Maturità 2017: traduzione Latino seconda prova Liceo Classico

Simone Micocci

22/06/2017

La versione completa della traccia della seconda prova di Latino “Il valore della Filosofia” di Seneca.

Maturità 2017: traduzione Latino seconda prova Liceo Classico

La Maturità 2017 è iniziata e i maturandi del Liceo classico si cimentano oggi con la seconda prova: la versione di Latino

L’autore scelto dal MIUR, stando alle indiscrezioni degli ultimi minuti, è Seneca e di seguito ne trovate sia il testo che la traduzione completa.

Gli studenti che sosterranno la Maturità 2017, hanno iniziato le prove ieri con il tema di italiano e nessuna delle tracce preannunciate è realmente uscita nei plichi per la prima prova. Le tracce del Ministero quest’anno erano poco prevedibili quindi è probabile che pochi maturandi si aspettassero una versione di Seneca.

La seconda prova della maturità spaventa gli studenti, dato che Latino è una materia piuttosto difficoltosa.

Mentre il Liceo classico dovrà affrontare il temuto scoglio della traduzione di Latino, allo scientifico la seconda prova verterà su Matematica. I timori sono per tutti gli stessi: saprò rispondere al quesito della seconda prova? Riuscirò a tradurre la versione di Latino in modo da prendere un buon voto?

Appena uscirà la traccia ufficiale vi terremo aggiornati sul suo svolgimento, ma nel frattempo vi ricordiamo che una buona preparazione in Latino è in realtà l’unico modo che avete per sostenere nel migliore dei modi la seconda prova della maturità.

Maturità 2016, traduzione Latino: la traccia della versione di Seneca

Ci siamo, ecco il testo della versione e la sua traduzione in allegato; riusciranno gli studenti a farla correttamente oppure è sarà troppo difficile per loro?

Non est philosophia populare artificium nec ostentationi paratum; non in verbis sed in rebus est. Nec in hoc adhibetur, ut cum aliquā oblectatione consumatur dies, ut dematur otio nausia: animum format et fabricat, vitam disponit, actiones regit, agenda et omittenda demonstrat, sedet ad gubernaculum et per ancipitia fluctuantium derigit cursum. Sine hāc nemo intrepide potest vivere, nemo secure; innumerabilia accidunt singulis horis quae consilium exigant, quod ab hāc petendum est. [4] Dicet aliquis, «Quid mihi prodest philosophia, si fatum est? Quid prodest, si deus rector est? Quid prodest, si casus imperat? Nam et mutari certa non possunt et nihil praeparari potest adversus incerta, sed aut consilium meum occupavit deus decrevitque quid facerem, aut consilio meo nihil fortuna permittit.» [5] Quidquid est ex his, Lucili, vel si omnia haec sunt, philosophandum est; sive nos inexorabili lege fata constringunt, sive arbiter deus universi cuncta disposuit, sive casus res humanas sine ordine impellit et iactat, philosophia nos tueri debet. Haec adhortabitur ut deo libenter pareamus, ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum sequaris, feras casum. [6] Sed non est nunc in hanc disputationem transeundum, quid sit iuris nostri si providentia in imperio est, aut si fatorum series illigatos trahit, aut si repentina ac subita dominantur: illo nunc revertor, ut te moneam et exhorter ne patiaris impetum animi tui delabi et refrigescere. Contine illum et constitue, ut habitus animi fiat quod est impetus.

Ecco la traduzione del testo scelto dal MIUR:

La filosofia non è un atteggiamento artefatto esibizionistico né finalizzato all’ostentazione; sta non nelle parole, ma nei fatti. Né si pratica a questo scopo, affinché la giornata trascorra con qualche piacevolezza, affinché sia tolto il disgusto all’ozio: plasma e costruisce l’animo, organizza la vita, governa le azioni, indica le cose da fare e le cose da tralasciare, siede al timone e dirige la rotta attraverso i pericoli delle situazioni burrascose. Senza di lei nessuno può vivere intrepidamente, nessuno (può vivere) con sicurezza. Ogni momento accadono innumerevoli fatti che esigono una decisione che a lei è da chiedere. [4] Qualcuno dirà: «Che mi giova la filosofia, se esiste il destino? Che giova, se un dio è colui che decide? Che giova, se comanda il caso? Infatti sia i fatti prestabiliti non si possono modificare, sia nulla si può predisporre contro le cose incerte, ma o un dio ha prevenuto la mia decisione e ha deciso che cosa io dovessi fare, oppure la sorte nulla concede alla mia decisione.» [5] Qualsiasi di queste ipotesi sia vera, o Lucilio, addirittura se tutte queste ipotesi sono vere, bisogna praticare la filosofia; sia che con legge inesorabile il destino ci vincoli, sia che un dio, arbitro dell’universo, abbia disposto tutto, sia che il caso spinga e agiti senza ordine le vicende umane, deve proteggerci la filosofia. Questa ci esorterà ad obbedire di buon grado a dio, ad (obbedire) con fierezza alla sorte; questa ti insegnerà a seguire dio, a sopportare la sorte. [6] Ma non bisogna passare ora a questa discussione, che cosa sia di nostra competenza se la provvidenza è al comando, o se la serie dei destini ci trascina legati, o se hanno il sopravvento eventi improvvisi e subitanei: ora ritorno a quel punto, (e cioè) ad ammonirti ed esortarti a non permettere che lo slancio del tuo animo si indebolisca e si raffreddi. Controllalo e rinforzalo, affinché diventi un atteggiamento dell’animo quello che è uno slancio.

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