«La pista della negoziazione in Ucraina era aperta dal principio, ma gli Usa non hanno voluto». Parla il regista Lopatonok, collaboratore di Oliver Stone

Roberto Vivaldelli

29 Settembre 2023 - 07:05

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Intervista a Igor Lopatonok, nato e cresciuto nell’Ucraina sovietica, ed è autore di documentari come Ukraine on Fire (2016), prodotto dall’amico Oliver Stone.

«La pista della negoziazione in Ucraina era aperta dal principio, ma gli Usa non hanno voluto». Parla il regista Lopatonok, collaboratore di Oliver Stone

Igor Lopatonok, è un regista e produttore cinematografico, autore di documentari che offrono una narrazione alternativa sulla storia recente dell’Ucraina, come Ukraine on Fire (2016), prodotto dall’amico Oliver Stone, e The Everlasting Present - Ukraine: 30 Years of Independence (2021), che vede tra i protagonisti, in veste di cronista, anche l’italiana Simona Mangiante, l’avvocata di Caserta, attrice e imprenditrice, finita sulle prima pagine di tutto il mondo nel 2017 per l’inchiesta del Russiagate insieme al marito George Papadopoulos, ex collaboratore di Donald Trump. Lopatonok è nato e cresciuto nell’Ucraina sovietica, dove ha frequentato la Oles Honchar Dnipro National University, e ora vive a Los Angeles, pur mantenendo stretti contatti con il suo Paese d’origine. Città nella quale vive anche Mangiante da un po’ di anni. Li abbiamo raggiunti entrambi per fare il punto della situazione sulla guerra in Ucraina, sugli attori coinvolti e sui possibili sviluppi.

Il Premio Pulitzer Seymour Hersh ha scritto recentemente che la controffensiva ucraina è di fatto fallita ma i media mainstream devono continuare a mentire. È così?

Igor: Sì, la controffensiva è fallita e non ha raggiunto i risultati che si erano proposti. Risultati che, tuttavia, siano prefissati gli Stati Uniti, non l’Ucraina. Perché questa non è una guerra tra Ucraina e Russia ma una guerra per procura portata avanti da Washington. Quello che non è chiaro agli occidentali è che la Russia è una superpotenza nucleare e la stessa mentalità russa è completamente diversa da quella occidentale. La Russia è pronta a sacrificarsi, occorre studiare la storia. Durante l’invasione francese, al tempo di Napoleone, i russi hanno bruciato Mosca soltanto per vincere la guerra. Sono pronti ad autodistruggersi pur di vincere, come durante la Seconda Guerra Mondiale, quando hanno perso 27 milioni di persone pur di vincere la guerra. A livello economico, hanno privato i cittadini del “lusso” di avere a casa una lavatrice, una tv a colori, ma hanno finanziato il primo uomo nello spazio. C’è un’altra visione dell’economia. Durante la Guerra Fredda, Mosca è riuscita a produrre la più grande quantità di plutonio per essere pronta alla guerra. Questo però non è veicolato dai media che propongono la narrazione dell’agenda liberale decisa da Washington. La differenza, dunque, è che la Russia è pronta a sacrificarsi pur di vincere, mentre l’occidente è impegnato a propagandare una narrazione falsa dei fatti, che non tiene conto dei rischi. Stanno cercando di fare di tutto per provocare Putin e sollecitare una reazione estrema da parte del presidente russo: tutti questi droni sul Cremlino sono solo una provocazione, non c’è alcuna strategia militare dietro queste manovre. Questa non è più una guerra tradizionale, è una guerra ibrida, psicologica e mentale. Ukraine on Fire (2016) e The Everlasting Present - Ukraine: 30 Years of InDependence (2021), rappresentano uno strumento molto potente, una prospettiva realistica dei fatti. [...]

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