Nuove regole dell’Unione europea per le batterie. Arriva il passaporto per le auto elettriche, ecco come funziona.
Il passaporto non è più obbligatorio soltanto per i viaggiatori e i loro animali domestici, ma presto anche per le auto elettriche. I nuovi requisiti dell’Ue impongono infatti un documento digitale per tutte le auto elettriche, un vero e proprio certificato identificativo legato alla batteria contenente tutte le informazioni sul veicolo. Manca ancora del tempo, ma presto il nuovo pass digitale garantirà la trasparenza e la completa informazione sui veicoli elettrici nell’Unione europea, in favore di consumatori e aziende. I dati sulle batterie, in particolare, sono fondamentali per ragioni di efficienza e durata, ma anche sicurezza, ecologia e diritti umani. Il tutto senza particolari oneri per i clienti finali, considerando che il passaporto per le auto elettriche avrà un costo decisamente limitato. Vediamo come funziona.
Il passaporto per le auto elettriche, le nuove regole Ue
A partire dal 18 febbraio 2027 tutte le auto elettriche vendute nell’Unione europea dovranno essere munite di un passaporto digitale. Nel dettaglio, l’obbligo riguarda tutte le batterie da 2 kWh o superiori, includendo così tutti i veicoli elettrici, che hanno in genere batterie comprese tra 30 kWh e 100 kWh. Non è ancora chiaro come e se l’obbligo sarà esteso ai veicoli già circolanti, che potrebbe essere difficoltoso sotto più punti di vista. Il nuovo pass digitale, che sarà consultabile facilmente grazie a un Qr code, si propone infatti di fornire informazioni complete e dettagliate sul veicolo, soprattutto riguardo all’impatto ambientale e all’origine della batteria.
Tra i dati più importanti del documento troviamo infatti il dettaglio completo sulla catena di produzione, l’approvvigionamento delle materie prime (soprattutto delle terre rare) e l’intero processo che ha dato vita al prodotto. Il passaporto delle auto elettriche dovrà inoltre indicare l’impronta di carbonio e il fine vita stimato del prodotto. Oltre a questo, il pass permetterà di accedere a informazioni fondamentali riguardanti le condizioni di lavoro e il rispetto dei diritti umani in tutte le fasi di produzione.
Non mancheranno infine le informazioni tecniche relative alla manutenzione, al riciclo e al riutilizzo della batteria, ben accolte dalle associazioni per i consumatori che vedono una maggiore durata e l’utilizzo più facile in favore dei clienti. Nel complesso, ogni batteria delle auto elettriche dovrà essere corredata da un totale di 90 voci informative divise in 7 categorie, toccando anche l’aspetto normativo. A vigilare sul passaporto ci sarà un ente apposito, ossia il Battery pass consortium che l’Ue ha istituito proprio per il nuovo passaporto.
Così l’Unione europea vuole garantire la transizione ecologica e l’efficienza energetica, ma anche una filiera produttiva più responsabile, trasparente e rispettosa. Obiettivi ambiziosi per Bruxelles, che ha individuato un unico strumento per far fronte a diverse esigenze, soprattutto in modo pratico e conveniente. Il passaporto sarà infatti interamente digitale, con la creazione verificata dal Battery pass consortium, e ha un costo stimato tra 6 e 12 euro per ogni batteria.
Di fatto, questo tipo di soluzioni non è nuova all’ordinamento europeo, che sta facendo dei Digital product passport un elemento chiave nei progetti di digitalizzazione, rispondendo alle esigenze di trasparenza e tracciabilità che riguardano molti prodotti. Si avrà così presto un documento completo per ogni auto elettrica, funzionante attraverso un Qr code associato al numero identificativo del veicolo, che consentirà anche ai consumatori di accedere alle informazioni. È probabile che la generalità dei dati sia riservata ai produttori, ma in ogni caso i clienti potranno senza dubbio accedere a elementi importanti per l’uso della batteria.
Una trasparenza che può avere effetti soltanto se accompagnata da regole idonee, tant’è che proprio dal 2027 sono previsti nuovi parametri per il riciclo delle batterie, da cui ricavare almeno il 90% di cobalto e nichel e il 50% del litio, aumentando gradualmente la quota di materiali riciclati fino al 2030. Un cambiamento necessario per l’ambiente e il portafoglio ma anche e soprattutto per contrastare il lavoro minorile e lo sfruttamento.
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