C’è una condizione da soddisfare sempre nei trasferimenti di denaro (cash o con bonifico): in questo modo si evita di dover versare imposte non dovute e multe.
Per i trasferimenti di denaro che non soddisfano determinate condizioni, il rischio che si corre è quello di incorrere in multe anche abbastanza salate. Si deve sempre prestare molta attenzione ai trasferimenti in contanti e ai bonifici che si ricevono perché il rischio è quello che l’Agenzia delle Entrate richieda, sulle somme, non solo il pagamento dell’eventuale imposta, ma anche maggiorazioni dovute a sanzioni.
Qual è la condizione che mette al riparo dai rischi e a cosa si deve sempre fare attenzione? Nel corso degli anni il Fisco e la normativa hanno, pian piano cambiato le regole del gioco e per chi si vorrebbe appellare a un presunto segreto bancario, è bene sapere che in Italia non è più previsto. Il conto corrente personale non è soltanto un affare proprio, ma è qualcosa di cui l’Agenzia delle Entrate sa tutto.
Trasferimenti di denaro, quando sono pericolosi?
Partendo dalla nostra premessa, si potrebbe pensare che è rischioso ricevere qualsiasi somma di denaro. Non è così: lo stipendio che viene bonificato ogni mese, infatti, non sarà mai un campanello di allarme per il Fisco poiché viene dichiarato annualmente (in prima battuta nella Certificazione Unica che rilascia il datore di lavoro e poi nella dichiarazione dei redditi annuale) e su di esso vengono pagate le imposte.
Si deve tenere conto che per il Fisco ogni somma che entra nel conto corrente è assimilabile a reddito percepito e proprio per questo dovrebbe essere assoggettato a imposta, a meno che non si dimostri il contrario. Ecco, quindi, che se si versano sul conto soldi in contanti (ricevuti in regalo o risparmiati nel corso dei mesi) il Fisco può presumere che si tratti di proventi che derivano da lavoro in nero.
Anche il bonifico di un amico che non abbia la giusta “pezza di appoggio” (un regalo o un prestito ad esempio) può essere ritenuto dall’Agenzia delle Entrate come reddito non dichiarato. Il rischio che si corre, quindi, è che se l’amministrazione tributaria non trova riscontro di queste somme nella dichiarazione dei redditi degli anni successivi può chiedere il pagamento dell’Irpef sulle stesse: a questo punto il contribuente deve dimostrare che non si tratta di reddito non dichiarato, ma di somme esenti da imposta (come lo sono, appunto, regali, donazioni o prestiti).
La presunzione del Fisco, però, non si verifica sui bonifici provenienti dai parenti: in questo caso la presunzione è superata dal fatto che le somme possono essere trasferite per sostegno morale dettato dall’affetto che ci lega a quella persona e non vengono considerate come reddito non dichiarato.
La condizione da rispettare per non rischiare multe
Quando si versa denaro sul conto corre, sia contante che con bonifici, si deve sempre avere la giustificazione della provenienza e della motivazione. Ovviamente non sussiste nessun problema per quel che riguarda il trasferimento di una somma da un proprio conto corrente a un altro: in quel caso la provenienza del denaro è conosciuta e non importa al Fisco su quale dei conti correnti intestati al contribuente giaccia l’importo.
Il problema si ha quando si versa denaro contante per il quale non si ha giustificazione (e non basta dire di aver messo da parte le somme, pian piano, per risparmio) o quando si ricevono bonifici che non sono legati a fatture o ad altri motivi documentati.
Supponiamo che fidanzato faccia un bonifico di 10.000 euro al padre della fidanzata che si trova in momentanea difficoltà economica. La somma sarà restituita, poiché si tratta di un prestito, ma non essendoci un legame di parentela tra i due uomini l’Agenzia delle Entrate potrebbe anche presumere che il suocero abbia svolto lavoro in nero e che i 10.000 euro altro non sono che il compenso per l’attività prestata su cui, però, il ricevente non ha versato le imposte. In questo caso, se dovesse esserci un accertamento fiscale, non basta giustificarsi dicendo che era un prestito perché il Fisco pretende una giustificazione documentale con data certa (ovvero con una data a cui si possa risalire con certezza).
La condizione che si deve sempre rispettare è che per i trasferimenti di denaro possa sempre essere dimostrato che non hanno nulla a che fare con attività sospette. È necessario, quindi, documentare sempre tutto: se si tratta di una donazione è bene sottoscrivere un atto di donazione davanti a un notaio. Per le donazioni di modico valore, per le quali non è necessario un notaio, e per i prestiti invece basta una scrittura privata per prestito o per donazione di denaro che comprovino con data certa la transazione.
La scrittura deve contenere l’identificazione dei soggetti interessati (chi dona e chi riceve/chi presta e chi riceve), l’importo della transazione e i tempi di restituzione se si tratta di un prestito.
Come provare la certezza della data? Ovviamente per piccoli importi e quando non è necessario si può evitare l’autenticazione da parte del notaio e la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate poiché in entrambi i casi c’è un costo da sostenere. Allora come fare? Basta incrociare Pec o Raccomandata con ricevuta di ritorno con allegata la scrittura privata: uno la manda all’altro che poi la inoltra di nuovo al mittente: entrambi hanno spedito e ricevuto la scrittura privata e la data certa è dimostrata dalla Pec o dal talloncino della ricevuta di ritorno.
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