Le pensioni aumentano nel 2024: i nuovi importi indicati nel Def

Simone Micocci

18 Aprile 2023 - 09:37

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Pensioni, nel Def la previsione sulla rivalutazione del 2024: tasso del 5,4%, a cui bisognerà aggiungere lo 0,8% del conguaglio per l’indicizzazione attuata a inizio 2023.

Le pensioni aumentano nel 2024: i nuovi importi indicati nel Def

Nel 2024 ci sarà un nuovo aumento delle pensioni dovuto all’inflazione, ma la percentuale sarà più bassa rispetto a quella registrata lo scorso anno. D’altronde, come confermano gli ultimi rilevamenti Istat, l’andamento dell’inflazione è al ribasso: dall’aumento del 10% registrato a gennaio si è scesi al 9,1% a febbraio, mentre a marzo è stato del 7,6%. Oggi la media è dell’8,9%, ma è destinata a scendere alla fine dell’anno tant’è che la previsione fatta nel Def parla di un incremento medio del 5,4%.

Un aumento più basso rispetto al 7,3% applicato a inizio anno, ma va detto che si tratta comunque di una percentuale notevolmente maggiore rispetto agli anni scorsi quando le pensioni erano solite aumentare, al massimo, dell’1% circa.

Ricordiamo comunque che - come spiegato da Carmelo Barbagallo (Uilp) in un’intervista a noi rilasciata - non si dovrebbe parlare di aumenti quanto più di adeguamenti al costo della vita. Tale meccanismo, infatti, consente alle pensioni di non perdere potere d’acquisto a causa dell’aumento dei prezzi, una tutela necessaria per far sì che gli assegni non si svalutino con il passare degli anni.

Adeguamento che tra l’altro sarà solamente parziale per alcuni: il taglio della rivalutazione introdotto con la legge di Bilancio 2023, infatti, varrà anche per il prossimo anno.

Aumento pensioni 2024, le previsioni del Def

Il Documento di economia e finanza fa chiarezza su quale dovrebbe essere l’impegno - economico - di cui lo Stato dovrà farsi carico per procedere con la rivalutazione delle pensioni. Nel dettaglio, tenuto conto del fatto che l’inflazione sta pian piano rallentando, la previsione ci dice che per il 2023 verrà accertato un tasso d’inflazione medio del 5,4%, il quale contribuirà ad aumentare le pensioni di qualche decina di euro, arrivando in alcuni casi anche a incrementi a due zeri.

Aumento a cui bisognerà aggiungere il conguaglio dovuto alla rivalutazione del 2023. Nel gennaio scorso, infatti, l’Inps ha provveduto ad attuare la rivalutazione tenendo conto dell’inflazione media provvisoria, pari appunto al 7,3%, rimandando l’applicazione della percentuale definitiva al gennaio successivo. A inizio 2024, quindi, si provvederà ad aggiungere lo 0,8% mancante, anche per le mensilità pregresse, visto che l’inflazione definitiva registrata è stata pari all’8,1%.

L’aumento complessivo sarà così del 6,2%, non molto distante dal 7,3% di quest’anno.

Andrà peggio, ma per fortuna perché vorrà dire che l’inflazione tornerà a livelli normali, negli anni successivi: nel 2024, infatti, la variazione dei prezzi dovrebbe scendere al 2,6%, mentre nel 2025 all’1,9%.

Di quanto aumenteranno le pensioni a inizio 2024

Ovviamente, per quanto frutto di rilevazioni da parte di esperti, si tratta pur sempre di una previsione quindi non è da escludere che il tasso di rivalutazione medio che verrà effettivamente utilizzato a inizio 2024 risulti differente da quello indicato nel Def.

Salvo scossoni al momento non previsti, comunque, il valore non dovrebbe essere molto distante dal 5,4% sopra indicato. In che modo tale percentuale si tradurrà in aumenti? Intanto ricordiamo che continuerà ad applicarsi la rivalutazione ridotta per coloro che hanno un assegno d’importo superiore a 4 volte il trattamento minimo, quindi poco più di 2.100 euro. Al superare di tale soglia, infatti, si applicano delle percentuali di rivalutazione ridotte, quali:

  • 85% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo;
  • 53% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo;
  • 37% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 8 e le 10 volte il trattamento minimo;
  • 32% del tasso di rivalutazione per gli assegni superiori alle 10 volte il trattamento minimo.

Quindi, mentre per chi guadagna fino a 2.100 euro (lordi) o poco più verrebbe applicata interamente la percentuale suddetta, per gli altri se ne prenderà solamente una parte, tanto più bassa quanto più aumenta il valore dell’assegno.

Ciò significa, ad esempio, che una pensione di 1.000 euro godrebbe di un incremento lordo di 54 euro al mese, mentre con 1.500 euro l’aumento sarebbe di 81 euro al mese. Ancora meglio per chi prende 2.000 euro di pensione, visto che l’aumento mensile sarebbe di 108 euro.

Per una pensione di 2.500 euro, invece, la rivalutazione è all’85% del tasso, quindi del 4,59% laddove dovesse essere confermata un’inflazione media del 5,4%: ne risulterà così un aumento di 114,75 euro. Dopodiché la percentuale di rivalutazione si ridurrà sempre di più: con una pensione di 3.000 euro, ad esempio, sarà del 53%, ossia del 2,86%, con un aumento così di appena 85 euro.

Importi a cui bisognerà aggiungere quanto risultato dal conguaglio del 2023, per il quale cliccando qui troverete tutte le tabelle definitive.

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