La lotta per i minerali critici diventa pericolosa: i motivi spiegati in 6 punti

Violetta Silvestri

05/07/2023

20/11/2023 - 16:59

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La corsa ai minerali critici sta diventando una guerra tra le potenze mondiali. I motivi sono almeno 6, come spiega un’analisi. Cina, Usa, Europa ai ferri corti per le materie prime del futuro.

La lotta per i minerali critici diventa pericolosa: i motivi spiegati in 6 punti

La lotta mondiale per i “minerali critici” è iniziata e l’esito resta incerto, con un solo punto fermo: la Cina è in vantaggio su tutti e può strumentalizzare il suo quasi monopolio sulla lavorazione di materie prime sempre più ricercate e fondamentali per la transizione energetica e lo sviluppo tecnologico.

Non sono solo le terre rare a interessare le potenze mondiali, con tutte le loro applicazioni per l’energia pulita: la corsa ai minerali critici riguarda anche materie prime più comuni e conosciute come cobalto, nichel, rame. Sull’approvvigionamento e la trasformazione di queste commodities così ricercate le maggiori economie globali, esclusa appunto la Cina, stanno evidenziando vulnerabilità rilevanti.

L’ultima mossa di Pechino di limitare l’export di gallio e germanio per motivi di sicurezza nazionale - e nel contesto della guerra commerciale con Usa e Occidente - ha gettato nel panico l’Europa e il suo ambizioso piano di sostenibilità ambientale.

In sintesi, l’accesso ai materiali necessari per costruire un’economia alternativa, a minore intensità di carbonio, presenta una nuova serie di sfide, che possono diventare complesse e pericolose.

La Cina le ha affrontate con successo per più di un decennio, diventando leader indiscussa dei minerali critici utilizzati nelle batterie dei veicoli elettrici, nei pannelli solari e nei magneti delle turbine eoliche. Se gli Stati Uniti e l’Europa avranno la possibilità di sfidare il loro dominio in queste tecnologie pulite, devono recuperare rapidamente il ritardo.

In questo contesto, la lotta per il dominio dei minerali critici si sta facendo calda e pericolosa: i motivi in 6 punti.

1. Quali sono i minerali critici?

Innanzitutto, è bene chiarire quali sono le materie prime incluse in questa ampia categoria dei minerali critici.

Le nazioni hanno cercato a lungo di proteggere le forniture di materiali che ritengono vitali per le loro capacità industriali e militari. Come spiegato in una analisi di Bloomberg, circa 50 elementi metallici e minerali attualmente soddisfano questi criteri negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.

La maggior parte di essi svolge un ruolo chiave nella costruzione dell’infrastruttura necessaria per ridurre le emissioni di carbonio responsabili del cambiamento climatico, una missione sostenuta da centinaia di miliardi di dollari in sussidi e agevolazioni fiscali. Alcuni sono utilizzati anche nei semiconduttori per comunicazioni civili e militari. I materiali critici includono:

  • Litio, grafite, cobalto, nichel e manganese: utilizzati prevalentemente nelle batterie dei veicoli elettrici;
  • Silicio e stagno: impiegati in veicoli elettrici, reti intelligenti, misuratori di potenza e altri dispositivi elettronici;
  • Terre rare: utilizzati in magneti per turbine eoliche, veicoli elettrici;
  • Rame: usato per reti, parchi eolici, veicoli elettrici;
  • Gallio e germanio: impiegati per pannelli solari, veicoli elettrici, stazioni base wireless, radar di difesa, sistemi di puntamento delle armi, laser

Da evidenziare che nei prossimi decenni, la domanda di questi minerali e materiali dovrebbe esplodere: entro il 2050, secondo la Banca mondiale, potrebbero essere necessari miliardi di tonnellate di minerali come il litio per alimentare la rivoluzione dell’energia pulita.

Senza il litio, il mondo non avrebbe le batterie necessarie per i veicoli elettrici e gli smartphone. Il cobalto alimenta i motori a reazione; nichel e titanio formano leghe potenti. Il focus è su un punto molto chiaro: mentre questi minerali critici possono provenire da ricchi giacimenti in tutto il mondo, sono in gran parte raffinati e lavorati in Cina.

2. Perché procurarseli è una sfida

Mentre molti minerali critici possono essere trovati allo stato grezzo in grandi quantità in tutto il mondo, estrarli e raffinarli in una forma utilizzabile può essere costoso, tecnicamente impegnativo, ad alta intensità energetica e inquinante.

La Cina domina l’intera catena di valore in molti di questi minerali, rappresentando oltre la metà della produzione mondiale di metalli per batterie tra cui litio, cobalto e manganese e fino al 100% delle terre rare. Il dragone è anche il maggior produttore mondiale di germanio e domina come monopolista per il gallio.

Anche nei metalli meno rarefatti come il rame, le previsioni di una massiccia crescita della domanda hanno fatto capire che potrebbe non essercene abbastanza. Nel 2023, l’Ue ha classificato per la prima volta il rame e il nichel come materie prime critiche, anche se ci sono molte nazioni amiche produttrici in tutto il mondo. I senatori Usa, intanto, stanno facendo pressioni affinché gli Stati Uniti facciano lo stesso per il rame.

