Un nuovo lockdown nazionale potrebbe dipendere dalle terapie intensive: l’ipotesi

Martino Grassi

22 Ottobre 2020 - 13:40

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Un nuovo lockdown potrebbe essere attuato se si dovessero superare i 2.300 ricoveri nelle terapie intensive al fine di evitare il collasso delle strutture sanitarie. L’ipotesi al vaglio del governo.

Un nuovo lockdown nazionale potrebbe dipendere dalle terapie intensive: l’ipotesi

Il lockdown generalizzato a livello nazionale resta l’ultima arma nelle mani del governo per bloccare la macchina dei contagi, un terribile scenario che l’esecutivo cerca da tempo di scongiurare il più possibile, preferendo procedere “in maniera graduale”, con l’obiettivo di mantenere aperte le attività produttive e le scuole, e al tempo stesso cercare di limitare la diffusione del virus.

Se il numero dei contagi dovesse tuttavia continuare ad aumentare, e i provvedimenti imposti con il DPCM del 18 ottobre, che potrebbero subire un’ulteriore stretta con un nuovo documento previsto per la prossima domenica, non dovessero funzionare e soprattutto se il numero dei ricoveri continuerà a crescere si potrebbero rendere necessarie delle ulteriori chiusure che potrebbero arrivare anche ad un lockdown generale.

Nuovo lockdown potrebbe dipendere dalle terapie intensive

Sebbene il governo continui a scongiurare la possibilità di attuare un nuovo lockdown a livello nazionale, sembrerebbe che sia stata fissata una condizione per cui questa misura potrebbe rendersi necessaria nuovamente. Palazzo Chigi per il momento ha lasciato alle varie regioni la possibilità di attuare delle strette a livello locale, istituendo ad esempio dei coprifuoco, come hanno fatto Lombardia, Campania e Lazio, ma qualora si dovessero raggiungere i 2.300 ricoveri in terapia intensiva l’esecutivo potrebbe attuare delle misure più drastiche, anticipa il Corriere della Sera.

L’obiettivo dell’ipotesi al vaglio è proprio quello di impedire il collasso del sistema sanitario, come accaduto nei precedenti mesi in cui l’epidemia si è manifestata in tutta la sua forza. Sebbene molte strutture ospedaliere siano ancora sotto controllo, molte altre sono in affanno, e i posti di terapia intensiva stanno già scarseggiando.

Nell’ultima settimana i ricoveri in terapia intensiva sono aumentati del 69% rispetto alla precedente, secondo quanto riportato dalla Fondazione Gimbe, passando dai 539 pazienti del 14 ottobre ai 926 di ieri. È proprio questa cifra che spaventa maggiormente, tanto che il governo ha iniziato a sviluppare la convinzione che oltre i 2.300 ricoveri il sistema potrebbe crollare.

Le attuali restrizioni potrebbero non essere sufficienti

Palazzo Chigi ha avviato una serrata collaborazione con le Regioni al fine di riuscire a trovare una strategia comune stabilita in base all’andamento dell’indice Rt a livello locale, che permetterà di stabilire il tipo di intervento da attuare.

Negli ultimi giorni il ministro della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari regionali Francesco Boccia stanno trattando con i vari governatori per trovare delle misure omogenee in tutto il paese, con la consapevolezza che le restrizioni in vigore al momento potrebbero non essere sufficienti per bloccare la catena dei contagi.

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