La fine del Superbonus: perché lo stop alla cessione dei crediti del governo Meloni può essere una pietra tombale sui bonus edilizi

Stefano Rizzuti

17 Febbraio 2023 - 09:51

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Il governo Meloni ha deciso di bloccare la cessione dei crediti per tutti i bonus edilizi, compreso il Superbonus: lo stop allo sconto in fattura è la pietra tombale per questa misura?

La fine del Superbonus: perché lo stop alla cessione dei crediti del governo Meloni può essere una pietra tombale sui bonus edilizi

Lo stop deciso dal governo Meloni alla cessione dei crediti può rappresentare la pietra tombale sul Superbonus e su tutti i bonus edilizi. Le misure, è vero, non spariranno e resteranno sotto forma di detrazioni fiscali che andranno a compensare nel giro di dieci anni le spese sostenute; ma eliminare la cessione dei crediti e lo sconto in fattura può avere una conseguenza non di poco conto: i bonus edilizi torneranno a essere solo un privilegio per quei pochi che potranno permettersi di pagare subito i lavoro e vedersi restituire parte delle risorse investite in tempi molto lunghi.

Il Consiglio dei ministri ha varato un decreto che prevede lo stop alla cessione dei crediti per tutti i bonus fiscali edilizi, compreso il Superbonus. Inoltre viene sancito anche il divieto di acquistare i crediti per tutte le amministrazioni pubbliche, compresi gli enti locali e le Regioni.

La novità più importante, però, riguarda la fine delle cessioni dei crediti per i lavori edilizi: decisione che avrà conseguenze importanti sul mercato, sia per i costruttori che per i cittadini. Cosa succederà ora? E perché il rischio è che il Superbonus, così come gli altri bonus edilizi, diventi una misura per pochi?

Superbonus, lo stop alla cessione dei crediti

Il governo Meloni ha messo in campo diversi interventi riguardanti la cessione del credito per i bonus edilizi. La più importante è la sospensione di tutte le cessioni di bonus fiscali. Restano applicabili solamente in caso di interventi già avviati. Il Consiglio dei ministri ha anche bloccato le operazioni di acquisto dei crediti da parte di Regioni e altri enti pubblici. Infine viene anche stabilita una limitazione alla responsabilità del fornitore che ha applicato lo sconto in fattura e dei cessionari dei crediti.

Perché il governo ha sospeso la cessione dei crediti

A spiegare la decisione del governo in conferenza stampa è stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’obiettivo, ha sottolineato, è risolvere il problema dei crediti fiscali incagliati senza andare a pesare sui conti pubblici. Giorgetti ha illustrato le sue motivazioni citando Draghi: “Disse che il problema non è il Superbonus ma sono i meccanismi di cessione disegnati senza discrimine e discernimento“. L’intervento sulla cessione dei crediti, ha sottolineato il ministro dell’Economia, peserebbe per una cifra attorno ai 110 miliardi di euro, che deve essere gestita diversamente.

Superbonus e bonus edilizi, cosa succede ora

Il divieto di cessione anche per le amministrazioni locali, ha evidenziato Giorgetti, serve per evitare un impatto importante sul debito pubblico. Dal 17 febbraio, quindi, le regole per i bonus sono cambiate: sia per il Superbonus che per tutti gli altri bonus edilizi come ecobonus e bonus ristrutturazioni.

Con la fine della cessione dei crediti viene meno la possibilità di applicare lo sconto direttamente in fattura per i clienti. Quindi, in sostanza, i bonus continueranno a esistere, ma non più la cessione dei crediti. Resta solo la possibilità della detrazione d’imposta, ovvero il recupero in più anni di una percentuale - che varia in base al bonus specifico - della spesa sostenuta.

Perché lo stop alla cessione dei crediti rischia di affossare i bonus

Concretamente, quindi, lo stop alla cessione dei crediti vuol dire che il Superbonus e gli altri bonus edilizi continueranno a esistere, ma senza lo sconto in fattura. L’unica possibilità per chi decide di aderire a uno di questi bonus è di anticipare di tasca propria tutta la spesa, per poi vedersela restituire in diversi anni.

Per molti di questi bonus è, di fatto, un ritorno alle origini. Per il Superbonus, nato con uno “sconto” del 110%, le cose sono diverse. Soprattutto considerando che gli interventi del Superbonus riguardavano villette o interi condomini, quindi spese ingenti. Lo sconto in fattura permetteva potenzialmente (poi non sempre era così semplice) a chiunque di accedere al bonus: ora, invece, una spesa del genere potrà essere sostenuta solamente da chi ha più possibilità economiche.

D’altronde parliamo di uno dei temi da sempre sollevati con i bonus edilizi: a essere più svantaggiati, a queste condizioni, sono soprattutto i cittadini meno abbienti, che vivono proprio nelle abitazioni che più, da un punto di vista energetico e strutturale, avrebbero bisogno di ristrutturazioni. Di fatto già ora il Superbonus e gli altri bonus edilizi, con tanto di sconto in fattura, rischiano di essere una misura ad appannaggio quasi solamente dei più ricchi. Eliminando la cessione dei crediti, però, questo principio viene ulteriormente rafforzato.

È pur vero, in effetti, che il rischio di speculazioni con lo sconto in fattura è molto alto e spesso i prezzi sono stati gonfiati. Fenomeno che potrebbe in parte rientrare eliminando le cessioni del credito. Tuttavia resta il problema che soprattutto una misura come il Superbonus, pensata per ammodernare tutti gli edifici italiani e renderli più efficienti dal punto di vista energetico, rischia di diventare accessibile solo ai più abbienti.

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