Previsioni per gli utili di MPS-Monte dei Paschi di Siena relativi al secondo trimestre del 2025. Lovaglio commenta prezzo OPS su Mediobanca e parla anche di Generali.
Mancano ancora un po’ di giorni alla pubblicazione dei risultati di bilancio di MPS-Monte dei Paschi di Siena relativi al secondo trimestre del 2025, ma una cosa è certa.
Con UniCredit che ha deciso, almeno per ora, di mollare Banco BPM, l’OPS del Monte di Stato su Mediobanca rimane quella più importante da monitorare, oggi, per il mondo di Piazza Affari, così come per quello della politica italiana, visto che anche il governo Meloni, da tempo, non solo osserva l’evoluzione di questa partita di risiko ma, secondo diversi sospetti, ne è anche regista, a dispetto delle smentite dei vertici della banca senese.
Anche qui, insomma, l’intreccio tra la politica e la finanza è sotto le lenti degli osservatori di mercato. D’altronde, nel caso in questione è anche inevitabile visto che il MEF - Tesoro italiano - rimane il principale azionista di MPS.
Sale così la trepidazione per le indicazioni che arriveranno il prossimo 6 agosto, con la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre e del primo semestre dell’anno da parte dell’istituto.
Occhio al trend delle azioni MPS-Monte dei Paschi di Siena e dei titoli Mediobanca, entrambi quotati sull’indice Ftse Mib. Mediobanca, guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel, che ha annunciato venerdì scorso che il governo Meloni ha deciso, sulla scia della proposta del Ministero dell’economia e delle finanze nelle mani di Giancarlo Giorgetti, di non esercitare il golden power sull’OPS che Piazzetta Cuccia ha promosso sulla totalità delle azioni ordinarie di Banca Generali, controllata di Generali. OPS su Banca Generali per ora rinviata, dopo la decisione presa dalla stessa Mediobanca.
MPS, Lovaglio su OPS Mediobanca: “prezzo è fair, non penso a rilanci”
Nell’attesa del D-Day del Monte dei Paschi di Siena va segnalato che, giovedì scorso 24 luglio, mentre Piazza Affari rifletteva ancora sulla fine improvvisa del dossier UniCredit-BPM, si sono messe in evidenza le dichiarazioni di Luigi Lovaglio, amministratore delegato di MPS, che è tornato a sponsorizzare l’offerta pubblica di scambio promossa all’inizio di quest’anno su Mediobanca, ribadendo che il prezzo è giusto.
Interpellato da Class CNBC, il banchiere ha sottolineato che il prezzo è “fair” e che, di conseguenza, “ non penso a rilanci ”.
Lovaglio ha continuato, mostrando tutta la sua fiducia nella capacità del Monte di conquistare e superare la soglia del 67% delle azioni di Piazzetta Cuccia messe nel mirino con l’OPS: “La soglia minima”, ha ricordato, “è del 35% che ci consentirebbe comunque il controllo ma sono fiducioso di raggiungere e superare l’obiettivo del 67% ”.
Ribadito il significato della operazione di M&A, che comporterebbe benefici per gli azionisti non solo del Monte dei Paschi di Siena, ma anche per quelli di Mediobanca: “Creeremo valore per gli azionisti di entrambe le società, ma specialmente per gli azionisti di Mediobanca perché andremo ad avere una politica di dividendi molto generosa ”.
Ovvero? Lovaglio ha fatto riferimento al “100% di pay out con una creazione di valore importante e una crescita a doppia cifra dei dividendi ”, rimarcando che “è fuori discussione che si tratti di una operazione molto vantaggiosa ”.
Ma, sul fronte dividendi, è importante ricordare che anche Mediobanca si è difesa bene, nell’aggiornare di recente il proprio piano. Prosegue nel frattempo la stagione delle trimestrali delle banche italiane.
La prima ad aprire le danze, in questa nuova tornata, è stata UniCredit, che ha presentato profitti che hanno consentito alla banca di chiudere il primo semestre record della sua storia, terminando il secondo trimestre del 2025 con un utile netto pari a €3,3 miliardi, decisamente migliore rispetto ai 2,5 miliardi di euro circa previsti dal consensus degli analisti, mentre l’utile netto dei primi sei mesi del 2025 è ammontato a €6,1 miliardi.
UniCredit è stata la grande protagonista di Piazza Affari della scorsa settimana, dopo avere reso noto anche di avere ritirato l’OPS lanciata lo scorso novembre su Banco BPM, a causa dell’incertezza provocata dalle prescrizioni che il governo Meloni ha imposto sul dossier.
La frase di Lovaglio su Generali
In evidenza tra le dichiarazioni dell’amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena anche il commento su Generali (di cui Mediobanca è principale azionista) e che, secondo diverse accuse delle opposizioni al governo Meloni e speculazioni varie, sarebbe il vero motivo (smentito continuamente dai vertici del Monte ma anche da Palazzo Chigi) che avrebbe convinto il Tesoro, insieme ai maggiori soci di MPS, ovvero Francesco Gaetano Caltagirone e la holding della famiglia Del Vecchio Delfin (questi ultimi due anche tra i principali azionisti di Mediobanca e della stessa Generali), a orchestrare l’OPS dell’istituto senese su Piazzetta Cuccia.
La partecipazione che Mediobanca detiene in Generali, ha rimarcato Lovaglio, “contribuirà alla diversificazione della redditività con una parte di ricavi che non sono correlati al nostro business”.
