L’acquisto ucraino di Rafale francesi e Gripen svedesi al posto degli F-16 è stato visto a Washington come un “tradimento” dopo 180 miliardi di aiuti Usa
Negli ultimi mesi, diverse azioni dell’Ucraina hanno contribuito a incrinare i rapporti con Washington, esacerbando le tensioni tra il presidente Volodymyr Zelensky e l’amministrazione Trump, già tesi per le pressioni americane su un rapido cessate il fuoco nel conflitto con la Russia. Tra queste, spicca la decisione di Kiev di stringere accordi militari con partner europei, percepiti negli USA come un segnale di ingratitudine verso i 180 miliardi di dollari in aiuti gratuiti forniti dai contribuenti americani, inclusi addestramento e forniture di F-16.
In particolare, l’annuncio del 17 novembre con la Francia per l’acquisto di fino a 100 jet Rafale F4, oltre a sistemi di difesa aerea SAMP/T, droni e munizioni, ha rappresentato un punto di rottura. Firmato a Villacoublay vicino a Parigi alla presenza di Zelensky e del presidente Emmanuel Macron, l’accordo prevede consegne entro il 2035 e un finanziamento parziale tramite asset russi congelati e fondi UE, con Zelensky che lo ha descritto come un passo per «costruire la flotta aerea più seria per l’Ucraina».
Macron ha enfatizzato la necessità di 100 Rafale come «enorme» per contrastare gli «attacchi inaccettabili» russi, rafforzando l’asse franco-ucraino in un momento di instabilità politica e budgetaria francese. Questa mossa, preceduta da un’intesa simile con la Svezia per 100-150 Gripen a ottobre, ha complicato notevolmente i rapporti tra Washington e Kiev. [...]
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