L’Italia umilia la Francia a colpi di spread

Laura Naka Antonelli

1 Settembre 2025 - 17:51

Un azzeramento impensabile fino a pochi anni fa. L’Italia risponde alle accuse della Francia di Bayrou ormai spacciata non solo con le parole, ma anche con i numeri.

L’Italia umilia la Francia a colpi di spread

Una Francia sempre più disperata e in difficoltà, alle prese con una crisi politica che sembra non avere fine. Accusata ieri dal premier francese Francois Bayrou di fare una politica di “dumping fiscale”, nelle ultime ore l’Italia di Meloni si è difesa, rigirando anche il coltello nella piaga di Parigi, che rischia di assistere all’ennesimo collasso del governo, dopo quello precedente di Michel Barnier.

La rivincita di quell’Italia ex PIIGS derisa ai tempi della crisi dei debiti sovrani più volte non solo dalla Germania, ma anche dalla Francia, non finisce però qui.

Oltre a ’rinfacciare’ a Parigi quanto Roma stia raccogliendo i frutti del lavoro degli ultimi anni, il governo Meloni si prepara a brindare al raggiungimento di una importante pietra miliare, impensabile fino a qualche anno fa: il possibile azzeramento dello spread BTP-OAT a 10 anni, ovvero del differenziale tra i rendimenti dei Titoli di Stato italiani e quelli francesi.

L’Italia piccata da Bayrou verso la rivincita? Spread BTP-OAT verso lo zero

L’Italia si prepara dunque a rispondere alle accuse del governo di Bayrou dato ormai per spacciato non solo con le parole che stanno arrivando a raffica in queste ore dai partiti di maggioranza, ma con la verità nuda e cruda dei numeri.

Per la precisione, dei numeri dei rendimenti dei Titoli di Stato italiani e francesi e dello spread Italia-Francia a 10 anni. Lo scarto tra i rendimenti dei BTP e quelli degli OAT francesi si sta di fatto azzerando.

Motivo: la nuova carrellata di sell che ha messo KO gli OAT e che, di conseguenza, ha fatto impennare i rendimenti transalpini, che viaggiano oggi attorno al 3,54%, ormai poco al di sotto del 3,61% dei rendimenti decennali dei BTP.

Nelle ultime sessioni, lo spread si è contratto in misura ancora più importante, restringendosi la scorsa settimana fino a 5 punti base: un valore minimo che ha fatto la storia, risultante dalla differenza tra il 3,54% dei rendimenti dei BTP e il 3,49% dei rendimenti degli OAT.

Questo, mentre lo spread Francia-Germania a 10 anni, lo stesso giorno - lo scorso 27 agosto - si è allargato fino a un valore di poco inferiore alla soglia pericolo di 80 punti base, superata lo scorso 9 aprile.

I mercati premiano l’Italia e scaricano la Francia: è questo il dato di fatto che emerge dai movimenti degli spread, con diversi analisti che tornano a paventare il peggio per i Titoli di Stato francesi. La stessa presidente della BCE Christine Lagarde, nella giornata di oggi, non ha negato il timore di un nuovo ed ennesimo collasso di un governo francese, stavolta nelle mani del premier Francois Bayrou.

OAT francesi percepiti come più rischiosi di titoli dui Stato Grecia, Spagna, Portogallo

L’alert lanciato dagli OAT è lampante: la crescita dei rendimenti decennali, che in un anno è stata superiore a 50 punti base, è stata tale da portare i rendimenti di Parigi a un valore, oggi al 3,53% in media, superiore a quello dei rendimenti dei titoli di Stato della Grecia (tuttora considerati più affidabili dei BTP italiani, al 3,43%) di ben 10 punti base.

Gli stessi rendimenti sono decisamente più alti ormai di quelli dei Titoli di Stato del Portogallo (3,19%), dei Bonos spagnoli (3,35%), ovviamente dei Bund tedeschi considerati tuttora i debiti sovrani più sicuri dell’area euro, al 2,75%.

Rimangono superiori ai rendimenti francesi, tra le economie più grandi dell’area euro, soltanto i rendimenti dei BTP italiani. Ma lo zero sembra essere ormai a portata di mano.

