Il vicepremier torna a dire no al MES citando le banche tedesche. Calenda VS Salvini: parole di uno che ha detto no all’euro e poi ha appoggiato Draghi.
Ancora e anche no alla ratifica del MES da parte dell’Italia, l’unico Paese UE che non ha apposto ancora la propria firma alla riforma del Meccanismo europeo di Stabilità.
Torna sotto i riflettori il Pomo della discordia tra l’Unione europea e l’Italia di Meloni.
Salvini tuona il no al MES: “cappio al collo, no a sacrifici italiani per salvare banche tedesche”
A tuonare il no, in prima linea, il vicepremier, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha definito la riforma un “cappio al collo”, tornando a sfornare i soliti slogan contro le banche tedesche.
Così in una nota, che porta la data di ieri, 13 maggio 2025:
“MES? No! Il Parlamento, grazie anche alla posizione ferma della Lega che ha sempre combattuto il MES sin dai tempi di Monti, ha già respinto il tentativo dell’UE di metterci questo cappio al collo. Dalla trasformazione in ’salva banche’ non avremmo nessun vantaggio perché le nostre banche godono di ottima salute. Visto che si insiste a proporre questa modifica che la Lega non ratificherà mai, rispondiamo proponendo di liquidare la quota italiana per riprenderci i nostri 15 miliardi con cui potremmo abbassare le tasse, fare investimenti e aumentare le pensioni, lasciando liberi gli altri di fare quello che vogliono”.
Tempo qualche ora e il leader della Lega Salvini ha rincarato poi la dose, così commentando, a margine dell’inaugurazione del nuovo Terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino:
“Abbiamo una situazione economica, bancaria, borsistica positiva. Lo spread è ai minimi storici e quindi chiedere adesso agli italiani dei sacrifici per andare a salvare magari banche tedesche in difficoltà anche no. Quindi noi chiediamo all’Europa di non soffocare le nostre imprese con burocrazia, regole e intralci”.
Il ministro ha ribadito che “il MES non serve, nessuno lo usa, anzi ci abbiamo messo 15 miliardi degli italiani in questo salvadanaio che nessuno usa, se ce li riprendiamo indietro aiutiamo tante imprese ”.
Alert banche da Eurogruppo, senza MES più rischi in caso di crisi
Questa la risposta di Salvini al pressing del Comitato di risoluzione unico che, negli ultimi giorni, è tornato a chiedere all’Italia di Meloni di ratificare la riforma del MES.
Questione cruciale affrontata nell’ultima riunione dell’Eurogruppo di lunedì 12 maggio, quando diversi ministri delle Finanze hanno ribadito l’importanza della riforma del cosiddetto Fondo salva-Stati, facendo notare che il rifiuto dell’Italia di apporre la sua firma lega le mani alla stessa istituzione MES che, senza il consenso di tutto i Paesi europei, non potrà mobilitate le proprie risorse, nel caso in cui dovesse esplodere una crisi bancaria.
A dirlo chiaro e tondo, l’altro ieri, è stato il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe che, nel rimarcare la necessità di continuare a collaborare con il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, ha avvertito che, se il trattato MES non verrà applicato, la conseguenza sarà che “i fondi che abbiamo a disposizione per aiutarci a gestire le difficoltà bancarie non potranno essere incrementati dai prestiti concessi dal MES ”. Il che significa che, ad aumentare, potrebbero essere “in futuro, i nostri rischi, nel caso in cui dovessimo affrontare una grave difficoltà bancaria”.
Il numero uno del MES Gramegna, “assenza backstop indebolisce attrattiva banche europee”
Un attenti alla mancata applicazione del MES è stato lanciato anche dal direttore della stessa istituzione del Meccanismo europeo di stabilità Pierre Gramegna, che ha fatto notare che una Unione bancaria “ svantaggiata rispetto ad altre giurisdizioni a causa della mancanza di un backstop comune indebolisce l’attrattiva delle banche europee e influenza le opinioni degli investitori stranieri sulle operazioni nell’area dell’euro”.
Gramegna ha puntato il dito contro l’ostinazione del governo Meloni a non volere ratificare la riforma, ricordando che il Fondo unico di risoluzione dell’Unione europea dispone di 80 miliardi di euro per rispondere alle crisi bancarie e che il MES, dal canto suo, possiede altri “68 miliardi di salvaguardia addizionale”. Miliardi, ben 68, che non potrebbero essere tuttavia mobilitati nel caso in cui si manifestasse una crisi bancaria, a causa di quel no dell’Italia alla ratifica della riforma, che va avanti ormai da anni.
Ma niente da fare: l’Italia di Meloni continua a opporsi nonostante, sempre l’altroieri, il Single Resolution Board, ovvero Comitato di risoluzione unico, abbia lanciato un chiaro richiamo affinché tutti i Paesi ratifichino la riforma.
