Non solo Cina: ecco dove l’Europa può trovare le materie prime

Violetta Silvestri

14/03/2023

16/03/2023 - 08:54

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Dove trovare materie prime critiche per la transizione green dell’industria? Non solo in Cina: l’Europa ha la possibilità di creare legami con altri Paesi dove i minerali più cercati non mancano.

Non solo Cina: ecco dove l’Europa può trovare le materie prime

L’Europa a caccia di terre rare e minerali critici per la transizione energetica potrebbe trovare altri partner oltre alla Cina.

C’è un altro Paese che si sta posizionando come una soluzione per i molti governi europei che stanno cercando di fare meno affidamento sul dragone per le materie prime critiche, essenziali per la produzione di beni come le auto elettriche.

Si tratta del Canada, il quale ha annunciato a dicembre un piano per aumentare la produzione di questi minerali. Si stima che la nazione del Nord America abbia oltre 15,1 milioni di tonnellate di ossido di terre rare.

L’Unione europea e altre parti del mondo stanno cercando di essere meno dipendenti dalla Cina, accelerando al contempo i piani per un’economia più sostenibile. Da una prospettiva europea, i funzionari sono preoccupati che Pechino stia potenzialmente usando il suo ruolo dominante nelle materie prime in un modo simile a come la Russia ha iniziato a strumentalizzare il gas contro il blocco.

L’emergere di altre nazioni cruciali nell’approvvigionamento di minerali critici è fondamentale per l’Europa. Quanto vale il Canada per queste materie prime?

Canada, non solo Cina: dove trovare minerali critici

Giorni fa il ministro delle risorse naturali canadese Jonathan Wilkinson ha sottolineato che i minerali critici sono una delle maggiori opportunità per il Canada:

“Questo davvero, se lo facciamo bene, è una specie di opportunità economica generazionale per questo paese”, ha detto Wilkinson. “Non solo estrarre minerali, ma elaborarli e raffinarli qui. Costruire le batterie, costruire i veicoli elettrici e altri prodotti.”

Il Paese del Nord America ha una strategia mineraria che mira a sviluppare industrie come la produzione di batterie per veicoli elettrici e garantire una fonte interna di input chiave, da rame e nichel, a litio e cobalto.

Questo perché il Canada è una terra benedetta, con molti dei minerali critici necessari per costruire batterie per auto elettriche e infrastrutture elettriche. Secondo i dati del governo, però, potrebbero servire dai 5 ai 25 anni prima che un progetto minerario diventi operativo, quindi le autorità canadesi stanno cercando di accelerare il processo di approvazione per i nuovi impianti. Senza tralasciare questioni ambientali e di rispetto dell’ecosistema.

Più in generale, comunque, c’è un crescente riconoscimento da parte di diversi governi che i minerali e le altre materie prime sono ora una questione di sicurezza nazionale. E trovare partner diversi dalla Cina dai quali attingere queste commodities è vitale, soprattutto per l’Europa.

Le ambizioni di Ottawa sono osservate da vicino a Bruxelles. Mary Ng, ministro del commercio internazionale canadese, alla domanda se il Canada fosse desideroso di rovesciare la Cina nel diventare il principale fornitore di materiali critici per la transizione verde pianificata in Occidente ha risposto: “Se osservo una statistica pubblicata di recente, il Canada ora è il numero due nella spazio dell’ecosistema della batteria. Quindi questo è il numero due accanto alla Cina, aggiungendo che il Paese era il numero cinque in queste classifiche “non molto tempo fa”.

“Il Canada vuole essere parte della soluzione. Stiamo già collaborando per l’idrogeno, stiamo collaborando in aree di sviluppo di minerali critici... quella catena di approvvigionamento resiliente attraverso l’Atlantico è certamente qualcosa che stiamo assolutamente facendo”, ha aggiunto.

Tutto questo è incoraggiante per l’Ue, a caccia di materie prime per non rallentare quel percorso industriale green, che comprende anche il complicato capitolo delle auto elettriche dal 2035, che va avanti in altre potenze. E, ovviamente, per liberarsi da una assoluta dipendenza da Pechino.

La Cina intanto può dominare il mercato del litio

Sottovalutare il dragone, comunque, non è auspicato.

Secondo UBS AG, gli sforzi della Cina per aumentare l’estrazione del litio potrebbero far sì che rappresenti quasi un terzo dell’offerta mondiale entro la metà del decennio.

La banca prevede che le miniere controllate dalla Cina, compresi i progetti in Africa, aumenteranno la produzione a 705.000 tonnellate entro il 2025, dalle 194.000 tonnellate del 2022. Ciò spingerebbe la quota cinese del minerale fondamentale per le batterie dei veicoli elettrici al 32% della fornitura globale, da 24% l’anno scorso.

La corsa per garantire il litio si sta svolgendo ai massimi livelli, con nazioni tra cui gli Stati Uniti che danno la priorità all’accesso ai materiali necessari per produrre batterie mentre il mondo si allontana dai combustibili fossili. Le esigenze della Cina sono particolarmente forti visto che ospita il più grande mercato mondiale per i veicoli a nuova energia.

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