Meloni alle strette: accettare Mes, case green ed etichetta sul vino per ottenere nuovi fondi dall’Ue?

Giacomo Andreoli

20 Gennaio 2023 - 15:02

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Il governo Meloni preme sulla Commissione Ue per modificare il Pnrr e sbloccare il nuovo Piano industriale green, ma a Bruxelles rimangono aperti i tavoli su Mes, direttiva sulle case e vino.

Meloni alle strette: accettare Mes, case green ed etichetta sul vino per ottenere nuovi fondi dall’Ue?

La partita dei nuovi fondi dall’Unione europea si fa sempre più complessa. Mentre il governo Meloni prepara la lista delle modifiche al Pnrr da chiedere alla Commissione europea e preme per la rapida approvazione del Net-Zero Industry Act (il piano per l’industria green che risponde ai sussidi miliardari degli Stati Uniti), si moltiplicano i dossier di scontro con Bruxelles.

In primo piano rimane la questione del Mes, quella riforma del Meccanismo europeo di stabilità che l’Italia non ha ancora approvato, nonostante le rassicurazioni date all’Eurogruppo e all’esecutivo Ue dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

C’è poi la discussione sulla direttiva sulle case green, che spingerebbe da qui al 2033 a ristrutturazioni obbligatorie di gran parte del patrimonio edilizio italiano. Infine una questione minore, che sta facendo comunque discutere, e cioè quella dell’etichettatura del vino come prodotto pericoloso per la salute.

Pnrr e nuovo Recovery, le richieste di Meloni all’Ue

Oggi i ministeri italiani consegnano a Raffaele Fitto, titolare del dicastero degli Affari europei e il Pnrr, il report per la rimodulazione dei progetti finanziati con il Pnrr. Una volta accumulati i documenti il governo Meloni avvierà la trattativa vera e propria con Bruxelles.

L’obiettivo è modificare alcuni investimenti e voci di spesa per contrastare l’inflazione, il caro materiali il caro energia. Si parla di ricavare dei soldi riducendo il numero di borse di studio previste dal Piano per dottorandi universitari. La speranza più grande, però, è di riuscire a strappare alla Commissione Ue qualche miliardo in più o qualche dilazione sulle tempistiche ristretta del Pnrr. Secondo vari esponenti di governo, tra cui il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, realizzare tutte le opere e chiudere con efficacia tutti i bandi entro il 2026 sarà infatti impossibile.

Contemporaneamente c’è da portare a casa il Piano industriale Ue finanziato da Eurobond per la riconversione ecologica delle industrie europee, con sostegni ad hoc ad esempio per l’automotive. Al nuovo fondo comune miliardario, che sarà proposto entro la primavera dalla Commissione europea, si oppone l’Olanda, che guida come al solito il fronte dei falchi. La Germania è favorevole, ma stavolta il suo sì potrebbe non essere sufficiente.

Meloni costretta ad accettare il Mes?

Finora l’esecutivo Ue ha avuto un approccio molto aperto al dialogo con il governo Meloni, apprezzandone l’attenzione ai conti pubblici e la capacità di fare marcia indietro su alcune scelte (come lo stop alle multe per i pagamenti con il Pos). Per continuare a trattare sui fronti caldi, però, spinge ad approvare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità così com’è. Per cambiare questo strumento, come chiede la presidente del Consiglio italiano, ci sarà tempo.

A febbraio l’Italia dovrà comunicare come spendere i 9 miliardi aggiuntivi concessi dall’Ue con le modifiche al piano RePowerEu. A quel punto, se avrà dato il via libera anche alla riforma del Mes, la trattativa sul Pnrr potrebbe essere in discesa. E lo dimostra l’ok alle modifiche, seppur residuali, che erano state chieste dalla Germania per il suo piano associato al Next Generation Eu.

Case green, lo scontro Italia-Ue

Il secondo dossier di scontro, che rimane sulla finestra, è quello della direttiva europea “Epbd”, che prevede nuove regole sull’efficienza energetica degli immobili. Se ne sta discutendo nel Parlamento europeo e la presidenza svedese dell’Ue spera di arrivare ad un accordo entro sei mesi.

Il governo Meloni, però, si è detto contrario e vuole bloccare una normativa che imporrebbe l’obbligo di ristrutturare circa due immobili su tre per renderli decisamente più efficienti da un punto di vista energetico. Sono infatti tra i 3 e i 4 milioni gli edifici italiani che non rientrerebbero nei nuovi standard, fissati innanzitutto per il 2033. Un obiettivo difficile da raggiungere senza nuovi fondi comuni europei a sostenere il costo dei lavori o uno scorporo delle spese dal calcolo di deficit/Pil.

La norma sull’etichettatura dei vini

C’è infine la questione della norma irlandese che punta a inserire allarmi sulla salute nelle etichette di vino, birra e alcolici, come accade oggi per le sigarette. La legge è stata approvata dalla Commissione europea. Secondo Meloni, però, questa scelta va contro il principio della libera circolazione delle merci, con ripercussioni molto pesanti per l’Italia.

Il governo Meloni si piega all’Ue?

Se il governo Meloni vuole quindi ottenere più fondi dall’Unione europea dovrà necessariamente ammorbidire le sue posizioni rispetto ai fronti aperti in Europa. Sicuramente dovrà farlo sul Mes, mentre gli altri dossier rimangono sullo sfondo.

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