Mentre Wall Street corre, cresce tra gli investitori l’idea che l’America non sia più l’unico faro. Ma ridurre l’esposizione richiede tempo, coraggio e un cambio di paradigma.
Nonostante il recente rally che ha riportato l’S\&P 500 vicino ai massimi storici, la convinzione che gli Stati Uniti siano il baricentro eterno della finanza globale inizia a incrinarsi. Se da un lato molti investitori internazionali restano ancorati alla strategia del “buy the dip”, dall’altro emergono segnali chiari di un cambiamento di sentiment. La domanda non è più se l’America sia ancora centrale, ma quanto a lungo lo resterà.
All’inizio dell’anno, soprattutto dopo l’annuncio dei dazi “reciproci” da parte di Donald Trump, sembrava che l’epoca dell’unilateralismo USA stesse per finire. Il rischio politico, insieme all’instabilità geopolitica e a un dollaro volatile, ha messo in discussione la supremazia americana nei portafogli globali. Tuttavia, il ritorno della calma sui mercati e la solida performance degli indici statunitensi hanno ridato fiato ai sostenitori della resilienza americana.
Secondo Fahad Kamal, chief investment officer della banca privata Coutts, “le narrazioni cambiano, ma la vera stella polare resta la crescita degli utili — e negli USA è ancora superiore.” È un’analisi condivisa da molti, ma che inizia a sontrarsi con una nuova consapevolezza.
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