3. Affidarsi alla Cina è un problema per le nazioni occidentali

L’eccessiva dipendenza dalle forniture da un singolo paese è qualcosa che i produttori cercano di evitare poiché li lascia troppo esposti a shock improvvisi, come quando la produzione industriale di quel paese viene interrotta da eventi quali crisi energetiche, pandemie o disordini sociali.

Con la Cina, c’è da considerare anche un rapporto di aspra rivalità con gli Stati Uniti, poiché le tensioni rischiano di sfociare in una guerra commerciale a tutto campo con dazi punitivi o restrizioni all’esportazione. Finora, dalla Cina sono arrivati segnali poco rassicuranti:

  • A luglio, la Cina ha dichiarato di voler imporre restrizioni all’esportazione di gallio e germanio, una mossa che probabilmente aumenterà i costi per i produttori di hardware;
  • Gli hub industriali e le reti logistiche della Cina si sono fermate nelle prime fasi della pandemia, mettendo in pericolo le forniture globali di molti prodotti industriali e facendo salire i loro prezzi;
  • Quando i freni energetici hanno ridotto drasticamente la produzione cinese di silicio, i prezzi del metalloide sono aumentati del 300% in meno di due mesi nel 2021 e hanno causato turbolenze per gli acquirenti in settori tra cui la produzione di automobili e la chimica;
  • Nel 2010, la Cina ha bloccato le vendite di terre rare al Giappone come ritorsione per una disputa sulla proprietà di un gruppo di isole nel Mar Cinese Orientale. La mossa ha scosso il settore dell’elettronica giapponese e ha minacciato di soffocare le forniture globali di magneti ad alta potenza prodotti in Giappone utilizzando terre rare dalla Cina

Questo sono soltanto alcuni esempi di come la dipendenza occidentale - e mondiale - con la Cina sia un problema, oggi reso ancora più grave dalle forti tensioni geopolitiche esplose con la guerra in Ucraina, che stanno esacerbando le relazioni Occidente-Oriente.

4. Come ha fatto la Cina a diventare così dominante

La preminenza cinese è frutto di una politica lunga decenni.

Già nel 1992, l’ex leader Deng Xiaoping sottolineava il potenziale del suo paese di guidare il mondo nei minerali critici, dicendo: “Il Medio Oriente ha il petrolio. La Cina ha terre rare”.

Con l’accelerazione della sua crescita economica, la domanda interna di materie prime industriali ha cominciato a superare di gran lunga le riserve locali. Il dragone ha quindi risposto con enormi investimenti in risorse minerarie all’estero ed è arrivata gradualmente a dominare la raffinazione e la lavorazione di ogni merce industriale, nonché di una miriade di oscuri sottoprodotti come tellurio, gallio e germanio.

Oggi è il principale produttore di 20 materie prime critiche, come misurato dalla sua quota di produzione globale estratta o raffinata. Nel caso dell’elemento delle terre rare disprosio, la Cina è responsabile dell’84% della fornitura mineraria e del 100% della produzione raffinata, secondo un’analisi dell’UE. Estrae solo una piccola quantità di cobalto e nichel, ma è di gran lunga il più grande produttore di forme raffinate dei metalli, e le aziende cinesi hanno investito molto nelle miniere di cobalto e nichel in paesi come il Congo e l’Indonesia.

5. Cosa stanno facendo i rivali economici della Cina

L’Inflation Reduction Act del presidente Joe Biden approvato nel 2022 mira ad aiutare gli Stati Uniti a raggiungere i propri obiettivi climatici attraverso investimenti in energie rinnovabili e veicoli elettrici, ridurre i prezzi delle materie prime necessarie per la transizione e facilitare l’indipendenza da fornitori esteri inaffidabili o ostili.

Il Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea, lanciato a marzo, vuole facilitare il finanziamento e l’autorizzazione per nuovi progetti di estrazione e raffinazione e stringere alleanze commerciali per ridurre la dipendenza del blocco dai fornitori cinesi.

Washington sta lavorando a patti commerciali ad hoc per garantire che i suoi incentivi per aumentare la produzione interna non finiscano per bloccare i fornitori amici dell’Ue e del Giappone fuori dal mercato statunitense. Gli Stati Uniti e l’Europa stanno anche cercando di istituire un club degli acquirenti per concludere accordi di fornitura e partenariati di investimento con le nazioni produttrici.

In una riunione del G7 in aprile, i ministri hanno deciso di impegnare 13 miliardi di dollari per finanziare nuovi progetti minerari. La Germania sta pianificando un fondo simile del valore di 2 miliardi di euro.

6. Competizione alle stelle tra Usa e Cina

Anche prima di qualsiasi risposta diretta da Pechino, le aziende cinesi sembrano pronte a consolidare la loro presa su metalli chiave come il nichel e il cobalto.

Per quanto riguarda il litio, mentre gli Stati Uniti stanno costruendo reti di fornitura con partner di libero scambio come Canada e Australia, la Cina sta consolidando le sue relazioni con le nazioni africane che dovrebbero essere tra i maggiori produttori mondiali di metallo entro la fine del decennio.

Nelle terre rare, ci sono segnali che la Cina potrebbe cercare di prevenire gli sforzi dell’Occidente per costruire nuove capacità di estrazione e lavorazione limitando le esportazioni di tecnologia e attrezzature chiave.

Il contesto, quindi, è di una lotta al dominio senza sconti e dalle caratteristiche di una vera e propria guerra commerciale. Per questo, la sfida dei minerali critici è pericolosa.

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