Secondo il presidente di Stellantis un quarto del lavoro degli ingegneri viene “sprecato” per la sola conformità normativa, a scapito di innovazione e competitività.
Secondo il presidente di Stellantis, John Elkann, oltre il 25% del tempo degli ingegneri del gruppo automobilistico viene assorbito esclusivamente dal lavoro di conformità alle normative UE, che sottrae risorse preziose all’innovazione e allo sviluppo di nuovi modelli.
La cosa non stupisce, visto che le regole europee in materia di emissioni, sicurezza e rumorosità sono tra le più severe al mondo. Dal 2025 al 2035, i costruttori dovranno infatti adeguarsi a oltre 120 nuove normative, con limiti sulle emissioni di CO₂ che scenderanno progressivamente fino ad azzerarsi per le nuove auto dal 2035. Questi standard, se da un lato mirano a garantire una mobilità più sostenibile e sicura, dall’altro impongono pressioni sulle case automobilistiche.
Elkann sottolinea come la necessità di rispettare tali regolamenti comporti non solo un aumento dei costi per i consumatori, ma anche una crescente complessità nei processi di progettazione e sviluppo, soprattutto per i modelli più compatti, che rischiano di diventare economicamente insostenibili. Il paradosso, evidenziato dal presidente di Stellantis, è che l’inasprimento delle regole potrebbe avere effetti contrari agli obiettivi UE. Il rincaro delle auto nuove spinge infatti i consumatori a mantenere più a lungo veicoli vecchi e inquinanti, rallentando la transizione ecologica.
Di fronte a queste difficoltà, Elkann suggerisce di prendere esempio dal modello giapponese delle kei car, che godono di agevolazioni grazie a efficienza e compattezza, ma riconosce che una simile flessibilità appare oggi improbabile nell’Unione.
Il peso della burocrazia sull’innovazione del settore automotive
La denuncia di Elkann non è isolata. Anche le principali associazioni di categoria e gli operatori del settore hanno lanciato un appello alla Commissione europea per ridurre gli ostacoli burocratici che frenano l’innovazione. Secondo Sigrid de Vries, direttrice generale di Acea, ad esempio, la burocrazia rischia di mettere a repentaglio la leadership europea in settori strategici come la digitalizzazione e l’automazione dei veicoli. “Abbiamo bisogno che l’UE incentivi, non ostacoli, il nostro vantaggio comparato”, ha dichiarato de Vries, sottolineando la necessità di condizioni favorevoli per rafforzare la competitività dell’industria continentale.
Meno vincoli amministrativi, più incentivi e una maggiore flessibilità nell’applicazione delle regole, dunque, soprattutto per i segmenti di mercato più vulnerabili come quello delle auto compatte e dei veicoli commerciali leggeri.
Sostenibilità e leadership tecnologica tra regole e competitività
Nonostante le critiche, è innegabile che le normative europee abbiano spinto l’industria verso standard di eccellenza in materia di sicurezza, qualità e sostenibilità. Il pacchetto “Fit for 55”, che prevede la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, mira ad esempio a stimolare l’innovazione e a garantire che il settore automobilistico contribuisca in modo decisivo agli obiettivi climatici dell’UE. Secondo la Commissione europea, queste misure porteranno benefici a cittadini e consumatori, migliorando la qualità dell’aria, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e rafforzando la competitività del made in Europe sui mercati globali.
Il nuovo Piano d’azione industriale per il settore automobilistico, adottato dal 2025, si propone di sostenere la transizione verso veicoli a zero emissioni e connessi, mantenendo una solida base produttiva europea.
Tuttavia, la denuncia di John Elkann riporta al centro del dibattito la necessità di trovare un equilibrio tra la tutela dell’ambiente e la competitività industriale, per evitare il rischio che la regolamentazione europea soffochi la capacità di innovare e di rispondere rapidamente alle sfide del mercato globale.
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