Italia, il boom dei Btp finirà? C’è allarme sul debito, ecco perché

Violetta Silvestri

16 Febbraio 2024 - 10:51

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L’allarme sul debito agita ancora l’Italia, anche se il boom degli acquisti di Btp da parte di piccoli investitori rappresenta un successo del Governo Meloni. Ma quanto durerà e con quali rischi?

Italia, il boom dei Btp finirà? C’è allarme sul debito, ecco perché

La questione debito pubblico in Italia rimane in primo piano, così come resta sotto i riflettori la campagna di offerta di Btp per finanziare l’indebitamento e rivolta in modo particolare ai piccoli risparmiatori.

Il Governo Meloni sembra voler insistere su questa strategia del collocamento di Titoli di Stato rivolti a investitori cosiddetti retail, solitamente più fiduciosi verso la solidità statale rispetto ai risparmiatori stranieri.

Intanto, però, il debito pubblico continua a crescere e secondo l’ultima rilevazione di Bankitalia, a fine dicembre 2023 valeva 2.863 miliardi di euro. In un mese, l’incremento è stato di quasi 8 miliardi di euro e dall’inizio dell’anno di 105 miliardi di euro. I numeri sono quindi ancora allarmanti. Intanto, il taglio dei tassi di interesse che la Bce dovrebbe decidere verso l’estate - o comunque durante il 2024 - rischia di smorzare l’euforia italiana verso le obbligazioni statali.

Con rendimenti meno allettanti, la corsa dei piccoli risparmiatori verso le obbligazioni si fermerà? Se lo chiedono analisti ed esperti non solo italiani, ma anche all’estero. Le previsioni non sono così rosee per il debito in Italia e per la strategia del Governo sui Btp.

Boom di acquisti di Btp in Italia, ma fino a quando durerà?

L’ultima analisi sulla gestione del debito italiano all’estero è di Reuters. Con un rapporto debito/Pil pari a circa il 140%, la nostra nazione si posiziona ancora al secondo posto in Eurozona per l’entità dell’indebitamento.

In questa cornice, sono migliaia gli italiani “comuni”(piccoli investitori, diversi da quelli professionali o istituzionali) che hanno acquistato parte degli oltre 2.000 miliardi di debito pubblico nel 2023, attratti da rendimenti allettanti e temendo che un’inflazione alle stelle potesse erodere il valore della loro liquidità.

Il Governo, infatti, consapevole che i piccoli risparmiatori hanno meno probabilità di ritirare i propri soldi in una potenziale crisi e che la loro fiducia nel debito di Roma incoraggia anche gli investitori stranieri, ha optato per una campagna di lancio di Btp a medio-lunga scadenza incisiva.

La strategia sta avendo successo, con la quota di Btp detenuta dagli acquirenti al dettaglio nazionali che è balzata dal 6% a metà 2022 al 13,5% entro ottobre, il livello più alto dal 2014.

In termini assoluti, questi investitori non professionali possedevano circa 320 miliardi di euro di debito sovrano italiano entro ottobre dello scorso anno, una cifra mai raggiunta dal lancio dell’euro 25 anni fa.

Dall’apice della crisi del debito della zona euro nel 2012, il ministero dell’Economia ha introdotto diversi tipi di obbligazioni specifiche per gli investitori al dettaglio. Lo scorso anno questi investimenti hanno avuto un valore totale di circa 44 miliardi di euro.

La scorsa settimana, hanno notato gli analisti di Reuters, durante il seguitissimo Festival della canzone di Sanremo, l’Italia ha trasmesso un annuncio pubblicitario per un bond a 6 anni per gli investitori al dettaglio che offrirà alla fine del mese. Un’ennesima prova della strategia del Governo Meloni di puntare sull’acquisto di debito da parte dei cittadini comuni.

Gli investitori obbligazionari al dettaglio hanno generalmente una ricchezza modesta e una propensione al rischio piuttosto bassa. “Non hanno molti soldi, hanno bisogno di solide garanzie sui loro risparmi e di una rapida possibilità di utilizzare i soldi in caso di spesa improvvisa”, ha commentato a Reuters Barbara Puschiasi, vicepresidente dell’associazione nazionale dei consumatori.

I piccoli risparmiatori sono attratti dalla bassa aliquota fiscale del 12,5% sui redditi delle obbligazioni italiane, la metà di quella applicata ad altre attività finanziarie. Inoltre, la Manovra di quest’anno consente loro di non calcolare fino a 50.000 euro di titoli di Stato nell’ISEE.

Tuttavia l’euforia potrebbe presto scemare e gli analisti avvertono che la tendenza perderà un po’ di slancio quest’anno, indebolendo probabilmente un pilastro chiave nella strategia del Tesoro volta a trovare acquirenti per uno dei più grandi accumuli di debito pubblico del mondo.

Perché l’allarme debito resta alto in Italia

Il successo dei Btp rivolti ai piccoli risparmiatori potrebbe non durare quanto il Governo spera. La prospettiva di tagli dei tassi di interesse da parte della Bce, infatti, probabilmente renderà i rendimenti dei titoli di Stato italiani meno attraenti per i piccoli risparmiatori.

Allo stesso tempo, secondo gli analisti di Reuters, le banche, che hanno lottato per competere con lo Stato, potrebbero premiare i depositi in modo più generoso attraverso tassi più alti.

“Dopo un 2023 con una domanda molto elevata da parte degli investitori al dettaglio, è improbabile che si ripeta la forza dell’anno scorso”, ha affermato Luca Cazzulani, responsabile della ricerca strategica di UniCredit.

L’esperto prevede che i piccoli investitori nella terza economia della zona euro probabilmente sottoscriveranno 30-40 miliardi di euro in titoli di stato nel 2024, una somma considerevole rispetto ai pari europei, ma ben al di sotto degli oltre 100 miliardi dello scorso anno.

Filippo Mormando, stratega della banca spagnola BBVA, stima almeno 70 miliardi di euro di acquisti al dettaglio nel 2024. “Considerando la domanda record registrata lo scorso anno, un calo moderato nel 2024 non sarebbe sorprendente né preoccupante”, ha affermato una fonte vicina alla gestione del debito.

In generale, la fiducia degli italiani nel debito fornisce una rassicurazione agli investitori internazionali: se i risparmiatori nazionali credono nell’Italia tanto da acquistare pesantemente il suo debito, allora gli stranieri che seguono il Paese da lontano hanno meno motivi di essere nervosi.

Prima che la crisi finanziaria del 2008 mandasse in frantumi la fiducia degli investitori, la quota del debito italiano nelle mani dei risparmiatori nazionali raggiungeva il 20%, un livello che può essere nuovamente raggiunto, ha affermato Roberto Rossignoli, portfolio manager di Moneyfarm.

Mormando del BBVA ha affermato che i continui e forti acquisti di Btp da parte degli investitori al dettaglio potrebbero potenzialmente portare a un’ulteriore riduzione del divario tra i rendimenti obbligazionari italiani e tedeschi, un indicatore chiave della fiducia degli investitori nell’Italia ad alto debito.

Il successo o meno della politica dei Titoli di Stato, comunque, non solleva completamente l’Italia dal problema debito pubblico. Con una crescita rivista al ribasso quest’anno e il prossimo dalla Commissione Ue, la manovra forse dovrà essere rivista. Mancano risorse e il Pil ha bisogno di incentivi e spinte durature.

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