LVMH verso un accordo con Trump. Arnault, «Il lusso non tramonterà mai»

Violetta Silvestri

29/07/2025

Arnault alla corte di Trump: il re del lusso continua a investire negli USA e a sperare nel compromesso con il tycoon sui dazi.

LVMH verso un accordo con Trump. Arnault, «Il lusso non tramonterà mai»

Il re del lusso e del brand LVMH Arnault punta sugli USA e su un accordo con Trump nel pieno della guerra dei dazi e delle frenetiche trattative tra UE e la potenza americana.

“Non possiamo permetterci di scontrarci con gli Stati Uniti e di ingaggiare una guerra commerciale con il mercato principale delle nostre aziende”, aveva dichiarato prima che arrivasse la notizia di un primo concreto passo per un accordo UE-USA con tariffe al 15%.

Con il mercato americano a coprire una quota del 25% delle vendite di LVMH, anche una situazione di stallo sarebbe stata preferibile piuttosto che una escalation commerciale. Non a caso, il gruppo prevede di aprire un quarto laboratorio per Louis Vuitton, il suo marchio di punta, a Dallas, negli Stati Uniti, tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027. Nella convinzione che il “lusso non tramonterà mai”, secondo Arnault.

LVMH punta sugli USA e sulla pace con Trump

Louis Vuitton ha attualmente tre siti produttivi negli Stati Uniti, a cui presto se ne aggiungerà un quarto. “Quando sono arrivato in LVMH, Louis Vuitton aveva già un atelier negli Stati Uniti; grazie allo sviluppo del marchio nel Paese, cinque anni fa ne abbiamo aperto uno nuovo e ora prevediamo di aprirne un altro, sempre in Texas”, ha dichiarato Arnault in un’intervista a Le Figaro.

Si prevede che questo nuovo sito produttivo sarà operativo entro la fine del 2026 o l’inizio del 2027. Oltre ai tre stabilimenti Louis Vuitton, il colosso francese del lusso dispone di quattro centri corrispondenti al marchio di gioielli Tiffany nel mercato statunitense.

“Per i nostri clienti americani, acquistare un prodotto Louis Vuitton realizzato negli Stati Uniti non è un problema”, ha proseguito il re del lusso. Il gruppo concentra un quarto del suo business globale nel mercato statunitense.

Nel 2019, durante il primo mandato di Trump, Arnault ha aperto una fabbrica Louis Vuitton in Texas, gesto ritenuto determinante nell’evitare i dazi sui beni di lusso. Ad aprile, però, un approfondimento Reuters ha riferito che l’impianto è stato afflitto da una serie di problemi operativi. Per esempio, il sito si è costantemente classificato tra i peggiori per Louis Vuitton a livello globale, con risultati significativamente inferiori a quelli di altri stabilimenti, secondo tre ex dipendenti di Louis Vuitton e una fonte senior del settore, che hanno citato classifiche interne condivise con il personale.

Lo stabilimento texano ha sofferto a causa della mancanza di manodopera qualificata nella lavorazione della pelle in grado di produrre secondo gli standard qualitativi del marchio.

Tuttavia, Arnault appare determinato a continuare questo suo progetto del lusso prodotto negli USA. Non solo nella certezza che il settore non morirà mai, nonostante crisi e incertezze. Ma anche nella convinzione che il suo rapporto “privilegiato” con Trump potrà portare a dei frutti. In occasione dell’elezione del tycoon, il miliardario francese aveva parlato di “vento di ottimismo” in arrivo. Ora spera che questa stessa brezza possa soffiare sulle sue aziende in America e su tutto il comparto, al momento in affanno.

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