Italia a rischio shock nel 2024, ecco perché

Violetta Silvestri

20 Gennaio 2024 - 12:25

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Quale shock può colpire l’Italia nel 2024? La risposta in una allerta di Confindustria, che osserva con preoccupazione le prospettive del commercio italiano, minacciate dalla crisi nel Mar Rosso.

Italia a rischio shock nel 2024, ecco perché

Il 2024 è iniziato con la minaccia commerciale anche per l’Italia. A confermarlo è il Centro Studi di Confindustria che, nella congiuntura flash, ha messo in guardia sui pericoli per il nostro Paese derivanti dal caos nel Mar Rosso.

Sebbene non si parli ancora di un allarme, l’allerta è alta e l’anno appena cominciato è carico di rischi e di prospettive non rassicuranti per gli scambi delle aziende italiane. Il documento ha evidenziato che l’export di prodotti Made in Italy è diminuito nel 2023 “in un quadro di profonda debolezza della domanda mondiale di beni” e le tensioni geopolitiche crescenti nel canale di Suez non aiutano a delineare uno scenario positivo nel breve-medio periodo.

Pur confortata da inflazione bassa, tassi di interesse attesi in calo, settore dei servizi in ripresa, l’Italia potrebbe subire lo shock dell’escalation nel Mar Rosso e accusare il colpo di un commercio di nuovo sotto pressione e indebolito. Con tutte le conseguenze quali il calo produttivo e l’innalzamento dei prezzi.

Italia minacciata dal caos nel Mar Rosso, ecco perché

Confindustria ha innanzitutto inquadrato l’economia italiana nella cornice di inizio 2024 non proprio ottimista: “Il 2024 si è aperto con ulteriori rischi per i flussi commerciali, dovuti alla forte riduzione dei transiti nel canale di Suez per gli attacchi del gruppo yemenita degli Houti. I prezzi di gas e petrolio non ne hanno risentito finora, ma restano alti: a gennaio 31 €/mwh e 78 $/barile”.

L’espansione del conflitto mediorientale fino alle cruciali rotte commerciali che transitano nei pressi delle acque del Mar Rosso è stata la sgradita sorpresa del nuovo anno. L’attenzione all’evolversi degli eventi è massima, anche in Italia. I motivi di questa allerta sono stati chiariti nello stesso documento di Confindustria e possono essere così sintetizzati:

  • traffico di navi nel mar Rosso a -55% rispetto al 4° trimestre 2023;
  • costo di trasporto dei container dall’Asia all’Europa a +92% (Shanghai Containerized Freight index);
  • MSC, Maersk, CMA CGM, Hapag-Lloyd e petrolifere come British Petroleum e Frontline) hanno già deviato le rotte a sud del Capo di Buona Speranza (10 giorni in più di navigazione)

Tutto questo fermento si traduce in disagi e cambiamenti repentini e dagli esiti incerti per il nostro Paese. Occorre sottolineare, come si legge nella congiuntura flash del 20 gennaio, che “il 54% degli scambi italiani è via nave, di cui il 40% tramite Suez; soprattutto, via mare transita più del 90% dei flussi italiani con i principali paesi a est del Mar Rosso (in Asia e parte del Medio Oriente)”.

Cambiano le rotte del commercio, Italia verso uno shock?

I settori più coinvolti e che rischiano di subire stop, deviazioni, impennate nei prezzi per noli più costosi e viaggi lunghi, con dirette conseguenze anche per l’Italia sono:

  • gli scambi di petrolio e gas (da Kuwait, Qatar, EAU, Iraq; parte del petrolio dell’Arabia Saudita è invece imbarcato a nord dello Yemen);
  • il commercio di beni elettronici e apparecchi elettrici, con più della metà dell’import extra-UE proveniente dalla Cina;
  • gli scambi dei prodotti in pelle (quasi un terzo viene dalla Cina);
  • il commercio dei macchinari (soprattutto in uscita verso i principali Paesi asiatici)

È in atto una vera e propria rivoluzione delle filiere e delle relazioni commerciali, anche per l’Italia e gli esiti sono al momento incerti oltre che disomogenei per i diversi comparti. Confindustria ha fatto notare che il nostro Paese sta già assistendo a mutamenti strategici nell’import/export dettati dagli eventi geopolitici del nostro tempo.

I legami commerciali con gli Usa, per esempio, sono diventati sempre più rilevanti, sia per le vendite di beni che per gli acquisti.

La Cina, invece, pesa molto meno nelle importazioni italiane, soprattutto per quanto riguarda i prodotti elettronici e ICT. Da evidenziare l’impennata negli acquisti di autoveicoli cinesi (+165% nei primi undici mesi del 2023), con il dimezzamento delle rispettive vendite italiane in Cina.

L’import dalla Russia ha registrato un tonfo dell’85% grazie soprattutto al sostanziale blocco delle forniture di petrolio e gas. Per quanto riguarda le filiere farmaceutiche, queste hanno palesato dei cambiamenti spostandosi dal Belgio (grande hub europeo) verso Svizzera, Paesi Bassi, Usa.

In questo contesto di mutamenti, tensioni, rischi anche l’Italia si trova coinvolta nella rivoluzione geopolitica del commercio. Se il caos del Mar Rosso prosegue o peggiora nei prossimi mesi, le conseguenze negative possono quindi propagarsi nel nostro Paese come uno shock.

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