Continuano le grandi manovre tra banche. Ma tra golden power e authority divise, chi protegge davvero risparmiatori e imprese?
In un mondo segnato da conflitti armati e tensioni geopolitiche, anche nel mondo bancario italiano si “combatte” per l’acquisizione di snodi e mercati alternativi. Ne potrebbe risultare una nuova configurazione dell’intero settore. Il caso più emblematico è quello del Monte dei Paschi di Siena, salvata nel 2017 con 5,4 miliardi di euro di soldi pubblici ed oggi potenziale predatore di Mediobanca, storica cassaforte del capitalismo italiano.
Su quali basi prospettiche una banca con una capitalizzazione di ca. 8 miliardi a fine 2024 può tentare una scalata su un altro istituto sistemico con un valore di 12? “I processi di fusioni e acquisizioni tra banche potrebbe ridurre la frammentazione del settore finanziario italiano, allineandolo a quello degli altri Paesi europei. Ma le operazioni devono essere volte alla creazione di valore per imprese e famiglie, migliorando l’offerta di credito e prodotti di risparmio”. Così si esprimeva il Governatore della Banca d’Italia Panetta nelle Considerazioni finali della Relazione annuale 2024. Ma chi vigila concretamente sulle ricadute sistemiche e la salvaguardia degli interessi collettivi di queste operazioni?
Una visione d’insieme delle OPA in corso
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