In un documento che è stato diramato in occasione della riunione dell’Eurorogruppo, i destinatari menzionati sono stati, in generale, “tutti i Paesi”:
“ Tutti i Paesi dovrebbero ratificare con urgenza la revisione del trattato MES per istituire il sostegno comune del Meccanismo al Fondo di risoluzione unico”.
Ma unica destinataria del Comitato di risoluzione unico è stata nei fatti l’Italia, che ha preso praticamente le distanze da quanto fatto da tutti i Paesi dell’Unione europea.
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Bagnai (Lega) smentisce Gramegna: l’esistenza stessa del MES è una anomalia
Detto questo, l’alert di Gramegna è stato prontamente smentito dal responsabile economia della Lega, Alberto Bagnai, che ha bollato “prive di senso” le dichiarazioni rilasciate dal direttore del MES.
Così si legge in una nota di Bagnai, riportata da Askanews:
“Le parole di Pierre Gramegna, direttore del MES, secondo cui la mancanza di un ’sostegno comune’ fornito appunto dal MES indebolirebbe il mercato bancario europeo, sono prive di senso. Una semplice ricerca delle parole ’common backstop’ su Internet chiarisce che di un meccanismo simile si parla solo nella giurisdizione europea. I Paesi normali hanno una Banca centrale che fa la Banca centrale, e tanto basta. Quello che svantaggia le banche europee non è la mancanza di una cosa che nessuno ha (il ’sostegno comune’), ma il fardello di una cosa che solo l’Europa ha: il carico regolatorio imposto dall’Unione bancaria. Comprendiamo l’ansia di Gramegna di assicurare la sua sopravvivenza perpetuando una burocrazia irresponsabile, inutile e costosa, ma la nostra valutazione è diametralmente opposta: l’esistenza stessa del MES è un’anomalia che va sanata, liquidando questo fondo e restituendo agli Stati membri il capitale versato”.
Tajani, perplessità di Forza Italia sul “controllo democratico” del Fondo. Citata Lagarde (BCE)
Dal canto, il vicepremier, ministro degli Affari esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani non si è detto contrario a priori al MES, sottolineando al contempo come la ratifica della sua riforma non sia al momento una priorità e ricordando le perplessità del suo partito:
“Sul MES abbiamo sempre avuto, per quanto riguarda Forza Italia, delle perplessità. Due forze di governo sono contrarie, noi abbiamo una perplessità perché abbiamo una visione più europeista, la perplessità è il controllo democratico del fondo. Il presidente della Banca centrale europea è chiamato a rispondere davanti al Parlamento europeo mentre chi guida il MES non è chiamato a rispondere davanti all’Europarlamento ”, ha spiegato Tajani, nel fare riferimento all’ “obiezione di fondo che, come Forza Italia, abbiamo fatto”.
E’ praticamente “il controllo democratico del MES” la questione principale da risolvere, secondo Forza Italia, diversa da quella degli altri due partiti di governo, Fratelli d’Italia e Lega. “ Noi non siamo contrari per principio al Mes, però abbiamo forti dubbi sulla carenza di controlli, cioè, Lagarde va a riferire al Parlamento e non capisco perché il responsabile del Mes non deve andarci”. Detto questo, ha aggiunto Tajani, “non mi pare che sia una priorità”, in un momento in cui, secondo il ministro, “la priorità è ricostruire la pace”.
I commenti di Marattin e Calenda VS Salvini, “balle sovraniste” e parole da “pernacchie”
Dal fronte delle opposizioni, occhio alle critiche arrivate da Luigi Marattin, deputato e fondatore del Partito Liberaldemocratico, che non ha risparmiato a Salvini un duro affondo: “ Salvini ricomincia con le balle sovraniste sul MES . Da anni si rende protagonista della peggiore cialtronata d’Europa, su questo argomento”.
In evidenza anche le parole del leader di Azione, Carlo Calenda:
“Salvini vuole distruggere l’Europa e vuole farlo insieme ai suoi compagni che sono la Afd, Orban, Le Pen eccetera. C’è un piccolo dettaglio che Salvini omette di dire: che senza l’Europa, l’euro e la BCE, l’Italia è fallita (...) Stiamo parlando di uno che ha fatto fortuna politicamente dicendo ’fuori dall’euro’ per dieci anni e poi è finito per appoggiare il governo Draghi. Allora in un paese del genere quando Salvini dice una cosa dovrebbero fargli delle pernacchie, non discuterne”.
#Salvini dice tutto e il contrario di tutto. È passato dal voler uscire dall’euro ad appoggiare il governo più europeista di sempre di Mario #Draghi. E come sempre continua a far fare figuracce all’Italia. pic.twitter.com/ixj6e5EvHd
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) May 13, 2025
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