 2025 ha inoltre confermato anche Opzione Donna, per quanto i requisiti ormai siano talmente restrittivi da limitare la platea a poche migliaia di lavoratrici.

A Opzione Donna nel 2025 ci si accede all’età di 61 anni (60 anni per le lavoratrici con un figlio, 59 anni per le lavoratrici con almeno due figli o per quelle licenziate, o in procinto di, da grandi aziende), con almeno 35 anni di contributi. Tuttavia è prevista una finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti, 18 mesi per le autonome. Di fatto il primo pagamento di pensione viene liquidato almeno un anno dopo, quindi una volta compiuti i 62 anni.

Si ricorda che per accedere a Opzione Donna è anche richiesta l’appartenenza a uno dei profili individuati dalla normativa, ossia essere invalide (almeno al 74%), caregiver (assistere quindi un familiare con grave disabilità), oppure licenziate da grandi aziende.

Requisiti che devono essere soddisfatti entro il 31 dicembre del 2024.

Opzione Donna richiede quindi meno di 41 anni di contributi, ma così come Quota 103 prevede un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, il che non la rende particolarmente conveniente.

Infine, vengono disciplinate direttamente dalla legge Fornero poi quelle misure di pensionamento anticipato che consentono di smettere di lavorare indipendentemente dall’età anagrafica, quindi anche al compimento dei 62 anni (o persino prima).

Nel caso della pensione anticipata, ad esempio, si può smettere di lavorare a qualsiasi età a patto di aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno nel caso delle donne. Basta quindi aver iniziato a lavorare poco prima dei 19 anni e aver mantenuto una carriera costante per poter andare in pensione nel 2025 all’età di 62 anni.

Esiste poi un’agevolazione per la pensione anticipata riservata ai lavoratori cosiddetti precoci, ossia chi prima del compimento dei 19 anni ha maturato 12 mesi di contributi. Questi possono andare in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contributi, di cui almeno una settimana contributiva deve risultare versata entro il 31 dicembre 1995.

Serve però appartenere a uno dei profili che necessitano di una maggior tutela, quali disoccupati, invalidi, caregiver e addetti a lavori gravosi.

Pensione a 62 anni con Quota 97,6

Nel paragrafo precedente abbiamo visto diverse opzioni di pensionamento ma tutte richiedono o più di 41 anni di contributi oppure prevedono una penalizzazione per l’assegno. Vi abbiamo anticipato, però, di una misura che soddisfa entrambe le condizioni: si tratta di Quota 97,6.

Disciplinata dalla legge di Bilancio 2017, questa consente di andare in pensione all’età di 62 anni (mese più, mese meno) a coloro che ne hanno svolto per anni un lavoro particolarmente usurante.

Nel dettaglio, consente di andare in pensione una volta che la somma tra età anagrafica e contributi restituisce come risultato 97,6. La regola però vuole che il lavoratore abbia compiuto almeno 61 anni e 7 mesi di età, mentre l’anzianità contributiva non può essere inferiore a 35 anni. Di fatto esistono diverse formule possibili per andare in pensione con Quota 97,6, in vigore anche nel 2025:

  • a 62 anni e 6 mesi di età con 35 anni di contributi;
  • a 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni e 11 mesi di contributi.

Nel caso dei lavoratori autonomi però si parla di quota 98,6, visto che il diritto alla pensione si raggiunge non prima dei 62 anni e 7 mesi.

Va detto però che, salvo il caso di coloro che hanno fatto domanda di riconoscimento dei requisiti entro maggio dello scorso anno, fare domanda oggi di Quota 97,6 comporta un rinvio di 3 mesi per la decorrenza della pensione.

Per maggiori informazioni potete consultare il nostro articolo di approfondimento su Quota 97,6, oggi la «scappatoia» migliore per andare in pensione a 62 anni senza 41 anni di contributi e scongiurando tagli dell’assegno.

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