È scontro tra magistrati e avvocati: così la riforma del processo penale divide la giustizia.
Avvocati e magistrati è scontro dopo l’approvazione del ddl Orlando che riforma il processo penale. L’Associazione Nazionale dei Magistrati di Milano ha attaccato gli avvocati dopo il nuovo sciopero che ha coinvolto centinaia di professionisti con l’obiettivo di fermare l’iter legislativo della riforma del processo penale.
La nuova legge, infatti, non piace assolutamente agli avvocati che prima hanno protestato contro la volontà di estendere le misure di prevenzione riconosciute per i reati di stampo mafioso anche agli indiziati per i reati contro la pubblica amministrazione, lamentando poi una mancanza di risorse che renderà molto difficile l’attuazione del progetto.
Il nuovo sciopero avvocati durerà fino a venerdì con i professionisti che si asterranno dalle udienze penali. Ma questa è solo l’ultima di una lunga serie di proteste, nel dettaglio la venticinquesima negli ultimi quattro mesi.
A pagarne le spese sono stati ancora una volta i cittadini, che il più delle volte hanno visto rinviare il loro processo; è per questo motivo che i magistrati dell’ANM di Milano si sono scagliati contro gli avvocati dicendo “basta” alle proteste. A tal proposito l’associazione dei magistrati ha inviato una lettera alle istituzioni - compresa l’Unione delle Camere penali - chiedendo che si faccia qualcosa affinché cessino gli stati d’agitazione.
D’altra parte gli avvocati si difendono, appellandosi al fatto che i cittadini vanno assolutamente tutelati dalle norme che “incidono sui diritti di tutti”.
Insomma, lo scontro tra avvocati e magistrati va avanti con la riforma del processo penale a fare da ago della bilancia.
Magistrati contro gli avvocati: “Così mettete a rischio il diritto al giusto processo”
Per i magistrati dell’ANM di Milano gli avvocati dovrebbero smetterla di scioperare, pur aggiungendo di non voler “entrare in merito ad una protesta svolta nel rispetto delle norme di legge”.
Per l’ANM - come dichiarato nella nota firmata dal segretario Andrea Ghinetti e dal presidente Riccardo Attanasio - non è possibile che tra marzo e giugno ci siano state ben cinque settimane di sciopero, perché così viene a mancare un’importante forma di tutela riconosciuta ai cittadini, mettendo a rischio il “valore condiviso del giusto processo”.
In effetti le proteste degli avvocati hanno comportato non pochi disagi: solamente nella settimana di sciopero del 22-25 maggio in quel di Milano sono stati rinviati quasi tutti i processi penali collegiali, più due terzi di quelli monocratici e le udienze preliminari con imputati non in custodia cautelare.
Per evitare il ricrearsi di questi disservizi l’ANM di Milano ha detto basta agli scioperi, chiedendo agli avvocati una “serena discussione” per l’interesse della giustizia.
Avvocati contro i magistrati: “Stiamo tutelando i cittadini”
Per gli avvocati le ragioni della protesta non possono essere assolutamente trascurate. Il ddl Orlando che riforma il processo penale, infatti, manca di quegli elementi che servirebbero davvero per ridurre i tempi della giustizia.
Secondo gli avvocati non si può fare appello alla “tutela del giusto processo” ma allo stesso tempo appoggiare una “legislazione fuori controllo” che ha come solo obiettivo quello di ottenere del consenso politico. Manca una programmazione a lungo termine, complici le poche risorse a disposizione e la mancanza di un progetto per una migliore organizzazione delle strutture giudiziarie esistenti.
Alle istituzioni sarebbe bastato analizzare la ricerca del 2009 commissionata dall’Unione delle Camere penali all’Eurispes, nella quale è stato evidenziato che il motivo principale dell’alto numero di processi rinviati è derivato proprio dalle “carenze organizzative e strutturali dell’amministrazione della giustizia”.
Era su questo aspetto che il ddl Orlando doveva concentrarsi, ma così non è stato: siamo di fronte quindi all’ennesima occasione persa di rendere efficiente la giustizia italiana.
li avvocati poi hanno chiesto che vengano modificati i nuovi termini di prescrizione, perché non è “aumentando la loro durata massima” che i processi diventano più “rapidi”. A tal proposito i professionisti legali hanno detto di essere favorevoli ad un confronto con i magistrati, ma solamente se questi accetteranno di farsi portatori della “salvaguardia dei diritti di tutti”.
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