Così ha commentato la situazione John Taylor, Head of European Fixed Income di AllianceBernstein, riassumendo e spiegando cosa sta succedendo nell’arena politica francese, in attesa di quel voto di fiducia del Parlamento, esattamente tra una settimana, il prossimo 8 settembre, che potrebbe decretare la fine dei giochi del governo Bayrou. Voto chiesto dal premier stesso, impegnato a far quadrare i conti pubblici della Francia, alle prese con un debito e un deficit pubblici che potrebbero essere ridotti solo chiedendo sacrifici di non poco conto ai cittadini francesi.

Taylor ha ricordato che proprio “l’annuncio del voto di fiducia richiesto in Francia dal Primo Ministro Bayrou è stato accolto dal mercato in maniera simile a quanto successo nel giugno e novembre scorso”, nel senso che “sono stati colpiti prevalentemente i titoli goverantivi francesi, mentre l’effetto sul debito corporate e bancario è stato più contenuto”.

A soffrire è stato tuttavia sul mercato del forex anche l’euro, in ritirata di circa l’1%.

A questo punto, ha scritto il responsabile della divisione di reddito fisso europeo di AllianceBernstein, “lo scenario più probabile, a nostro avviso, è una bocciatura del governo Bayrou, che porterebbe il Presidente Macron di fronte a tre opzioni principali: nominare un nuovo governo incaricato di approvare il bilancio (la via più probabile, ma complessa, dato che il deficit dovrà scendere dal 5,4% nel 2025 al 4,6% nel 2026, come promesso alla Commissione Europea), indire nuove elezioni parlamentari anticipate o, in alternativa, dimettersi”.

Questa ultima via, ha sentenziato Taylor, “estrema e poco probabile, rappresenterebbe lo scenario peggiore per gli asset francesi”.

L’esperto non si è fermato qui, ricordando l’avvento di “altri elementi concomitanti al voto che potrebbero creare più di qualche grattacapo a Parigi”: due giorni dopo la data clou dell’8 settembre “è prevista una giornata di proteste e uno sciopero nazionale che potrebbero generare nuove turbolenze”.

Sulla testa francese pende anche la spada di Damocle di un downgrade del rating sul debito pubblico da parte delle agenzie di rating, con Fitch che dirà la sua a partire dal prossimo 12 settembre. Verdetti che “potrebbero rivedere al ribasso il giudizio sulla Francia, con una concreta possibilità di declassamento ad A”.

Come se non bastasse, l’Head of European Fixed Income di AllianceBernstein ha ricordato che “ settembre coincide tradizionalmente con un aumento dell’offerta di titoli sovrani , un fattore che storicamente tende a pesare sugli spread europei”.

Tutto, mentre va avanti il Quantitative tightening della BCE, “che richiede al mercato una capacità di assorbimento delle emissioni ancora più sostenuta”, visto che ormai la Banca centrale europea non solo non fa più acquisti di titoli di debito pubblico, ma li sta mollando anche al loro destino.

Di conseguenza, guardando alle prossime settimane, Taylor prevede che “la volatilità prosegua, soprattutto nel breve termine, anche se dovrebbe rimanere limitata agli asset francesi, senza particolari ripercussioni sull’euro”.

Una rassicurazione, tuttavia, c’è. AllianceBernstein non crede che queste fasi siano “motivo di fuga dal debito francese, bensì come potenziali occasioni di ingresso, soprattutto se le valutazioni sul debito sovrano francese dovessero diventare più interessanti”.

In base a questo ragionamento, l’Italia - che conta un rapporto debito pubblico-PIL ancora più alto rispetto a quello della Francia - potrebbe brindare al possibile azzeramento dello spread BTP-OAT per poco tempo.

Italia passa al contrattacco, Mulé (FI): affidabilità debito pubblico Parigi inferiore a quella dell’Italia

Ma per ora, dopo l’accusa di dumping fiscale arrivata da Bayrou, i rinfacci si sprecano. Come quelli di Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e vicepresidente della camera che, in un intervento oggi a L’Aria che Tira su La7, ha così commentato:

“La Francia, rispetto all’Italia, sta facendo passi indietro: oggi, dopo vent’anni dall’ultimo schiaffo dato dal governo a guida Silvio Berlusconi e sempre con un esecutivo di centrodestra, la sua affidabilità rispetto al debito pubblico è inferiore a quella all’Italia”.

Mulè ha continuato sottolineando che “ il nostro Paese è più affidabile perché ha stabilità politica, perché ha un governo che dice quello che fa e fa quello che dice, perché i dati macro economici sono sotto gli occhi di tutti e tutte le agenzie di rating infatti segnano un più all’Italia ”.

