Marca da bollo, cos’è, a cosa serve e quanto costa

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9 Maggio 2025 - 16:41

Per tante operazioni e fatture, occorre usare la marca da bollo per essere in regola dal punto di vista fiscale: ecco, allora, di cosa si tratta nel dettaglio.

Marca da bollo, cos’è, a cosa serve e quanto costa

La marca da bollo è presente nella vita amministrativa italiana dal 1863 e rappresenta un elemento fondamentale del nostro sistema fiscale. Utilizzata come alternativa all’IVA quando quest’ultima non è applicabile, la marca da bollo è obbligatoria per numerosi documenti ufficiali che superano il valore di €77,47.

Infatti, secondo il DPR 642/1972, questo tributo si applica a diversi tipi di documenti come ricevute, estratti conto bancari e contratti di locazione. Dal 14 aprile 2017, inoltre, è stata introdotta la marca da bollo digitale che permette ai cittadini di effettuare il pagamento online attraverso il sistema pagoPA. Un dato interessante: ogni anno circa 11.000 pratiche SUAP sono soggette alla marca da bollo in 750 comuni connessi alla piattaforma, con una media di due marche da €16 per pratica.

In questo articolo esploreremo cos’è la marca da bollo, a cosa serve, quali sono gli importi previsti (che variano da €2 per fatture oltre €77,47 fino a €230 per transazioni immobiliari), e come utilizzarla correttamente nei vari contesti amministrativi. Analizzeremo anche le esenzioni previste e il funzionamento della versione digitale, per aiutare a comprendere meglio questo importante aspetto della burocrazia italiana.

Cos’è la marca da bollo e a cosa serve

Il contrassegno adesivo simile a un francobollo che spesso ci troviamo ad acquistare in tabaccheria è un elemento fondamentale per rispettare le regole del Fisco. Vediamo in dettaglio di cosa si tratta.

Definizione secondo il DPR 642/1972

La marca da bollo rappresenta un tipo particolare di carta-valori utilizzata per la convalida di atti e documenti pubblici. Regolata dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 26 ottobre 1972, questa imposta si applica specificamente agli atti, documenti e registri indicati nell’apposita tariffa allegata al decreto.

Utilizzata in Italia fin dal 1863, si può acquistare nelle tabaccherie o in altri esercizi pubblici autorizzati. Dal 1° settembre 2007, i contrassegni telematici hanno sostituito definitivamente le vecchie marche da bollo, rendendole fuori corso.

Secondo la normativa, l’imposta di bollo è un tributo che inizialmente veniva considerato come un’imposta sul consumo della carta utilizzata per redigere documenti, ma che con la riforma del 1972 è diventata un’imposta dovuta per l’impiego giuridico dell’atto in procedimenti amministrativi o giudiziari.

Differenza tra marca da bollo e IVA

La marca da bollo costituisce un’imposta sostitutiva all’applicazione dell’IVA, nei casi in cui quest’ultima non sia esigibile. Infatti, l’articolo 6 della tabella annessa al D.P.R. n. 642 del 1972 stabilisce l’esenzione assoluta dall’imposta di bollo per le fatture relative al pagamento di corrispettivi di operazioni soggette ad IVA.

Al contrario, quando un documento fiscale supera i 77,47 euro ed è esente da IVA, è obbligatorio applicare la marca da bollo.

Questa regola si applica a:

A cosa servono le marche da bollo nei documenti ufficiali

L’applicazione della marca da bollo sui documenti serve principalmente a certificarne la validità e garantire che siano conformi alle normative fiscali italiane. È obbligatoria in diverse situazioni tra cui:

Per le istanze trasmesse alla Pubblica Amministrazione, l’imposta di bollo è dovuta sia per la presentazione della richiesta sia per il rilascio dell’eventuale provvedimento, comportando quindi un doppio pagamento.

Con l’avvento della digitalizzazione, è nato anche il servizio @e.bollo, sviluppato dall’Agenzia delle Entrate in collaborazione con l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che consente ai cittadini di pagare online l’imposta dovuta sulle istanze trasmesse telematicamente alla PA.

Importi, soglie e documenti soggetti a marca da bollo

Gli importi delle marche da bollo variano in base al tipo di documento e alla sua finalità. Approfondiamo insieme le diverse tipologie e le regole di applicazione.

Marca da bollo da 2€, 16€, 32€ e 230€: quando si usano

Le marche da bollo si differenziano per valore e utilizzo.

  • La marca da 2€ va applicata su fatture, note e ricevute di importo superiore a 77,47€ non soggette a IVA.
  • La marca da 16€, invece, è obbligatoria per atti pubblici, scritture private autenticate e istanze dirette alla Pubblica Amministrazione.
  • Per i libri aziendali, è prevista una marca da 32€ ogni 100 pagine.
  • Mentre per gli atti notarili riguardanti trasferimenti immobiliari si utilizza la marca da 230€.

Soglia dei 77,47€: applicazione su fatture e ricevute

La soglia di 77,47€ rappresenta il limite oltre il quale diventa obbligatoria l’applicazione della marca da bollo da 2€. Questa regola si applica a:

  • operazioni fuori campo IVA per mancanza di presupposti;
  • fatture esenti ai sensi dell’articolo 10 del DPR 633/1972;
  • operazioni escluse ex articolo 15 del DPR 633/1972;
  • fatture emesse da contribuenti in regime forfettario o dei minimi.

Tuttavia, la marca non va applicata quando:

  • l’importo è inferiore a 77,47€;
  • il documento è già assoggettato ad altra imposta;
  • l’operazione è soggetta a IVA;
  • si tratta di operazioni in reverse charge.