Ma, è stata la precisazione del CEO, “non è lo scopo della nostra operazione”. Piuttosto, ha continuato il numero uno di MPS, con Generali “vedo solo elementi positivi grazie alla collaborazione nella bancassurance”. Punto.
Nuove manovre nei capitali di MPS e Mediobanca
Nel frattempo, in questi ultimi giorni, nuove manovre sui rispettivi capitali sono state comunicate da MPS e Mediobanca.
Dalle comunicazioni della Consob sulle partecipazioni rilevanti si è appreso che l’imprenditore Giorgio Girondi, fondatore e presidente di Ufi Filters ed ex azionista rilevante di Banco BPM, è salito nel capitale di MPS conquistando una soglia superiore al 3%, in data 16 luglio.
Nel capitale di Mediobanca, si sono messi invece in evidenza i movimenti della PLT Holding della famiglia Tortora - facente parte del patto di consultazione - che, nella sessione del 21 luglio scorso, ha effettuato acquisti di azioni di Piazzetta Cuccia, per un valore di 25 milioni di euro, salendo inizialmente attorno allo 0,65% del capitale sociale di Piazzetta Cuccia.
Lo shopping di azioni Mediobanca è andato avanti il giorno successivo, in data 22 luglio, quando sempre holding ha scalato ulteriormente Mediobanca, conquistando una quota vicina all’1% del capitale, per la precisione lo 0,92%.
Le ulteriori azioni acquistate sono state pari a 2,28 milioni, con l’acquisto avvenuto a un prezzo medio di 18,5 euro per oltre 42 milioni di euro.
Diametralmente opposta la mossa di Aurelia, che ha continuato invece a vendere azioni Mediobanca, smobilizzando lunedì scorso 50.000 titoli a 18,63 euro ciascuno.
Previsioni utili MPS II trimestre. I numeri attesi per utili, ricavi, NII
Sotto la lente intanto le previsioni degli analisti di Equita SIM e di Barclays sui risultati di bilancio che saranno annunciati da MPS il prossimo 6 agosto.
Gli analisti di Equita hanno scritto di prevedere che, nel comunicare i conti relativi al secondo trimestre del 2025, MPS confermerà la guidance di PBT standalone in crescita su base annua, rendendo noti numeri che metteranno in luce il proseguimento di una dinamica sostenuta dei ricavi, solo in modesto calo su base trimestrale (-1%) e su base annua (-2%), nonostante il progressivo calo dei tassi. Calo dei tassi - il cui ciclo è stato appena messo in pausa dalla Banca centrale europea di Christine Lagarde nell’ultimo BCE Day pre pausa estiva di giovedì 24 luglio - che dunque non ha avuto conseguenze particolarmente significative sui ricavi, e nello specifico sul margine netto di interesse del Monte.
Equita prevede infatti un NII complessivamente resiliente, in ribasso di appena il 2% su base trimestrale, a fronte di commissioni, stabili su base trimestrale e in crescita del +7% su base annua.
I costi operativi di MPS sono stimati in leggero rialzo, dell’1% su base trimestrale e del 3% su base annua, con un rapporto Cost to Income inferiore al 50%.
Atteso inoltre contenuto il costo del rischio CoR “senza segnali di deterioramento dell’asset quality, seppur in crescita rispetto a primo trimestre, storicamente caratterizzato da stagionalità favorevole”, come si legge nella nota di Equita.
In dettaglio, le previsioni sulla trimestrale di MPS di Equita SIM e di Barclays Investment Research:
- Equita stima un NII (Net Interest Income, margine netto di interesse) di €534 milioni (-2% su base trimestrale, -9% su base annua). Le previsioni di Barclays sono di 542 milioni di euro, piatti su base trimestrale e in flessione del 7% su base annua.
- Ricavi totali (secondo Equita): €993 milioni (-1% su base trimestrale, -2% su base annua). I ricavi totali netti di MPS sono attesi da Barclays a un valore lievemente più basso, pari a 989 milioni, in ribasso del 2% su base trimestrale e in flessione del 3% su base annua.
- Utile operativo (secondo Equita): €517 milioni (-3% su base trimestrale; -7% su base annua). Barclays stima un utile operativo lordo di 510 milioni di euro, in calo del 5% su base trimestrale e dell’8% su base annua.
- LLPs (Equita): €-98 milioni (50bps).
- Utile pre-tasse: per Equita €392 milioni, mentre per Barclays 384 milioni, in ribasso del 3% su base trimestrale e in crescita del 4% su base annua.
- Barclays prevede commissioni nette pari a 381 milioni, in ribasso del 4% su base trimestrale ma in crescita del 3% su base annua.
- Le stime sull’utile netto di Barclays sono di 374 milioni, in flessione del 10% su base trimestrale e di ben il 55% su base annua.
Ancora, Equita ha aggiunto di stimare per MPS un CET1 sostanzialmente stabile su base trimestrale, superiore al 19,5% con generazione organica di capitale in parte compensata dall’andamento dei RWA.
L’outlook della SIM è di una guidance ribadita di un utile pre-tasse in crescita su base annua nel 2025 e nel 2026.
Infine, nel presentare la sua preview, sempre Equita ha annunciato un fine-tuning delle stime, con revisione dell’utile pre-tasse 2025-27 del +1/2% in media per aggiustamento NII e contribuzione da trading.
Sul 2025 le attese sono di un utile pre tasse sostanzialmente stabile su base annua e in flessione del 5% nel 2026, rimanendo dunque al di sotto della guidance della società.
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