Modello ISEE quattro volte più alto: così la riforma del catasto taglia bonus e agevolazioni

Anna Maria D’Andrea

20/09/2021

02/12/2022 - 15:00

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Modello ISEE, aumento fino a quattro volte nel 2022: sarebbe questo uno degli effetti della riforma del catasto, che porterebbe via bonus e agevolazioni per molte famiglie.

Modello ISEE quattro volte più alto: così la riforma del catasto taglia bonus e agevolazioni

Modello ISEE fino a quattro volte più alto, per effetto della riforma del catasto.

C’è anche l’ISEE tra le possibili “vittime” della revisione dei valori catastali, una delle misure più controverse dell’attesa riforma fiscale 2022. Mentre è ancora incognita su come si muoverà il Governo, emergono le prime analisi su cosa potrebbe cambiare.

Uno degli effetti indiretti della revisione dei valori catastali sarebbe la revoca per molte famiglie di bonus e agevolazioni. Il modello ISEE potrebbe addirittura quadruplicarsi, portando a un effetto a cascata sui conti delle famiglie.

Modello ISEE quattro volte più alto: così la riforma del catasto taglia bonus e agevolazioni

Non c’è solo il rischio di un aumento dell’IMU, ma di una più generale “razionalizzazione” di bonus e agevolazioni fiscali. La riforma del catasto, da tempo annunciata ma troppo “pericolosa” per essere messa in pratica, porterebbe anche a una variazione dell’ISEE.

Il motivo è presto detto: nel calcolo del modello ISEE entra anche il patrimonio immobiliare posseduto dal dichiarante e dal proprio nucleo familiare. La variazione delle rendite catastali porterebbe a una rivalutazione degli immobili e del loro valore, con conseguenze dirette anche nel calcolo della situazione economica del nucleo familiare.

A fornire un esempio di cosa comporterebbe la riforma del catasto 2022 a livello pratico è la UIL Servizio Lavoro, Coesione e Territorio, nello studio pubblicato il 20 settembre 2021.

I nuovi valori catastali porterebbero a un aumento delle rendite pari in media al 128,3% con punte del 189% a Trento, 183% a Roma, 164% a Palermo, 155% a Venezia, 123% a Milano. Per quel che riguarda il calcolo del modello ISEE, vi sarebbe un aumento medio di 75.000 euro, con punte di 213.000 euro a Roma, 142.000 euro a Milano e Venezia, 99.000 euro a Trento e 76.000 euro a Palermo.

La vera stangata non sarebbe quindi tanto su tasse e imposte, ma sulla possibilità di accedere a una serie di importanti agevolazioni fiscali riconosciute proprio in base al modello ISEE. Si pensi a titolo puramente esemplificativo ai bonus per i figli, così come all’assegno unico o ancora alle agevolazioni sulle bollette.

Perché si parla di riforma del catasto

Considerando l’effetto a cascata che comporterebbe la riforma del catasto, è chiaro il motivo per il quale nel corso degli anni non se ne è mai fatto nulla, nonostante siano da tempo note le criticità dell’attuale sistema che contribuisce a rendere poco equa la tassazione in Italia.

La riforma del catasto non si è fatta, fino a oggi, per via dell’elevato costo - e rischio - politico che la sottende. Far finta che non sia necessaria è però difficile allo stato attuale, non solo perché “ce lo chiede l’Europa”, ma anche tenuto conto dell’ambizioso progetto di riforma fiscale nelle mani del Governo Draghi.

Anche alla luce dell’emergenza Covid e della ripartenza attesa anche per effetto del Recovery Plan, riequilibrare le regole in materia di tassazione di redditi e patrimoni è diventata una delle priorità da perseguire, ed è anche per questo che è impensabile bypassare il tema del catasto, ancora una volta.

L’ultima riforma risale al 1989, ricorda la UIL, e tra il 1996 e il 1997 le rendite catastali sono state incrementate del 5%. Sono quindi circa 30 anni che si attende un intervento riequilibratore, che elimini i paradossi attuali per cui “case di pregio nei centri storici hanno rendite catastali basse, mentre immobili situati in periferia e costruiti più recentemente hanno rendite catastali alte.”

Far finta che una riforma del catasto non sia necessario è impossibile. Bisognerà però aver cura di evitare di appesantire una situazione economica e sociale già complessa.

Ed è anche per questo che tra le ultime ipotesi c’è quella di un intervento mini, inserendo nella legge delega sulla riforma fiscale, attesa a fine mese, soltanto i principi alla base dell’annunciata revisione. Sarà un nuovo buco nell’acqua?

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