Migranti e coronavirus: il contagio arriva via mare? I dati

Violetta Silvestri

25/07/2020

27/04/2021 - 17:07

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Quanto i migranti sono la fonte dei contagi di importazione in Italia? Alcuni dati aiutano a capire il rischio diffusione coronavirus nel nostro Paese legato agli sbarchi sulle coste.

Migranti e coronavirus: il contagio arriva via mare? I dati

Migranti e coronavirus in Italia: c’è davvero il rischio che il contagio si diffonda velocemente a causa degli sbarchi?

Una domanda più che mai attuale, considerando le ultime vicende del nostro Paese sul fronte immigrazione. Il sindaco di Lampedusa ha appena dichiarato che la situazione è insostenibile visto che i richiedenti asilo arrivano ogni giorno e se continua così dichiarerà lo stato di emergenza.

Toni allarmati sono giunti anche dal governatore siciliano Musumeci, che ha parlato di una emergenza sanitaria e politica. Sulla stessa linea d’onda il presidente del Friuli Venezia Giulia, che ha invocato l’esercito per fermare i migranti portatori di COVID dalla rotta balcanica.

Infine, occorre ricordare le parole di Salvini, che non ha esitato a chiamare i migranti come i nuovi infetti del Paese, gridando l’urgenza di chiudere i porti.

Cosa sta succedendo in Italia? Il coronavirus si sta davvero diffondendo a causa degli sbarchi estivi sulle nostre coste? Alcuni dati numerici aiutano a inquadrare la situazione.

Migranti e COVID: quale rischio contagio per l’Italia?

Un’analisi numerica sugli sbarchi dei migranti irregolari in Italia da marzo a oggi e i positivi riscontrati è un buon inizio per ragionare sul reale rischio contagio che arriva via mare.

I dati li ha forniti una ricerca di ISPI, con lo scopo di offrire un fact checking sul legame tra migrazioni e COVID, così facile preda di strumentalizzazioni politiche.

Innanzitutto, occorre sottolineare che dall’inizio di marzo al 14 luglio sono arrivati sulle nostre coste 6.469 migranti di varie nazionalità. Di questi, meno di 100 sono risultati positivi ai controlli eseguiti non appena sono giunti sulla terraferma, a volte senza poter scendere e restando in quarantena in apposite imbarcazioni.

Tradotto in percentuale, i contagiati sono l’1,5% dei migranti sbarcati in Italia. Da sottolineare, inoltre, che i gruppi di positivi sono stati quasi sempre confermati tra persone che viaggiavano ammassati sulla stessa imbarcazione.

È facile immaginare, quindi, che si siano infettati a vicenda sul mezzo e durante il viaggio in mare, piuttosto che essere partiti tutti già positivi nel Paese di imbarco.

La ricerca ISPI mette in evidenza due aspetti importanti del fenomeno migratorio e del suo presunto legame con la diffusione del coronavirus in Italia.

Da una parte è inevitabile che il rischio di importare nuovi casi con gli sbarchi è reale, soprattutto in un momento cruciale come questo in Italia, quando i positivi sono davvero pochi in alcune regioni.

Dall’altra, però, è bene ricordare che tutti i richiedenti asilo che giungono in Italia via mare sono sottoposti a tampone e messi in quarantena, fino a quando non ci sarà l’esito negativo del test. Una procedura sanitaria di controllo molto importante, che non è prevista per esempio per gli stranieri che entrano regolarmente con bus, aerei, treni e altri mezzi.

L’importazione dei contagi tramite i migranti via mare, quindi, è possibile, ma maggiormente controllabile al momento. E numericamente non sta incidendo in modo così netto sui nuovi focolai nazionali.

C’è un allarme migranti via mare?

La situazione di alta tensione sulle coste siciliane e a Lampedusa ha riportato i riflettori accesi sulla questione sbarchi estivi. Siamo davvero dinanzi a un’ondata insostenibile di arrivi, in un momento delicato dominato dalla lotta al coronavirus?

Di nuovo i numeri possono offrire una chiave di lettura obiettiva del fenomeno. ISPI ricorda che tra settembre 2019 e febbraio 2020, gli arrivi via mare erano più del doppio dell’anno precedente. Si era passati infatti da 3.555 a 8.889 sbarchi.

Sbarchi annui in Italia nei vari Governi - ISPI

Non si può comunque paragonare la situazione al periodo più intenso per gli sbarchi in Italia: dal 2014 al 2017 giunsero sulle nostre coste 600.000 migranti.

La prospettiva di sbarchi incontrollabile come avvenne fino a 3 anni fa è lontana e probabilmente non ripetibile. Secondo le stime, infatti, se alla fine dell’anno 2020 saranno arrivati via mare 20.000 persone, queste saranno il 90% in meno rispetto al periodo di massimi sbarchi in Italia, il 2016.

Infine, occorre segnalare che l’effetto pandemia sugli sbarchi non è stato così evidente come si pensava. Se è vero che a marzo, periodo di piena emergenza COVID, gli sbarchi in Italia sono diminuiti dell’80% (anche per le condizioni atmosferiche avverse), gli arrivi sono drasticamente scesi dalla Tunisia, ma non dalla Libia.

Dallo Stato libico, stretto tra guerra, povertà, centri di detenzione violenti, i disperati hanno continuato a tentare il viaggio della fortuna via mare, non curanti dell’emergenza coronavirus.

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