Partite Iva, professionisti più poveri e vecchi. I dati allarmanti del rapporto AdEPP

Anna Maria D’Andrea

20 Dicembre 2016 - 20:45

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I professionisti italiani sono sempre più poveri e vecchi: aumenta l’età media dei contribuenti con partita Iva e diminuiscono i redditi. Ecco gli allarmanti dati del rapporto AdEPP.

Partite Iva, professionisti più poveri e vecchi. I dati allarmanti del rapporto AdEPP

Partite Iva: i professionisti in Italia non navigano in buone acque. Secondo i dati pubblicati nel VI Rapporto AdEPP i titolari di partita Iva in Italia sono sempre più poveri e vecchi.

I dati raccolti dall’Associazione degli Enti Previdenziali Privati e confluiti nel rapporto testimoniano che il quadro della situazione è allarmante. Non soltanto è aumentata l’età media degli iscritti alle Casse di previdenza privata e quindi dei professionisti con partita Iva ma c’è un netto divario tra i redditi a livello regionale. Un professionista con partita Iva guadagna una media di 20 mila euro in Calabria, contro i 60 mila euro in Lombardia.

L’analisi dei dati contenuti nel rapporto AdEPP confermano quella che potremmo definire una “fortunata intuizione”: in Italia non è vita facile per i professionisti e nelle Regioni del Sud le difficoltà economiche dei titolari di partita Iva sono maggiormente accentuate.

Non sono mancate in questo periodo le proteste dei professionisti e dei titolari di partita Iva, sempre più danneggiati dalle novità fiscali che puntualmente finiscono con l’appesantirne il carico di adempimenti tributari.

Nelle ultime settimane ad accendere il dibattito di imprenditori e professionisti sono stati i nuovi adempimenti fiscali che, a partire dal 2017, comporteranno l’aumento dei costi per la contabilità del popolo delle partite Iva. Si è arrivati a parlare di una nuova tassa occulta che sulla base delle analisi di Confprofessioni Lazio farà lievitare di ulteriori 480 euro il costo di gestione delle partita Iva.

I dati allarmanti contenuti nel rapporto dell’AdEPP arrivano a confermare che le proteste dei professionisti e le lamentele a fronte di un sistema fiscale svantaggioso ed intricato non sono poi così immotivate. Tra il 2005 e il 2015 il calo percentuale del reddito dei professionisti con partita Iva è stato del 18%. Ma la crisi dei professionisti non riguarda solo i redditi.

Vediamo i dettagli del VI Rapporto AdEPP e quale la situazione allarmante che coinvolge professionisti e partite Iva.

Partite Iva, professionisti più poveri e vecchi. I dati allarmanti del rapporto AdEPP

I dati raccolti nella banca dati dell’AdEPP relativi ai titolari di partita Iva iscritti alle casse di previdenza di categoria riguardano il periodo 2005-2015 e riescono a fornire un quadro completo e specifico di quella che è stata l’evoluzione temporale dei professionisti.

Il primo dato che balza agli occhi e che farebbe pensare ad una ripresa economica e lavorativa è l’aumento degli iscritti agli Enti di Previdenza Privati. Nel 2015 l’incremento è stato di 1.489.000 unità, numero che si traduce in un aumento percentuale del 21,59% tra il 2005 e il 2015.

I professionisti in Italia sono sempre più vecchi, questa la motivazione dell’incremento degli iscritti. La percentuale di aumento iscritti a enti previdenziali privati non riguarda nuovi ingressi ma la permanenza a lavoro dei professionisti anziani. Lieve incremento invece per le giovani professioniste donne iscritte al 2015, anche se il gap tra uomini e donne titolari di partita Iva è ancora molto elevato: il 64,7% dei professionisti iscritti agli enti di previdenza privati è di sesso maschile e soltanto il 35,3% sono invece donne.

Il numero di nuovi iscritti, seppur lieve, rispecchia la situazione precedentemente analizzata: l’età media dei nuovi iscritti aumenta, dai 35,5 anni nel 2005 ai 36 anni attuali.

Il calo dei redditi è il dato che però preoccupa di più: tra il 2005 e il 2015 il reddito delle partite Iva è diminuito del 18%, dato che sale al 20% se si considerano invece i redditi nel periodo tra il 2008 e il 2015. Allarmanti e indicativi inoltre i dati relativi a redditi delle partite Iva tra Nord e Sud e tra uomini e donne.

Partite Iva, professionisti più poveri al Sud. Il gap regionale nel rapporto AdEPP

Partite Iva più povere al Sud: i dati del rapporto AdEPP rispecchiano una situazione di svantaggio economico per il Sud che non disdegna di coinvolgere anche i professionisti titolari di partita Iva.

A fronte di una diminuzione media del reddito del 18% nel periodo compreso tra 2005 e 2015 è impressionante la differenza di reddito tra un professionista con sede in Calabria e un collega residente invece in Lombardia.

Il reddito medio di un professionista titolare di partita Iva in Lombardia è di 60 mila euro, contro i soli 20 mila euro di un collega calabrese. La situazione è più o meno simile per quel che riguarda le restanti regioni del Sud Italia, mentre nel Centro Italia i redditi si assestano in media intorno ai 40/50 mila euro.

Nell’analisi del rapporto AdEPP quello che salta agli occhi è inoltre l’abissale differenza di reddito medio che intercorre tra professionisti di sesso maschile e femminile. Il reddito delle donne è il 60% di quello degli uomini.

Nell’analisi dell’AdEPP inoltre viene calcolato che circa il 15% delle lavoratrici donne ha abbandonato temporaneamente o definitivamente la propria attività a seguito di gravidanza.

Partite Iva, uomini vs donne. I dati AdEPP

Le differenze di genere nel mondo del lavoro si riflettono nei dati del rapporto AdEPP. Prendendo a riferimento il reddito medio maggiore, ovvero quello di professionisti con partita Iva residenti in Lombardia, la differenza è abissale.

Se un lavoratore professionista guadagna in media 60 mila euro all’anno, una donna con partita Iva non arriva a raggiungere i 35 mila euro di guadagno somma che, come abbiamo già affermato, dimostra come il reddito delle professioniste sia in media del 40% inferiore a quello degli uomini.

Una professionista in Calabria guadagna poco più di 11 mila euro annui, somma che come ben si può immaginare, difficilmente consente di vivere una vita dignitosa e, soprattutto, di portare fare un solo lavoro.

In più, a danneggiare i redditi delle lavoratrici professioniste interviene la maternità. Circa il 15% delle professioniste ha abbandonato temporaneamente o per sempre la propria professione a seguito di gravidanza. Il 50% delle lavoratrici ha subito un decremento medio maggiore al decremento complessivo dei redditi dei professionisti. Il reddito delle lavoratrici professioniste con partita Iva è diminuito con la nascita di un figlio di circa il 40%. Per portare l’esempio di una professionista calabrese, con una gravidanza gli 11 mila euro annui diventerebbero all’incirca 7 mila euro.

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