In questa situazione, ha continuato il deputato di FI, “ Bayrou, che è disperato perché traballa , se ne è uscito con la storia assurda del dumping fiscale, mentre da noi si ignora un particolare da ortografia contabile e cioè che le tasse che i francesi pagano in Italia non sono recupero da evasione o un gentile omaggio ma vengono da reddito prodotto all’estero e dunque non sarebbero mai arrivate nelle nostre casse ”.

E già dall’anno scorso, va ricordato, i BTP facevano gola agli investitori più degli OAT, a causa del continuo caos politico che da più di un anno ha colpito la Francia.

Calo spread BTP-Bund sotto 100 punti base, Unimpresa vede tesoretto fino a 13 miliardi per l’Italia

Complimenti al lavoro svolto dal governo Meloni sono arrivati anche da un’analisi elaborata dal Centro Studi di Unimpresa, che ha ripercorso la storia dello spread BTP-Bund, dunque dello spread Italia-Germania, presentando un tesoretto totale, per l’Italia, fino a 13 miliardi.

La discesa dello spread tra BTP e Bund sotto i 100 punti base potrà garantire all’Italia risparmi fino a 5 miliardi di euro già nel 2025 e oltre 7-8 miliardi nel 2026 sul fronte degli interessi passivi, pari a un “tesoretto” totale fino a 13 miliardi. È quanto emerge da una stima del Centro studi di Unimpresa, basata sulle condizioni attuali dei mercati e sul volume annuo di collocamenti del Tesoro, pari a circa 500 miliardi di euro”.

Unimpresa ha spiegato che, “dopo i picchi registrati tra il 2022 e il 2023, con differenziali sopra i 200 punti base e rendimenti del decennale oltre il 5%, la progressiva compressione del differenziale ha riportato i tassi in area 3,6-3,7%, generando un effetto positivo sulla spesa per interessi ”.

Fattore cruciale, hanno puntualizzato gli analisti, calcolando che “ la stabilizzazione dello spread su livelli contenuti potrebbe portare il costo medio del debito dal 3,3% verso il 3%, liberando risorse utili per ridurre il rapporto debito/PIL o sostenere la crescita”.

E ancora:

“Con uno spread ridotto a circa 90‑100 punti base — cioè un rendimento medio sul decennale italiano intorno al 3,6‑3,7% rispetto a circa 2,6‑2,7% del Bund — ogni 1 punto base in meno implica un risparmio di circa 23–24 milioni di euro annui sul nuovo ammontare emesso. Dunque, una contrazione di 80‑100 punti base rispetto ai picchi del 2022‑2023 genera un risparmio annuo nell’ordine di 4,5‑5 miliardi di euro già nel 2025. Nel 2026, gran parte dello stock di debito in scadenza — emesso in anni di elevato costo finanziario — verrà rifinanziato a condizioni migliori. Se lo spread restasse stabile a livelli contenuti, il risparmio potrebbe superare i 7‑8 miliardi di euro, grazie alla maggiore quota di debito rinnovata e all’effetto cumulativo della riduzione del costo medio del debito”.

MEF brinda a calo spread e menziona anche spread BTP-OAT, “minimo storico a 5,5 pb”

Ha brindato alla forte flessione dello spread anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti che, con il comunicato “Benefici per imprese, famiglie, finanza: lo spread che racconta l’Italia degli ultimi 3 anni”, ha raccontato la storia dello spread BTP-Bund di questi ultimi tre anni del governo Meloni, menzionando anche lo spread BTP-OAT:

“Lo spread (BTP-Bund) che a settembre 2022 – poco prima dell’insediamento del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti – aveva raggiunto i 251 punti base, ha toccato i 71 punti base il 15 agosto 2025. Il 27 agosto anche il differenziale tra OAT francesi e Btp italiani si è assottigliato al minimo storico a circa 5,5 punti base. Un effetto visibile e misurabile del lavoro responsabile svolto dall’esecutivo in questi primi 3 anni”.

Progressi che sono stati resi possibili, ha spiegato il MEF, “ grazie ai segnali di una crescita economica stabile dell’Italia e all’attenzione del governo al contenimento del debito e al rispetto delle regole di bilancio europee. Tutti fattori visti positivamente dai mercati e dalle agenzie di rating che hanno premiato la traiettoria di crescita e consolidamento fiscale del Paese”.

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