Con il prossimo vertice di maggioranza si dovrebbero sciogliere tutti i nodi della Legge di Bilancio 2026. Vediamo cosa potrebbe cambiare a breve.
La manovra 2026 non ha ancora iniziato il suo iter parlamentare e già serve un vertice di maggioranza per sciogliere i nodi. La riunione presieduta dalla premier Giorgia Meloni potrebbe esserci già nella giornata di domani, 28 ottobre. Quali sono i punti critici sui quali si dovrà discutere? Tra rottamazione, affitti brevi, banche e dividendi la maggioranza sembra non aver ancora trovato l’accordo.
Contributo delle banche, come potrebbe cambiare?
La legge di Bilancio 2026 prevede l’aumento, per un triennio, dell’Irap di due punti percentuali (dal 4,65% al 6,65%) per le banche e per le assicurazioni (dal 5,90% al 7,90%). Con il primo contributo di solidarietà le banche, inoltre, avevano accantonato le riserve nel 2024 anziché versarle all’Erario. Ora, i 6,2 miliardi di utili potranno essere svincolati pagando un’aliquota ridotta del 27,5% invece del 40%. Si tratta di una facoltà e non di un obbligo, ma non scegliendo questa opzione le banche pagherebbero il 40% dal 2027.
Questo è uno dei nodi che ha destato maggiori divisioni nella maggioranza. La Lega di Matteo Salvini chiede un intervento ancora più incisivo, che porti nelle casse dello Stato 4,5 miliardi di euro invece degli 1,6 miliardi previsti dall’accordo. Forza Italia, da sempre contraria al contributo bancario, ha accettato con riluttanza il compromesso, ma non sembra disposta a tollerare ulteriori peggioramenti.
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Dividenti imprese, cosa potrebbe cambiare
Nel testo della manovra è previsto un aumento della tassazione dei dividendi di imprese e società. Dal 1° gennaio 2026 le cedole di partecipazione saranno tassate fino a un massimo del 10%, con tassazione ordinaria al 24%, mentre oggi l’imposta ordinaria si applica solo sul 5% della cedola ricevuta.
Forza Italia si oppone alla maggiore tassazione che
rischia di colpire pesantemente non solo le grandi società, ma anche le piccole e medie imprese.
Sono già state annunciate modifiche a questa norma, con un possibile passo indietro sull’aumento della tassazione.
Rottamazione cartelle, le possibili modifiche
Nel testo della finanziaria è contenuta la rottamazione quinquies per la definizione agevolata di imposte, contributi e avvisi bonari iscritti a ruolo dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023. Come per le precedenti versioni è previsto il versamento del solo capitale (senza interessi e sanzioni) con versamento di interessi del 4% in caso di pagamento rateale. L’importo può essere versato in un’unica soluzione o in un massimo di 54 rate bimestrali. La decadenza scatta in caso di mancato pagamento di due rate, anche non consecutive, o in caso di mancato versamento della prima o dell’ultima rata.
Cosa potrebbe cambiare con il vertice di maggioranza? Matteo Salvini, pur trovando la rottamazione inserita nel testo giusta, avrebbe preferito una misura più incisiva. Per Forza Italia, invece, la misura inserita nel testo è quella definitiva. La Lega, però, potrebbe spingere non tanto per riportare il numero delle rate a 120, quanto almeno per ampliare la platea dei beneficiari.
Cedolare secca sugli affitti brevi
L’ultimo nodo da sciogliere riguarda la cedolare secca sugli affitti brevi che, in base a quello che prevede il testo, aumenta anche per la prima abitazione passando dal 21% al 26%. La riduzione al 21% è prevista solo nel caso in cui non si utilizzi un intermediario.
L’aumento delle cedolare secca non è vista di buon occhio da Lega e Forza Italia. Quest’ultima forza politica è intenzionata a eliminare la novità che colpisce il ceto medio e i proprietari immobiliari. Il ministro Giorgetti, però, difende la bontà della modifica, sostenendo che serve a riequilibrare un mercato che penalizza le famiglie.
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