Italia: entro il 2050 ci saranno più pensionati che lavoratori

Massimiliano Carrà

30/08/2019

30/08/2019 - 17:14

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Entro il 2050 in Italia ci saranno più pensionati che lavoratori. È questo l’allarme lanciato dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel suo rapporto Working Better with Age

Italia: entro il 2050 ci saranno più pensionati che lavoratori

Entro il 2050 in Italia ci saranno più pensionati che lavoratori. È questo il focus dell’allarme lanciato dall’ultimo studio effettuato dall’OCSE sul mercato del lavoro del Bel Paese.

Infatti, secondo quanto contenuto nel rapporto Working Better with Age, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico sostiene che il numero di persone over 50 inattive o pensionate che dovranno essere sostenute dai lavoratori potrebbe aumentare di circa il 40% arrivando nell’area Ocse a 58 su 100.

Il rischio di avere entro il 2050 più pensionati che lavoratori non è limitato esclusivamente all’Italia. Secondo l’OCSE infatti lo stesso problema riguarderebbe anche Grecia e Polonia.

Più pensionati che lavoratori: le soluzioni dell’OCSE

Per contrastare il rischio di avere entro il 2050 più pensionati che lavoratori l’OCSE invita i governi dei vari Paesi a “promuovere maggiori e migliori opportunità di lavoro in età avanzata per proteggere gli standard di vita e la sostenibilità delle finanze pubbliche”.

Di conseguenza, secondo quanto analizzato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ritardando l’età media in cui i lavoratori lasciano la forza lavoro e riducendo il divario di genere nella partecipazione della forza lavoro in età più giovane, l’aumento medio per l’area Ocse potrebbe infatti essere ridotto al 9%.

Infatti, come sottolineato da Stefano Scarpetta, direttore dell’Organizzazione per l’Occupazione, il lavoro e gli affari sociali “il fatto che le persone vivano più a lungo e in una salute migliore è un risultato da celebrare, tuttavia un rapido invecchiamento della popolazione richiederà un’azione politica concertata per promuovere l’invecchiamento attivo in modo da compensare le sue conseguenze potenzialmente gravi per gli standard di vita e le finanze pubbliche”.

I fenomeni analizzati dall’OCSE

Come evidenzia la relazione realizzata dall’OCSE, anche se in alcuni Paesi sono stati fatti dei progressi che hanno portato i lavoratori più anziani a continuare a lavorare fino a 65 anni, tuttavia l’età effettiva in cui si decide di uscire dal mercato del lavoro è più bassa rispetto a 30 anni fa, nonostante l’aumento dell’età media di vita.

Secondo l’OCSE questo fenomeno che rischia di avere entro il 2050 più pensionati che lavoratori è causato principalmente da due fattori ben precisi:

  • riluttanza dei datori di lavoro ad assumere e trattenere lavoratori più anziani;
  • investimenti insufficienti nell’occupabilità per tutta la vita lavorativa.

Proprio per questo secondo l’Organizzazione sarebbe necessario:

  • una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro
  • migliori condizioni di lavoro in generale per promuovere una maggiore partecipazione a tutte le età.

Infine, secondo quanto evidenziato nel rapporto Working Better with Age, per prevenire questo fenomeno sarebbe importante per i Paesi anche investire nelle competenze digitali dei lavoratori più anziani.

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