Dove si mette la marca da bollo su un documento

La marca da bollo deve essere affissa sulla copia originale della fattura consegnata al cliente. Sulle altre copie è sufficiente riportare la dicitura «Imposta di bollo assolta sull’originale». Il contrassegno deve riportare una data uguale o antecedente a quella del documento per essere considerato regolare.

Per le fatture elettroniche, l’imposta viene assolta in modo virtuale mediante F24, indicando nel file XML «Bollo virtuale → SÌ». Con l’avvento del digitale, è nato anche il già citato servizio @e.bollo che consente ai cittadini e alle imprese di acquistare la marca da bollo digitale, associando l’Identificativo Univoco Bollo Digitale (IUBD) all’impronta del documento.

Chi deve applicarla: professionisti, medici e prestazioni occasionali

L’obbligo di applicare la marca da bollo coinvolge diverse categorie professionali con regole specifiche.

Prestazioni occasionali e ricevute senza IVA

Le prestazioni occasionali sono caratterizzate da tre elementi fondamentali: sporadicità, indipendenza e discontinuità. Il lavoratore autonomo occasionale deve rilasciare una ricevuta al momento del pagamento che, se supera i 77,47 euro, richiede l’applicazione della marca da bollo da 2 euro. Se il committente possiede partita IVA, si applica anche una ritenuta d’acconto del 20% (nella maggior parte dei casi).

I limiti economici per le prestazioni occasionali rimangono oggi invariati rispetto agli anni scorsi: il prestatore non può superare 5.000 euro annui complessivi, mentre ogni singolo committente non può corrispondere più di 2.500 euro allo stesso prestatore. Al superamento della soglia dei 5.000 euro annui, scatta l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS.

Regime forfettario e regime dei minimi

I professionisti in regime forfettario e dei minimi devono applicare la marca da bollo da 2 euro sulle fatture di importo superiore a 77,47 euro. A differenza di quanto avviene nel regime ordinario, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito con la risposta all’interpello n. 428/2022 che l’importo della marca da bollo addebitato in fattura costituisce un ricavo imponibile.

Pertanto, questi 2 euro concorrono sia alla formazione del reddito imponibile che alla verifica del limite di 85.000 euro per l’accesso o la permanenza nel regime agevolato. L’imposta viene calcolata applicando il coefficiente di redditività previsto per ciascuna categoria professionale.

Obblighi per medici e professionisti sanitari

Per i medici e i professionisti sanitari, vige l’obbligo di emettere fattura elettronica per prestazioni rese a strutture sanitarie private o altri soggetti con partita IVA. Tuttavia, fino al 31 dicembre 2025 è prorogato il divieto di fatturazione elettronica per le prestazioni sanitarie ai pazienti privati, per le quali resta obbligatoria la fattura cartacea.

La maggior parte delle prestazioni mediche è esente IVA secondo l’articolo 10 del DPR 633/72, ma rimane l’obbligo di applicare la marca da bollo da 2 euro se l’importo supera i 77,47 euro. Sia nel caso delle fatture cartacee che elettroniche, è importante ricordare che la responsabilità per il mancato pagamento dell’imposta di bollo è solidale tra chi emette e chi riceve il documento.

Marca da bollo digitale e pagamento online

Nel contesto della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana, è stata introdotta una modalità moderna per assolvere l’obbligo dell’imposta di bollo. Ecco come funziona questo sistema e come utilizzarlo correttamente.

Funzionamento del servizio @e.bollo

Il servizio @e.bollo è stato sviluppato dall’Agenzia delle Entrate in collaborazione con l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) per consentire ai cittadini di pagare online l’imposta di bollo sulle istanze trasmesse telematicamente alla Pubblica Amministrazione. Questo sistema associa un Identificativo Univoco Bollo Digitale (IUBD) all’impronta digitale del documento (hash) da assoggettare all’imposta.

Il funzionamento è piuttosto semplice: quando si completa la compilazione di un’istanza per la quale è prevista l’apposizione del bollo, il documento viene salvato e non può più essere modificato. A questo punto, viene calcolata l’impronta digitale del documento e generato il pagamento del bollo. Attualmente, è disponibile solo il taglio da 16 euro, che comunque copre la maggior parte delle istanze verso la PA.

Acquisto tramite pagoPA e InfoCamere

Per acquistare la marca da bollo digitale è necessario utilizzare il sistema pagoPA, scegliendo un Prestatore di Servizi di Pagamento (PSP) abilitato che abbia aderito alla convenzione con l’Agenzia delle Entrate. Attualmente, l’unico PSP completamente abilitato è l’Istituto di Pagamento del sistema camerale gestito da InfoCamere.

Il pagamento può essere effettuato in diversi modi:

  • addebito diretto sul conto corrente dell’Istituto di InfoCamere;
  • carta di credito o di debito;
  • carte prepagate.

Inoltre, il servizio è accessibile tramite i portali delle Pubbliche Amministrazioni che offrono servizi interattivi e hanno aderito al sistema pagoPA. In futuro, sarà possibile acquistare la marca da bollo digitale anche direttamente tramite smartphone, tablet o PC.

Codici tributo F24 per il pagamento digitale

Per il pagamento dell’imposta di bollo tramite modello F24, sono stati istituiti specifici codici tributo. Per le fatture elettroniche, i codici principali sono:

  • 2521 per il primo trimestre
  • 2522 per il secondo trimestre
  • 2523 per il terzo trimestre
  • 2524 per il quarto trimestre

In caso di pagamento tardivo, si utilizzano anche i codici 2525 per le sanzioni e 2526 per gli interessi. Per altri documenti informatici, inclusi libri e registri, si usa il codice 2501.

I versamenti devono essere effettuati trimestralmente, entro il giorno 20 del mese successivo al trimestre di riferimento.

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