Accuse di lavoro nero ai Renzi: l’ex lavoratore conferma, M5S vuole le scuse a Di Maio

Alessandro Cipolla

3 Dicembre 2018 - 12:42

La Verità intervista un ex distributore di giornali che parla di lavoro in nero nella ditta di Tiziano e Matteo Renzi. I 5 Stelle chiedono le scuse a Di Maio.

Accuse di lavoro nero ai Renzi: l’ex lavoratore conferma,  M5S vuole le scuse a Di Maio

Dopo la vicenda riguardante Luigi Di Maio scovata da Le Iene, adesso è l’azienda di distribuzione dei giornali che aveva Tiziano Renzi - e dove ha lavorato anche Matteo - a essere accusata di lavoro nero.

Questa volta le rivelazioni sono partite dal giornale La Verità, che ha raccolto la testimonianza di un ex venditore di giornali della ditta - che ha tirato in ballo anche Matteo Renzi - con poi anche un secondo ex lavoratore che per il quotidiano avrebbe confermato l’assenza di un contratto.

Tiziano Renzi ha rigettato ogni accusa, parlando di pagamenti “cash perché trattenevano il loro compenso da ciò che incassavano con la vendita dei quotidiani ma poi ovviamente l’ azienda provvedeva al pagamento delle tasse come previsto dalla legge”.

Una vicenda questa dove adesso è intervenuto anche il Movimento 5 Stelle, che ha chiesto delle scuse da parte del PD e di Matteo Renzi viste le polemiche alimentate dal partito per il caso della ditta edile del padre di Di Maio.

Le accuse di lavoro nero ai Renzi

Questa volta il caso è nato non da un servizio de Le Iene, ma da un articolo apparso sul giornale La Verità a firma di Giacomo Amadori e che raccoglie le dichiarazioni di Andrea Santoni, oggi chef a Londra ma nel 1997 strillone di giornali a Firenze per conto della Speedy Florence di Tiziano Renzi.

Matteo (Renzi n.d.r.) ci portava le copie da distribuire ai semafori - ha raccontato Santoni al quotidiano in merito alla sua esperienza di sei mesi con la Speedy - poi ritirava gli incassi. A noi restava una quota. Mai visto un contratto, alla Speedy il contratto, forse, ce l’avevano in tre o quattro”.

Circostanze queste che sarebbero poi state confermate secondo La Verità anche da un secondo ex lavoratore della Speedy, secondo il quale “io trattenevo la mia parte e consegnavo il resto a Matteo. Poi Tiziano ha scoperto che gli conveniva annullare il fisso e darci tutto in nero”.

Accuse gravi queste alle quali Tiziano Renzi ha subito risposto parlando di lavoratori “ pagati cash perché trattenevano il loro compenso da ciò che incassavano con la vendita dei quotidiani”.

Ovviamente poi l’azienda provvedeva al pagamento delle tasse come previsto dalla legge - ha continuato il padre dell’ex premier - Era pagamento in contanti, non in nero: una semplice differenza che in sede di tribunale sarà facilmente dimostrabile”.

Dopo la replica di Renzi padre, Andrea Santoni è intervenuto anche a Circo Massimo in onda su Radio Capital confermando le sue accuse: “Con Matteo era tutto a nero, tutto aumm aumm, non ho mai firmato niente”.

L’ex lavoratore poi ha parlato del colloquio di lavoro avuto con Matteo Renzi: “Cercavo un lavoretto allora andai a parlare con Matteo una mezz’ora, mi ha spiegato come funzionava e a me andava bene, io non sono uno che si meraviglia del nero”.

Dopo queste rivelazioni è intervenuto anche il Movimento 5 Stelle, parlando in una loro nota di curiosità nel “sapere come adesso il Pd commenterà la vicenda venuta fuori sui lavoratori senza contratto gestiti da Matteo Renzi e suo padre, quando li mandavano a distribuire giornali a nero nella loro Firenze”.

Viste le precedenti accuse sempre nel merito del lavoro nero rivolte a Luigi Di Maio, i pentastellati alla fine sperano che “Renzi e il suo partito adesso chiedano scusa e diano spiegazioni sulla vicenda”.

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