Cos’è l’indice Rt, la misura che ci dice se arriverà un altro lockdown

Martino Grassi

20/10/2020

20/10/2020 - 12:37

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Cos’è l’indice Rt e perché è fondamentale per capire se verrà introdotto un nuovo lockdown? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Negli ultimi giorni la possibilità di un nuovo lockdown sembra essere sempre più legata all’indice Rt (R con T, una misura che indica il tasso di trasmissibilità di una patologia. In sostanza questa cifra ci permette di comprendere quanto una persona positiva possa effettivamente infettare altri individui sani.

L’indice Rt rappresenta una misura fondamentale per comprendere al meglio quanto il coronavirus sia in grado di diffondersi tra la popolazione, ma soprattutto per capire se gli interventi e le norme imposte per limitare la propagazione del virus stanno effettivamente funzionando.

Cos’è l’indice Rt

L’indice Rt dunque è un valore, basato su calcoli matematici e statistici, che permette di illustrale la potenzialità di trasmissione di un virus, ed è per questo che risulta strettamente legato ad un eventuale lockdown. Un valore Rt che si attesta ad 1.00 indica che in media una persona affetta da coronavirus può contagiarne un’altra, mentre un indice Rt pari a 2.00 indica che un paziente positivo può infettare altre due persone sane.

Proprio per questo motivo l’indice Rt fornisce una stima della pericolosità di diffusione del virus, e qualora questa cifra dovesse diventare troppo alta, significherebbe che le misure attuate dal governo per contenere la diffusione del virus si stanno rivelando inefficaci e per questo potrebbe rendersi necessario un nuovo lockdown. Va tuttavia precisato però che si tratta di un dato basato su calcoli matematici e statistici e non biologici, la cui variazione dipende da un gran numero di fattori e variabili.

Come si calcola l’indice Rt

Esistono due modalità di calcolo di Rt, la prima di basa su un metodo utilizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, ed è quello utilizzato a livello nazionale, il secondo si basa su un metodo utilizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ed è semplificato rispetto a quello adottato dall’ISS.

Come riporta l’ISS sul suo sito web: “R0 e Rt possono essere calcolati su base statistica a partire da una curva di incidenza di casi giornalieri (il numero di nuovi casi, giorno per giorno). Per calcolare R0 o Rt non è necessario conoscere il numero totale di nuove infezioni giornaliere”. La cifra viene ottenuta utilizzando un complesso algoritmo che prende in considerazione i nuovi casi in uno specifico lasso di tempo.

I limiti di Rt

Trattandosi di una stima matematica, l’indice Rt presenta anche diversi limiti. La prima criticità che può essere riscontrata è il fatto che basandosi sull’acquisizione dei dati rispetto ai giorni precedenti, eventuali focolai sporadici registrati in zone con una bassa densità di popolazione possono far schizzare questo indice, nonostante i casi di infezione siano tenuti sotto controllo.

Il secondo limite è che questa cifra viene calcolata unicamente tenendo in considerazione solo i casi sintomatici, come riporta l’Istituto Superiore di Sanità. Questo criterio poteva essere valido solamente nella fase iniziale della pandemia quando tutte le nuovo diagnosi erano accompagnate anche dalla manifestazione dei sintomi, ad oggi però la maggior parte delle persone positive risulta essere asintomatica o con sintomi molto lievi.

Le differenze con R0

Negli ultimi mesi abbiamo imparato sempre più a familiarizzare con molti termini tecnici solitamente utilizzati da virologi ed esperti del settore. Nei primi mesi di pandemia gli scienziati e le autorità erano solite parlare dell’indice R0 (R con zero), ossia una misura analoga a quella di Rt che tuttavia prende in considerazione la capacità di diffusione di un virus nel momento della sua nascita, e quindi nella prima fase della pandemia.

L’indice R0 quindi fa riferimento al grado in cui un virus riesce a diffondersi quando ancora non vengono attuati degli interventi per contenerlo, come quelli farmacologici o di prevenzione, rappresenta quindi il grado di trasmissibilità senza che l’uomo intervenga per limitarlo.

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