Licenziata durante la gravidanza, il giudice dà ragione al datore di lavoro. «Il suo lavoro non è abbastanza buono»

Ilena D’Errico

29 Ottobre 2025 - 22:09

Questa donna è stata licenziata anche se incinta, ma il giudice ha dato ragione al datore di lavoro. Ecco perché.

Licenziata durante la gravidanza, il giudice dà ragione al datore di lavoro. «Il suo lavoro non è abbastanza buono»

Per impedire le discriminazioni e tutelare la natalità le leggi prevedono disposizioni specifiche riguardanti le lavoratrici in gravidanza e in maternità. Per questa ragione anche il licenziamento delle donne incinte o neomamme è regolamentato in modo molto preciso, con paletti severi per evitare che le dipendenti perdano il lavoro a causa della maternità. Ecco perché alcuni eventi fanno scalpore, destando preoccupazione tra i cittadini, proprio com’è appena accaduto nei Paesi Bassi (dove le lavoratrici non sono meno tutelate rispetto all’Italia). Una lavoratrice è stata licenziata durante la gravidanza e oltretutto, a seguito di una causa, il giudice ha dato ragione al datore di lavoro. A quanto pare, “Il suo lavoro non è abbastanza buono”, pertanto il licenziamento è apparso legittimo. Approfondiamo l’accaduto e verifichiamo cosa prevede la legge in Italia.

Licenziata in gravidanza perché il lavoro non è abbastanza buono

Cominciamo dalle basi. La lavoratrice citata ha cominciato a lavorare come consulente fiscale per un’azienda che si occupa appunto di consulenza fiscale e contabilità nel 2023. Dopo un primo mese di prova, andato a buon fine, la dipendente ha comunicato lo stato di gravidanza al datore di lavoro. Quest’ultimo le ha quindi proposto un licenziamento, utile a farle percepire l’indennità di disoccupazione, ammettendo la circostanza in tribunale. L’azienda ha infatti spiegato che sarebbe stato complesso e controproducente formare la dipendente in vista dell’attesa prolungata assenza. Un comportamento che “non fa di certo onore” al datore di lavoro, come definito dal giudice, che ha comunque prolungato il contratto quando la donna non ha accettato la proposta.

La lavoratrice ha quindi lavorato per l’azienda con una programmazione di 5 giorni alla settimana, che ha proposto di ridurre a 3 per il suo rientro a seguito del congedo di maternità in modo da riprendere servizio gradualmente. Queste dinamiche sono emerse dalle chat WhatsApp visionate in causa, in quanto la lavoratrice sosteneva che la riduzione oraria fosse stata imposta dall’azienda. In ogni caso, la dipendente ha lavorato per l’azienda per un certo periodo, con alcune assenze dovute a motivi di salute, finché è stata licenziata.

Così, ha agito in giudizio per impugnare il licenziamento, ritenuto illegittimo poiché discriminatorio rispetto al proprio stato di gravidanza, e chiesto un importante risarcimento. Il tribunale, anche in appello, ha però riconosciuto le ragioni del datore di lavoro. Quest’ultimo ha infatti dimostrato che la lavoratrice non fosse sufficientemente preparata per le mansioni in questione, soprattutto in relazione al livello di inquadramento, che svolgesse prestazioni carenti e che non apportasse alcun valore aggiunto al clima lavorativo. Ciò è quanto emerso nella causa, che ha pienamente confermato il licenziamento, anche in considerazione del fatto che nessun elemento facesse ipotizzare una correlazione tra il provvedimento e la gravidanza, addebitando alla donna anche le spese del procedimento.

Licenziata anche in gravidanza se il tuo lavoro non è abbastanza buono

Comprese le ragioni dei giudici olandesi, veniamo ora a cosa prevede la legge italiana, ciò che interessa i lettori (e che non dista troppo da un principio diffuso nella maggior parte degli ordinamenti). In Italia è vietato il licenziamento della donna in gravidanza (fin dal primo momento), misura che si prolunga per tutto il primo anno di vita del bambino. Un licenziamento contrario a queste disposizioni, indipendentemente dalla presunta discriminazione, è illegittimo. Così, la lavoratrice incinta licenziata ha diritto alla reintegra sul posto di lavoro e a un’indennità risarcitoria per le mensilità perdute. Il licenziamento è illegittimo anche quando il datore di lavoro non era a conoscenza della gestazione, vista la necessità. Ciò però non significa che il licenziamento sia sempre impossibile, essendo ammesso - fra gli altri - il licenziamento per giusta causa, che comprende anche lo scarso rendimento quando imputabile alla colpa del lavoratore.

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